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Care 𝘚𝘰𝘤𝘪𝘦 e cari 𝘚𝘰𝘤𝘪, come ogni anno, comunichiamo a voi tuttə la convocazione dell’𝗔𝘀𝘀𝗲𝗺𝗯𝗹𝗲𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝘀𝗼𝗰𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲 𝗱𝗶 𝗣𝗹𝘂𝘀 𝗮𝗽𝘀
🗓 𝙳𝚘𝚖𝚎𝚗𝚒𝚌𝚊 𝟷0 𝚊𝚙𝚛𝚒𝚕𝚎
⏰ 𝚘𝚛𝚎 𝟷𝟾:00
Sarà un’occasione per poterci confrontare sulle tante attività che sono state fatte e che sono in itinere.
📍𝗟𝗮 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗰𝗶𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗶𝘃𝗮 è 𝗱𝗮𝘃𝘃𝗲𝗿𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗹𝗼 𝘀𝗽𝗶𝗿𝗶𝘁𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘁𝗶𝘃𝗼.

Vi aspettiamo 😉

 

PROTOCOLLO D’INTESA TRA LE ASSOCIAZIONI:

PLUS – Rete persone LGBT+ sieropositive APS con sede legale in via San Carlo n. 42/C – Bologna, nella persona del Presidente e legale rappresentante Sandro Mattioli

RED BOLOGNA APS con sede legale in via del Tipografo n. 2 – Bologna, nella persona del Presidente e legale rappresentante Mattia Manfrin

GRUPPO TRANS APS con sede legale in via Marconi n. 18 – Bologna, nella persona del Presidente e legale rappresentante Christian Leonardo Cristalli

PREMESSO CHE:

  • PLUS – Rete persone LGBT+ sieropositive APS è un’Associazione di promozione sociale, apartitica, apolitica che persegue, tra l’altro, come previsto nello statuto, i seguenti fini o scopi:

a) attività di sostegno pratico e fattivo alla persona rivolto alle persone sieropositive, in particolare LGBT+, in relazione a problematiche connesse alla salute, all’HIV e alle infezioni sessualmente trasmesse (IST);

b) attività di supporto e di sensibilizzazione volta a rendere “socialmente attesi” il confronto e il dialogo sui temi dell’HIV e della infezione, la presenza di persone sieropositive nella comunità e i comportamenti di riduzione del rischio, ovvero a superare quei tabù che concorrono a diffondere l’infezione; creazione e diffusione di proprio materiale informativo e preventivo;

  • RED BOLOGNA APS è un’Associazione di promozione sociale, impegnata nel promuovere e tutelare i diritti umani, civili, sociali e politici, nonché le pari opportunità. Tra gli obiettivi fondamentali come previsto dallo statuto vi sono il favorire l’informazione sulla sessualità sotto ogni aspetto della sua manifestazione; il combattere le discriminazioni verso persone che vivono con HIV, valorizzarne e favorirne il lavoro e la presenza a tutti i livelli dell’associazione, anche operando con specifici programmi, progetti e collaborazioni con associazioni.
  • GRUPPO TRANS APS è un’ Associazione di promozione sociale democratica, apartitica, multietnica costituita da persone transgender, intersex e non binarie politicamente impegnata a livello nazionale per il riconoscimento dei diritti civili e sociali e la promozione di servizi dedicati al benessere della comunità transgender. L’associazione persegue da statuto attività di sensibilizzazione, informazione e formazione in ambito socio sanitario. Svolge inoltre azioni di prevenzione e promozione della salute sessuale e del benessere psicofisico coordinandosi con i servizi territoriali, attività di sportello per il contrasto allo stigma e all’emarginazione sociale, con particolare attenzione alla comunità sex worker transgender considerata popolazione a rischio statisticamente rilevante per infezioni da HIV e sessualmente trasmesse.

