Si parla spesso di coming out nell’ambiente omosessuale. Sicuramente è un passaggio importante, spesso molto complesso e reso ancora più difficile da un ambiente sociale nel quale, nella migliore delle ipotesi, fatichiamo ad a riporre fiducia. Credo di non scrivere niente di nuovo per nessuna persona omosessuale, o LGBT in generale.
Da molti anni nella comunità si discute dell’opportunità del coming out, come forte momento di consapevolezza, come primo passo verso la libertà di essere sé stessi e via dicendo. Dal mio punto di visto gli sforzi della comunità in tal senso sono giustificatissimi. Sappiamo tutti quanto stigma circoli ancora in Italia, quanto la propensione all’ignoranza, all’arsura intellettuale sia ancora presente in molti, troppi italiani. Correttamente la nostra comunità si protegge anche attraverso l’invito ad essere sé stessi, a non sovrastimare i rischi, a non avere un atteggiamento negativo nei confronti del proprio orientamento sessuale e delle possibili reazioni delle persone che ci circondano, che fanno parte della nostra vita. Siamo una comunità discriminata e sappiamo bene che nasconderci peggiorerebbe solo la situazione.
Detto questo, non posso fingere di non vedere come cambi l’atteggiamento di quella stessa comunità, quanto il coming out riguarda lo stato sierologico, ossia essere sieropositivi.
Ricordo spesso, anche durante le formazioni, la prima volta che lo rivelai all’interno di un gruppo di lavoro al Cassero, l’Arcigay di Bologna. Solo una ragazza ebbe il coraggio di aprire bocca per dire “ah!”. Mai accoglienza fu più fredda.
Ancora oggi la situazione non sembra essere migliorata di molto, in generale. Le persone sieropositive che ci contattano sono spessissimo terrorizzate dalla possibilità che “si sappia”, che altri gay facciano la spia. Al punto che non poche persone che vivono con HIV, rinunciano a tentare di instaurare rapporti sentimentali con altri omosessuali, pur di evitare ogni possibile rischio che “si sappia”. Altri scelgono la via del serosorting, ossia cercano un compagno solo all’interno della popolazione sieropositiva, escludendo per principio tutti gli altri: i sieronegativi.
Pochi giorni fa, ho visto un corto on line che trattava il tema:
http://www.hivplusmag.com/just-diagnosed/2013/11/14/watch-sexy-new-nsfw-gay-film-about-hiv-and-dating
E’ un breve filmato americano che mi è piaciuto molto e che propongo a tutti. Non è particolarmente complesso da capire e ha il pregio di introdurre almeno un paio di concetti relativamente nuovi per la nostra comunità: il concetto di stato sierologico positivo undetectable, ossia con viremia non più rilevabile ai test, e il concetto, espresso per immagini e parole, che è possibile sentirsi sexy, desiderati, essere sé stessi anche con l’HIV tra i piedi.
Le persone sieropositive con viremia non più rilevabile, possono a buona ragione non sentirsi più contagiose. Questo non rende lecito abbandonare il preservativo e le comuni cautele, ma rende relativamente più semplice e più leggera la vita sessuale delle persone con HIV. Ottenere una viremia non rilevabile, non è impossibile, anzi è un traguardo alla portata di tutti anche nel giro di poco tempo dall’inizio della terapia anti retrovirale. Iniziare la terapia è un passaggio importante è vero, ma lo è anche la consapevolezza che, grazie alla terapia, c’è la concreta possibilità di non avere più paure inconfessabili di passare il virus alla persona amata. Il ruolo della terapia è appunto principalmente questo: abbattere la carica virale, ossia far si che il virus in circolo cessi di replicare. Se non si ottiene questo risultato pur seguento con attenzione le prescrizioni terapeutiche, allora non state assumendo la terapia adatta, in qualche caso potrebbe perfino essere lo specialista a non essere adeguato, nulla vieta di chiedere di cambiare sia l’una che l’altro pur di ottenere un risultato che, oggi, è una concreta possibilità per tutte le persone sieropositive.
Vivere con HIV oggi non può e non deve significare vivere in compagnia di paura, vergogna, senso di colpa, nello stesso modo in cui non lo era per i gay negli anni ’70. Oggi significa vivere con serenità il proprio stato nella consapevolezza che, grazie ai controlli e alle terapie, è possibile sentirsi sexy, attraenti, è possibile essere amati e rispettati. Basta volerlo e darsi da fare per ottenerlo.
Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente
800.586992