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La prima volta che ho sentito parlare di un farmaco in grado di prevenire il contagio dall’HIV sarà stato circa 15 anni fa quando un mio amico mi parlò dell’ancora sconosciuto Truvada. La mia prima reazione fu abbastanza fredda: non avevo ancora ben chiaro cosa fosse concretamente, non avevo nessun’altra informazione se non una scarna spiegazione fatta dal mio amico.

Il me dell’epoca aveva avuto sentimenti decisamente contrastanti: da un lato non mi sembrava vero che fossimo vicini a un periodo storico in cui con una pillola si sarebbe potuto evitare di contrarre l’HIV quindi questa speranza mi riempiva di gioia, dall’altro (e al tempo fu quello che prevalse) uno sincero scetticismo, che ripensandoci adesso non so bene a cosa fosse dovuto.

Forse le sue abitudini sessuali (che poi erano anche le mie per certi versi) mi portavano a pensare che volesse in qualche modo giocare col rischio, forse anche quella paura del virus con la quale siamo cresciuti che spesso poteva rasentare la superstizione. Non saprei. La cosa finì lì, non ne discutemmo più.

Quando mi sono trasferito a Bruxelles (cinque anni e mezzo fa) l’argomento PrEP era molto diffuso nella comunità LGBTQI+ tanto da sembrarmi strano che nella comunità in Italia se ne parlasse poco e male (ricordo di aver letto su qualche post in un social di accuse a chi promuovesse la Prep di essere pagati dalle case farmaceutiche ecc.).

La serenità con cui se ne discute qui, nella stragrande maggioranza dei casi, ha sicuramente avuto un forte impatto nel rendere la PrEP ma più in generale la salute sessuale, argomento di discussione comune. Un fattore da non sottovalutare perché che uno voglia o no accedere al protocollo della PrEP il fatto di poterne parlare in maniera costruttiva e normale rende la conversazione sull’argomento scevra da inutili pregiudizi e permette a chiunque di scegliere con consapevolezza e libertà.

La causa scatenante per cui ho deciso di voler cominciare a prendere la PrEP è stata la rottura del preservativo durante un rapporto sessuale con conseguente corsa al pronto soccorso per la PEP e momenti di angoscia e paura. Lì mi sono detto che forse era il caso di prendere in considerazione l’uso della PrEP per evitare che dei momenti di piacere si trasformassero in generatori d’ansia e panico.

Come funziona la PrEP in Belgio? Bisogna andare nei centri di referenza che si trovano in alcuni ospedali, a Bruxelles sono quattro, i medici di questi centri sono gli unici che possono autorizzare il rimborso (tramite la mutua che ogni residenti ha) del costo del farmaco dopo una loro valutazione e per un periodo di un anno, rinnovabile. Il costo al beneficiario è di 15 euro per una confezione di 90 compresse, a questo costo si aggiungono le spese per la consultazione medica e delle analisi da fare ogni tre mesi.

Personalmente sono stato seguito da diversi di questi centri e il personale medico-sanitario si è sempre rivelato estremamente preparato e affabile, non giudicante e soprattutto pronto all’ascolto.

Può avere accesso alla PrEP anche chi non è residente in Belgio, come i richiedenti asilo, in quel caso a provvedere sarà l’AMU (l’Aide Médicale Urgente) che ha come obiettivo di garantire le cure mediche a coloro che non sono in possesso di un permesso di soggiorno legale.

Salvo Costantino


Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.

Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. 

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.