PRESO ATTO CHE:

  • le Associazioni da tempo collaborano ed organizzano iniziative congiunte sui temi della sensibilizzazione e della prevenzione da HIV e altre IST; della promozione di una sessualità libera e consapevole e dell’offerta di test rapidi con colloqui di supporto, workshop tematici con persone sieropositive e non, oltre all’organizzazione di eventi aggregativi e ricreativi in particolare rivolti a persone LGBT+;
  • della volontà di implementare i servizi dedicati alla promozione della salute sessuale di persone transgender e gender non conforming;
  • le parti firmatarie del presente accordo considerano la salute (intesa come benessere bio-psico sociale)delle persone LGBT+ obiettivo fondamentale e centrale delle proprie attività sociali;
  • le Associazioni firmatarie del presente accordo condividono l’importanza di individuare congiuntamente forme di collaborazione ed approfondimento per una migliore e più̀ efficace azione nel campo della formazione, della prevenzione ed informazione su HIV e sulle Infezioni sessualmente trasmesse (IST), e per il superamento dello stigma sociale che colpisce le persone che vivono con HIV anche all’interno della comunità LGBT+.

CONSIDERATO CHE:

le Premesse sono parte integrante del presente atto,

PLUS – Rete persone LGBT+ sieropositive APS  e RED BOLOGNA APS

e GRUPPO TRANS APS

CONVENGONO SU QUANTO SEGUE:

Articolo 1 (Oggetto)

Il presente Protocollo d’Intesa ha come oggetto un programma di attività̀ culturali, politiche e sociali volte a:

  • favorire l’informazione, la prevenzione e sensibilizzazione sui temi dell’HIV e delle altre infezioni sessualmente trasmesse;
  • promuovere una sessualità libera e consapevole ed a lottare contro lo stigma sociale che colpisce le persone che vivono con HIV, praticano chemsex e sex working;
  • prestare una maggiore attenzione riguardo la salute e il benessere sessuale delle persone transgender, da realizzarsi in collaborazione tra le tre associazioni firmatarie.

Il presente accordo manifesta la volontà delle tre associazioni per dialogare anche in modo congiunto con istituzioni e le forze politiche nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Articolo 2 (Dettaglio Attività)

Le Associazioni firmatarie del presente Protocollo si impegnano, nei limiti delle situazioni contingenti e degli impegni statutari, a realizzare in maniera congiunta e coordinata le seguenti attività:

– realizzazione di almeno un appuntamento annuale, oltre che di appuntamenti per la promozione della prevenzione e sensibilizzazione sui temi dell’HIV e delle persone che vivono con HIV, delle altre infezioni sessualmente trasmesse (incontri formativi, informativi, culturali, attività di testing HIV e IST ecc);

–  realizzazione di campagne informative aventi ad oggetto in particolare la prevenzione, la lotta allo stigma e alle discriminazioni per le persone che vivono con HIV;

– organizzazione di almeno una formazione destinata ad operatori sanitari e non, sulle tematiche di genere e buone prassi da mettere in campo per l’accoglienza di persone transgender e gender non conforming;

–  organizzazione di iniziative pubbliche per favorire l’esercizio del diritto alla salute e la promozione di una sessualità libera e consapevole;

– implementazione di un servizio di counseling peer per persone transgender in sede di testing per avvicinare la popolazione transgender al tema della prevenzione;

– strutturazione di un servizio per la somministrazione della terapia ormonale sostitutiva intramuscolare a persone transgender da parte di personale infermieristico al fine di evitare il fenomeno dell’autosomministrazione delle terapie e nella riduzione di possibili danni per la propria salute.

Le attività̀ sopra citate saranno realizzate previa condivisione e assenso espresso dei rappresentanti designati dalle due Associazioni firmatarie.

Articolo 3 (Referenti del Protocollo)

PLUS, RED e GRUPPO TRANS indicano, rispettivamente, quali referenti per le attività e iniziative previste nel protocollo i rispettivi rappresentanti legali.

Articolo 4 (Durata)

Il presente Protocollo entrerà in vigore alla data della stipula per la durata di anni quattro. Ciascuna parte contraente può chiedere, con semplice comunicazione, una revisione delle condizioni ivi contenute per procedere alla stipula di una nuova convenzione, che potrà essere rinnovata previa intesa tra le parti, o lo scioglimento anticipato.

Articolo 5 (Modifiche ed integrazioni)

Il presente Protocollo potrà essere modificato e/o integrato solo mediante accordi successivi sottoscritti dalle parti.

Bologna, 15 gennaio 2022

Scarica il protocollo

Questo progetto è supportato da ViiV Healthacare.

