Conferenza Mondiale Aids 2016 – Popolazioni chiave

Oggi alla Conferenza mondiale Aids di Durban il tema della plenaria erano le “chiavi”: key barriers, key population. È apparso un personaggio davvero singolare.
Cyriaque Ako, attivista gay ivoriano ovviamente sieropositivo, con tanto di corona (un suo fan mi sussurra che è una royal person… mah!), ci arringa su come non sia possibile arrivare alla fine di hiv se non vengono fatti programmi per aggredire hiv la dove principalmente si annida: nelle popolazioni chiave. Fra queste gli msm sono una delle principali e fra le più neglette. Non si va da nessuna parte senza la fine della discriminazione e dello stigma che le popolazioni chiave subiscono. Oggi troppi paesi negano perfino la presenza delle popolazioni chiave.
Ci ricorda che cosa è l’equità:
• Ricerche e dati su ciò che funziona
• Soluzioni e tecnologie innovative
• Revisione a livello giuridico e politico su punti a noi mirati
• Programmi su misura
• L’inclusione nel processo decisionale e di programmazione a tutti i livelli
• Finanziamenti che giungono alle comunità
Ci ricorda l’importanza di avere il coraggio di essere attivisti per i diritti delle proprie popolazioni chiave nei nostri paesi, al ritorno dalla conferenza sarà questo atteggiamento che potrà cambiare le cose.
Richiama anche tutto il personale sanitario all’attivismo e a supportare programmi rivolti alle popolazioni chiave nei propri territori.
Noi siamo la chiave per chiudere la partita con hiv, dice Ako, e fa alzare in piedi tutti quelli che sono popolazione chiave: msm, transgender, idu, sex worker e tutti coloro che supportano le nostre azioni. Sta di fatto che quasi tutta la sala, enorme, è in piedi.
Chiude farcendoci gridare accesso, equità e diritti (lo slogan della conferenza) in 4 lingue diverse.
Una grande lezione di coraggio e iniezione di fiducia. Non so se mr. Ako si è portato dei fan, ma il pubblico lo ha prima accolto con strane grida, presumo caratteristiche del suo paese, poi sottolineavano ad alta voce alcuni passaggi del suo intervento un po’ come i fedeli fanno col predicatore. Una sessione strana ma di grande aiuto per l’entusiasmo che l’attivista ci ha saputo infondere.

La parte scientifica della plenaria non è che abbia raccontato chissà quali novità. Deborah Persaud, d
ella Jonhs Hopkins, ci ha spiegato che un elemento chiave nella ricerca della cura per HIV consiste nel combattere i reservoir, ossia materiale provirale residente per lo più in cellule cd4+T memory che è dimostrato sopravvivono alla arv per anni. Questo è il vero motivo per cui hiv non è curabile con le strategie attuali. Queste “riserve” forniscono il carburante per la ricrescita virale in caso di interruzione della terapia.
Secondo la relatrice, gli obiettivi verso cui orientare la ricerca sono l’eradicazione delle riserve virali e il controllo del rebound virale.
Al momento la strategia più efficace per limitare le riserve latenti è il trattamento precoce pur nella consapevolezza che, pur iniziando il trattamento anche solo a due mesi dal contagio, i reservoir si settano lo stesso, ma non evolvono. In altre parole strada lunga.

L’ultima relazione, HIV nella sanità mondiale e lo sviluppo di obiettivi sostenibili, è stata un lungo e accorato appello alla fine degli sprechi da parte dei governi e delle multinazionali, la fine della discriminazione con particolare riguardo a quella di genere con tanto di sostenitori che si sono alzati in silenzio e hanno portato all’attenzione dei media presenti i cartelli che avevano preparato e che ho fotografato ovviamente.

A seguire mi sono recato in un’altra sala per la sessione dal titolo AIDS activism over the generation. Speravo fosse una sezione interessante, in realtà è stata in buona parte una delusione. Pressoché a tutti gli argomenti gli attivisti più vecchi ricorrevano al come eravamo, i giovani alla necessità di coinvolgere i giovani.
Forse la riflessione più interessante, per noi europa-centrici, riguarda la introduzione dei farmaci nella metà degli anni 90. Viene chiesto cosa è cambiato e sembra che ancora nel 2002 non fosse cambiato molto per i paesi in via di sviluppo, viene ricordato che il presidente del sud africa proprio nel periodo della conferenza di Durban del 2000 si dichiarava negazionista, ma, a parte questo, l’accesso ai farmaci è stato un processo complesso e lungo per questi paesi. Sta di fatto in sud africa muoiono di aids e tb 400 persone ogni giorno. La metà di 10 anni fa, ma ancora decisamente troppi. Viene fatto di chiedersi se davvero l’accesso universale sia raggiungibile per queste popolazioni e se, quand’anche lo fosse, ci sia la possibilità di una qualche forma di controllo dell’epidemia stante la vastità del problema.


Ammetto che nel pomeriggio ho fatto public relation al Global Village: ho salutato alcuni attivisti di Lila e EATG, parlato con una attivista sud africana rispetto al grande interesse per la Prep che pervade anche il continente africano, visitato alcuni stand fra cui quello di una curiosa associazione australiana dal nome Disclosure. Molto semplicemente o stand consisteva di uno striscione, un sofà e qualche cuscino. Le persone sieropositive erano invitate a sedersi e a raccontare il loro “coming out” per quando riguarda l’HIV.
Non ho potuto fare a meno di pensare che in Italia forse si siederebbero in 10 persone in tutto. Ma l’idea è bella, un modo per rendere pubblica la propria esperienza e farla quindi diventare un patrimonio di tutti, rendendola, nel contempo, meno pesante da gestire.
Sono passato allo spazio delle donne (quello con i reggiseni stesi), dove ho ascoltato un paio di interventi e un breve concerto rap. Sono passato dallo stand del ministero brasiliano della salute, pressoché sempre presente a queste conferenze, con tanti condom verdi.
Sono anche ripassato dallo stand del governo della provincia di cui ho già scritto, dove mi hanno offerto condom come se piovesse: alla fragola, alla banana, al mirtillo, ecc. Li porterò nella sede di Plus a disposizione dei soci di Plus e degli utenti del BLQ Checkpoint.

Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente

La partecipazione di Plus alla Conferenza Mondiale Aids 2016 di Durban, è stata resa possibile grazie ad un contributo di ViiV Healthcare.