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È nato così il questionario “Tra HIV e Covid-19”, composto da 29 domande e distribuito dal 28 marzo al 30 aprile 2021, al quale hanno risposto 542 persone di cui 439 hanno fornito risposte validate.

Qui di seguito, una sintesi dei risultati principali. A questo link è possibile scaricare il report completo.

INTRODUZIONE
Di cosa di occupa questa ricerca?La ricerca indaga l’impatto dell’emergenza Covid-19 sull’assistenza sanitaria per l’HIV:
> È cambiata l’assistenza sanitaria a causa della pandemia? Come?
> Il Covid-19 è stata soprattutto una crisi-opportunità o una crisi-fallimento?
Come è stata realizzata?È stato usato un breve questionario anonimo, auto-compilato e on-line, attivo da fine marzo a fine aprile 2021.
Chi ha coinvolto?> Il target è rappresentato dalle persone HIV+ in terapia in Italia.
> Il campione è costituito da 439 persone – di tutte le aree geografiche del Paese, con un’età media di 47 anni, in media da 12 anni consapevole del proprio status HIV+; è inoltre prevalentemente MSM. Il campione è numeroso ma non è casuale: è quindi necessaria cautela nel trasferirne i risultati a tutta la popolazione delle persone HIV+ in terapia in Italia.
RISULTATI
Durante la pandemia la carica virale nei pazienti in trattamento ha avuto un rialzo?No. Al contrario, il trend è di miglioramento.
La pandemia ha reso più difficile l’assistenza sanitaria per l’HIV?Sostanzialmente no, anche vi sono delle questioni aperte. Durante l’emergenza:
> Lo 0,9% non ha fatto alcun controllo del sangue.
> Il 17,5% non ha mai fatto una visita in presenza con l’infettivologo.
Visite, terapie, farmaci, esami:> I pazienti sono soddisfatti, oggi?
> È cambiata la qualità a causa della pandemia?
La situazione è positiva, anche se numerosi sono coloro che rilevano un peggioramento:
> Il 60,4% è soddisfatto, il 18,0% non è soddisfatto.
> Il 50,1% non vede alcun cambiamento; il 45,8% un peggioramento; il 4,1% un miglioramento.
Relazione con il personale sanitario:> I pazienti sono soddisfatti, oggi?
> È cambiata la qualità a causa della pandemia?
La situazione è positiva, anche se abbastanza numerosi sono coloro che rilevano un peggioramento:
> Il 60,3% è soddisfatto, il 14,6% non è soddisfatto.
> Il 57,9% non vede alcun cambiamento; il 36,9% un peggioramento; il 5,2% un miglioramento.Il quadro è simile ma lievemente migliore rispetto a quello delle terapie, farmaci ed esami.
La pandemia ha allungato i tempi tra le visite in presenza con l’infettivologo?La situazione è eterogenea e tendenzialmente in peggioramento:
> Il 46,5% nota un allungamento; il 43,5% non vede alcun cambiamento; il 10,0% una diminuzione.
Facilità di contatto con professionista sanitario per risposte professionali e veloci:> I pazienti come la valutano, oggi?> È cambiata a causa della pandemia?La situazione è particolarmente differenziata. Attualmente è lievemente positiva, ma tende al peggioramento:
> Le risposte positive superano di misura quelle negative.
> La maggioranza (53,3%) non vede alcun cambiamento; segue il 41,9% che nota invece un peggioramento.
A causa della pandemia si sono allungati i tempi tra il prelievo e la conoscenza degli esiti?Sì, ma solo in parte: la maggioranza assoluta ritiene infatti che i tempi sono rimasti invariati (69,7%); il 26,7% pensa che si siano allungati.
A causa della pandemia si sono allungati i tempi tra gli accertamenti per patologie correlate all’HIV?Sì, il 48% è di questa opinione. Il 44,7% ritiene invece che i tempi siano rimasti sostanzialmente gli stessi.
Il timore per il Covid-19 ha ‘frenato’ l’accesso alle strutture sanitarie di riferimento per l’HIV?No per oltre il 70% dei rispondenti.
Il 12,1% ne è invece influenzato tuttora.
Con la pandemia si sono maggiormente diffusi, presso le strutture sanitarie, i sistemi di valutazione della soddisfazione dei pazienti?No. La diffusione di questo sistema, già piuttosto limitata (23,5%), si è lievemente ridotta nell’ultimo anno.
A causa della pandemia sono state modificate le modalità di distribuzione dei farmaci antiretrovirali per l’HIV ai pazienti?In parte sì, e in direzioni opposte:
> Il 71,4% non rileva differenze nell’ultimo anno.
> Il 17,6% ne rileva in termini di miglioramento.
> Il 11,0% in termini di peggioramento.
In definitiva, la pandemia ha influito sull’assistenza sanitaria per l’HIV?Il 47,4% dice di no; il 48,7% dice di sì, e in termini di peggioramento. Pochissimi (3.9%) coloro che pensano che la pandemia abbia migliorato i servizi.
In definitiva, è una buona idea adattare le modalità dell’assistenza sanitaria alle esigenze della pandemia?La maggioranza assoluta è d’accordo (62,5%); il 20,7% dice di no.
In generale, il campione della ricerca è omogeneo o differenziato al proprio interno?Non vi sono risposte unanimi. Al contrario, sono sempre rappresentate tutte le posizioni, seppur con pesi relativi diversi. In molte occasioni, la risposta più selezionata è stata quella dell’invariabilità (cioè: la pandemia non ha modificato l’assistenza sanitaria per le persone HIV+), seguita a poca distanza da quella negativa (la pandemia ha peggiorato l’assistenza sanitaria per le persone HIV+).
In generale, fa la differenza la macro-zona geografica di domicilio del rispondente?Pare di sì:
> In vari casi il Centro è emerso come problematico; anche il Sud lo è, anche se meno di frequente.
> In vari casi, il Nord è rappresentato come più performante.
In generale, fa la differenza l’età del rispondente?Tendenzialmente sì:
> I più giovani criticano maggiormente l’esistente.
> I più anziani apprezzano maggiormente l’esistente.
In generale, fa la differenza l’anzianità di HIV-positività del rispondente?Pare di sì, sebbene le risultanze non siano sempre univoche:
> Quando fanno delle valutazioni sulle evoluzioni nel tempo, le persone che da più anni sanno di essere HIV+ tendono a notare dei peggioramenti più di frequente delle altre
> Quando fanno delle valutazioni sullo stato attuale, le persone che da meno anni sanno di essere HIV+ tendono ad essere più critiche.

Il BLQ Checkpoint ha iniziato ormai sei anni fa ad offrire test di screening su HIV. Poco dopo la sua apertura ha esteso l’offerta ai test per epatite C e sifilide.

La Regione Emilia Romagna ha deciso di supportare il progetto BLQ Checkpoint erogando all’Azienda Sanitaria di Bologna 50.000 € che vengono in parte usati per acquistare i test di screening.

Credo si possa dire senza ombra di dubbio che il progetto checkpoint abbia portato la popolazione a controllarsi con maggiore frequenza e attenzione in modo da trattare immediatamente le eventuali infezioni così da ridurre la circolazione dei relativi patogeni.

In effetti, una delle situazioni decisamente migliorabili in Emilia Romagna, per esempio, sono le diagnosi tardive in HIV che l’epidemiologia della Regione stima in quasi il 60% delle nuove diagnosi, dato che si ripete in pressoché tutte le province della Regione tranne che a Bologna dove è visibile una consistente differenza con le altre province sia per le diagnosi tardive che per le diagnosi di AIDS.

Evidentemente il lavoro del BLQ Checkpoint, unitamente al resto dei servizi offerti da PLUS, è riuscito a dare quel quid in più nell’attività di testing che ha fatto la differenza e che sarebbe bene riuscire a promuovere anche nelle altre province.

Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto e non sempre le istituzioni sanitarie comprendono appieno il pensiero innovativo che insiste dietro a un progetto come quello del BLQ Checkpoint: un modello di intervento che, pur in sussidiarietà orizzontale, con un approccio community based e peer oriented consente di attaccare le infezioni favorendo una migliore informazione sulla propria percezione del rischio e, di conseguenza, una migliore difesa contro le principali infezioni a trasmissione sessuale.

Dall’inizio del 2021 al BLQ Checkpoint abbiamo inviato in clinica per i test di conferma ben 10 persone risultate reattive al test di sifilide.

Una infezione molto comune il cui contagio è reso più “semplice” dal fatto che si trasmette per contatto. Ma anche un’infezione la cui diagnosi non è semplice soprattutto in caso di recidiva. Infatti alle persone che hanno già avuto una diagnosi di sifilide non è possibile eseguire un test anticorpale perché risulterebbe un falso positivo. Gli anticorpi restano presenti nel sangue per molti anni rendendo di fatto inutili i comuni test anticorpali.

Al BLQ Checkpoint usiamo appunto i test anticorpali e possiamo farli solo a chi non ha mai avuto una diagnosi di sifilide. L’Azienda Sanitaria acquista infatti i test di screening treponemici di Abbot che, ultimamente, hanno dato qualche problema che abbiamo prontamente segnalato sia alla USL che al Ministero della Salute e ovviamente all’azienda produttrice.

L’acquisto dei test è stato sospeso ma, ad oggi, l’Azienda Sanitaria – nello specifico il Dipartimento di Cure Primarie diretto dalla dott.ssa Maccaferri – non ha deciso che fare. La logica conseguenza è che i test di Abbott sono terminati e il servizio è stato sospeso.

Esistono altri test di screening per sifilide che sono ovviamente in grado di rilevare gli anticorpi, ma anche di segnalare se l’infezione è attiva. Si tratta di test che già utilizziamo nell’altro nostro servizio effettuato in collaborazione con il S. Orsola denominato Sex Check. Questa informazione è stata data ai nostri referenti che pur tuttavia non hanno preso alcuna decisione con buona pace dei tanti esiti reattivi che abbiamo individuato, così come del fatto che si tratta di soldi della Regione non dell’Azienda Sanitaria.

Non è il primo episodio che dimostra un certo menefreghismo da parte della dirigenza del Dipartimento Cure Primarie che ha scelto di non comunicare con Plus da molti mesi a questa parte, di non assegnare un medico di riferimento (o forse è stato fatto ma nessuno ha pensato di comunicarlo), di non organizzare la formazione, tutte cose previste dalla convenzione in essere. Una convenzione, per altro, in parte peggiorativa rispetto alla precedente dove abbiamo assunto degli obblighi mai concordati con la direzione sanitaria, semplicemente l’allora Direttrice Generale, dott.ssa Gibertoni, ha deciso cosa doveva fare PLUS senza consultarci o degnarsi di riceverci. Un perfetto esempio di stile padronale.

In effetti PLUS potrebbe togliere fondi da altri progetti e acquistare i test di cui sopra per non sospendere il servizio, ma non lo farà in primis perché gli altri fondi sono finanziati da privato e non dalla Regione Emilia Romagna che, al contrario dell’Azienda Sanitaria, ha fin qui dimostrato un interesse reale, non formale, per il BLQ Checkpoint.

Ça va sans dire che speriamo di poter riprendere quanto prima il servizio di testing, sperando di essere presi in considerazione.

 

PLUS, nei suoi 10 anni di attività, ha sempre dialogato con le istituzioni e con tutte le forze politiche con un’unica discriminante antifascista.

Per la realizzazione degli obiettivi della nostra associazione, sono necessarie oltre, a una visione progressista e inclusiva della società, anche competenze e visioni programmatiche innovative del modello socio sanitario promosso dal servizio pubblico in sussidiarietà orizzontale di cui il nostro servizio BLQ Checkpoint ne è un fulgido esempio.

Fermo restando quanto premesso, come associazione ci siamo domandati quale posizione tenere a riguardo delle prossime elezioni amministrative di Bologna.

La presenza in varie liste, tutte a sostegno del candidato a sindaco Lepore, di personalità LGBTQI+ sono da ritenersi un elemento molto positivo che va nel solco della tradizione cittadina.

Naturalmente ci auguriamo e speriamo che tutte le persone LGBT candidate siano elette.

Tuttavia come associazione LGBT che opera per la promozione della salute sessuale, per la lotta contro HIV, per la lotta allo stigma verso le persone che vivono con HIV e al doppio stigma verso le persone LGBT che vivono con HIV, non possiamo restare indifferenti alla candidatura di Nadalina Assueri nella lista Civica di Lepore.

Non possiamo restare indifferenti per due motivi

Il primo motivo riguarda i tanti anni di lavoro svolto con Nadialina Assueri per la realizzazione e la gestione del BLQ Checkpoint, noi come privato sociale lei come responsabile ASL nonché come componente della Commissione Regionale AIDS, che ci ha permesso di conoscere e misurare la sua professionalità, la sua competenza e la sua capacità di visione di sistema.

Il secondo motivo è che una personalità come quella di Nadalina Assueri sia stata candidata.

Un segnale politico e programmatico che non possiamo sottovalutare e che ci sentiamo di dover seguire e sostenere.

Quindi, dopo profonda riflessione PLUS ritiene di dover prendere parola e segnalare ai propri soci e socie, alle persone lgbtiq+, alle persone che vivono con HIV, a tutte le persone che si occupano delle politiche di prossimità la candidatura di Nadalina Assueri nella lista civica di Matteo Lepore.

L’eventuale elezione dell’Assueri in Consiglio Comunale avrebbe un impatto positivo sul sistema anche in favore della salute delle persone lgbtqi+ che invitiamo a valutare e considerare al momento del voto.

In base agli artt. 11 e 12 dello statuto dell’associazione, è convocata online l’Assemblea dei soci e delle socie di Plus, in prima convocazione il giorno domenica 18 aprile 2021 alle ore 5.00, in seconda convocazione il giorno domenica 18 aprile 2021 alle ore 17.

L’Assemblea si svolgerà online su: https://zoom.us/j/96649721717

Ordine del giorno

  1. relazione Presidente sull’attività svolta
  2. relazione Tesoriere
  3. relazione Organo di Controllo
  4. Approvazione del bilancio consuntivo 2020
  5. varie ed eventuali

È cambiata l’assistenza sanitaria per l’HIV a causa dell’emergenza Covid-19?

Il Covid-19 sta cambiando il mondo.
Che impatto ha sull’assistenza sanitaria per le persone con HIV nel nostro Paese?

Plus lancia una indagine per raccogliere le esperienze e le opinioni delle persone HIV+ che sono in terapia antiretrovirale in Italia. L’indagine è curata scientificamente dal sociologo Raffaele Lelleri.

L’indagine è:

  • ANONIMA E CONFIDENZIALE ~ Non permette di risalire all’identità delle persone che vi partecipano. Le elaborazioni statistiche verranno infatti fatte in modo aggregato per evitare ogni rischio di identificazione, sia diretta sia indiretta
  • ON-LINE ~ È ospitata su Google Forms
  • BREVE ~ Sono circa 10 i minuti necessari per rispondere a tutte le domande

Scadenza per la compilazione: 30 aprile 2021

Per partecipare all’indagine è necessario essere maggiorenni e dichiararlo.

I risultati verranno presentati e diffusi soltanto in forma aggregata, nel rispetto della normativa vigente sui dati personali. Verranno pubblicati sui siti web www.plus-aps.it e www.lelleri.it nel mese di giugno 2021.

Il link al questionario: www.bitly.com/plus-hiv-covid19

Co-infezione HIV/HCV: un target “difficile”

Uno dei gruppi all’interno del quale pare più difficile eliminare l’infezione da HCV è quello degli MSM che vivono con HIV. In altre parole, la co-infezione di HIV e HCV nei maschi gay, soprattutto nel sottogruppo che fa chemsex e pratiche sessuali – come fisting o condivisione di sex toys – considerate più a rischio per la trasmissione di HCV, è una condizione sulla quale bisogna lavorare.

Partiamo da un recente studio francese che ha esaminato i dati di oltre 50.000 persone con HIV (sia MSM, etero, consumatori di sostanze per via iniettiva, ecc.) seguendole negli anni tra il 2012 e il 2018: durante questo periodo, gli MSM sono diventati il gruppo in cui più frequentemente si registravano casi di epatite C con viremia di HCV rilevabile. Come noto, infatti, l’infezione da HCV può guarire spontaneamente in alcuni casi; quindi, ci possono essere persone che risultano positive agli anticorpi per HCV ma negative alla ricerca del virus. Queste persone, ovviamente, non trasmettono l’infezione perché non hanno più HCV nel loro corpo. Chi invece è viremico per HCV può trasmetterla. Nello studio francese la proporzione di persone HIV-positive con viremia rilevabile per HCV è diminuita dal 67,0% nel 2021 all’8,9% nel 2018. Un risultato raggiunto curando chi ha l’infezione e mettendo in campo adeguate strategie di prevenzione. Questo, ad esempio, è vero per le persone che hanno preso l’HIV attraverso l’uso di droghe per via iniettiva: le persone di questo gruppo (indicato con la sigla IVDU – intravenous drug users) rappresentavano il 55% dei pazienti viremici nel 2012 ma solo il 37% nel 2018. Una dimostrazione che gli interventi di riduzione del danno e la terapia di sostituzione per oppioidi, largamente disponibili in Francia, funzionano. Nello stesso periodo, però, i maschi che fanno sesso con maschi che, nel 2012, rappresentavano il 14,6% delle persone viremiche, sono passati a rappresentare nel 2018 il 37,9% di chi ha una infezione da HCV attiva. Forse, per questo gruppo, non sono state messe in campo adeguate strategie di prevenzione.

Trattare tutti, subito

Come si può ridurre il rischio di trasmissione di HCV tra gli MSM? Innanzitutto, trattando tutti i casi. Anche quelli acquisiti da poco che, nello studio francese, rappresentano il 59,2% degli MSM con viremia da HCV rilevabile nel 2018.

Fino a qualche tempo fa, infatti, si tendeva piuttosto ad aspettare a curare i casi di infezione acquisita da poco tempo per vedere se per caso il paziente guarisse spontaneamente. Ma questo approccio non teneva conto del rischio di ulteriore diffusione dell’infezione. In un contesto come quello dei maschi che fanno chemsex o che praticano il fisting o usano sex toys in sesso di gruppo – cioè quelli in cui diversi studi osservano una maggiore frequenza di casi di epatite C – se una persona è viremica per HCV è facile che lo trasmetta ad altri.

Lo dimostra, tra gli altri, uno studio spagnolo, anche questo recentissimo: analizzando i dati tra il 2016 e il 2019 di 350 pazienti che avevano acquisito l’infezione da HIV attraverso rapporti sessuali e che sono seguiti in quattro cliniche del sud della Spagna, i ricercatori hanno visto che i casi di infezione da HCV acquisita recentemente sono diminuiti tra il 2016 e il 2017 e si sono poi mantenuti stabili. Il gruppo in cui più frequentemente si registravano queste infezioni recenti da HCV era quello degli MSM che condividono droghe chimiche. Secondo i ricercatori, questi casi di infezione recente da HCV potrebbero alimentare l’epidemia da HCV e, di conseguenza, impedire l’eliminazione dell’HCV come programmato dall’Oms.

HCV: testare tutti, spesso

Come si può fermare questa tendenza? Una indicazione viene da uno studio condotto in Scozia che ha esaminato il ricorso al test, la diagnosi e il trattamento per HCV tra le persone con infezione da HIV incrociando i dati del sistema di sorveglianza nazionale e quelli di programmi sentinella fino alla fine del 2017: su 5018 persone con HIV, circa 797 (15%) non erano mai stati testate per l’HCV e 70 (9%) di questi avevano una infezione cronica da HCV non diagnosticata. Questa situazione si registrava più frequentemente in coloro che non erano in trattamento per l’HIV. I ricercatori concludono che l’eliminazione di HCV è fattibile, ma bisogna aumentare gli sforzi per individuare e trattare le persone con co-infezione HIV/HCV, soprattutto coloro che non sono in trattamento per l’HIV.

E tra chi non ha l’infezione da HIV? Un altro studio condotto in Inghilterra ha analizzato i dati clinici e i comportamenti a rischio per la trasmissione di HCV relativi a 40 MSM (HIV positivi o no) che hanno acquisito l’infezione da HCV tra gennaio e settembre 2017. Di questi, 16 erano MSM HIV-negativi e 24 HIV-positivi. Gli MSM HIV-negativi erano più giovani di quelli con HIV, e la maggior parte di loro (81,3%) aveva assunto la PrEP nell’anno precedente. Tra i comportamenti a rischio più frequentemente riportati, l’uso nell’ultimo anno di droghe iniettabili (riferito dal 45% del campione) o non iniettabili (85%). Inoltre, la maggior parte in entrambi i gruppi ha riferito di aver fatto sesso anale senza preservativo, fisting e sesso di gruppo. Dal momento che in pochi avevano dimostrato una consapevolezza rispetto alla prevenzione di HCV, i ricercatori concludono che occorre implementare su più larga scala strategie di riduzione del rischio per HCV – incluso il test HCV – anche tra gli MSM che fanno chemsex, fisting o sesso di gruppo e che non hanno l’HIV, specie tra chi usa la PrEP.

Conclusioni 

In conclusione, la diffusione di HCV si è ridotta sensibilmente ma per eliminarla totalmente bisogna intervenire in quei sottogruppi in cui ancora l’infezione circola. Si tratta, secondo i dati disponibili, soprattutto delle persone MSM, con HIV o in PrEP, che fanno sesso di gruppo, chemsex, fisting e scambio di sex toys. E chiariamo un punto: qualcuno potrebbe pensare che la prevenzione consista nello scoraggiare questi comportamenti sessuali. Non siamo d’accordo: noi riconosciamo a ciascuno il diritto a vivere la propria sessualità come crede. Suggerendo magari alcuni accorgimenti: fare frequentemente (almeno due volte all’anno) il test per HCV e iniziare immediatamente il trattamento in caso di risultato positivo sono misure che, pure in un contesto di comportamenti sessuali a rischio per la trasmissione di epatite C, limitano la diffusione dell’infezione. E consentono di godersi in maniera più piena la propria sessualità.

PLUS, Persone LGBT+ Sieropositive, aps cerca infermieri che vogliano contribuire all’attività di offerta di test per HIV, HCV e altre infezioni sessualmente trasmissibili agli utenti – in massima parte LGBT – del BLQ Checkpoint, il primo centro community based per i servizi di salute sessuale al di fuori dell’ambiente ospedaliero.

Al BLQ Checkpoint opera un gruppo di volontari, composto soprattutto da persone gay con HIV, per portare il tema della salute sessuale al di fuori dell’ambiente ospedaliero, più a contatto con la comunità LGBT con una particolare attenzione ai maschi gay e agli altri maschi che fanno sesso con maschi (MSM). L’azione di Plus è fortemente centrata sul supporto fra pari, ossia la comunità che offre servizi alla comunità stessa, nella logica di rivolgersi ai servizi ospedalieri quando serve. Cerchiamo di portare fuori dall’ospedale tutto quello che può essere gestito dalla community stessa.

Da qui nasce l’idea del BLQ Checkpoint, il primo centro community based condotto da operatori alla pari aperto in Italia nel 2015.

Le attività del BLQ Checkpoint prevedono l’esecuzione di test rapidi per HIV, HCV e altre infezioni sessualmente trasmissibili. I volontari di Plus si occupano dell’accoglienza e della gestione dell’utente durante il test.

Agli infermieri volontari si chiede di eseguire i test rapidi per HIV, HCV e le principali infezioni a trasmissione sessuale, nell’ambito del programma Sex Check.
Gli orari di apertura del centro sono i seguenti:

lunedì e mercoledì dalle 18 alle 21

Il centro si trova in via S. Carlo 42/C a Bologna.
È prevista una formazione con il duplice scopo sia di illustrare le modalità di esecuzione dei test, sia di condivisione dell’approccio alla base dell’attività di Plus e del BLQ Checkpoint.

È richiesta una copertura assicurativa con estensione relativa al contagio HIV/HCV.

Ti chiediamo di regalarci un poco del tuo tempo (basta anche un solo turno al mese!) per consentire il proseguimento della esperienza del BLQ Checkpoint, considerato in tutta Italia un modello di lotta all’HIV da prendere ad esempio. Siamo certi che si rivelerà essere anche per te una esperienza molto appagante.

Per ulteriori informazioni e appuntamento per colloquio, info@plus-aps.it. È gradito l’invio del curriculum vitae.