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il 15 settembre 2023 la Commissione Europa ha autorizzato la commercializzazione della PrEP iniettabile in tutti gli stati membri.

Questa versione della PrEP è da quasi 2 anni disponibile negli USA e si chiama Apretude, ma più nota con il nome del principio attivo Cabotegravir.

Grazie al Cabotegravir non dovremo più ricordarci di prendere una pillola ogni giorno (la PrEP “classica”) per proteggerci dall’HIV, ma potremo fare un’iniezione sul gluteo ogni 2 mesi.

Cabotegravir, inoltre, è approvata per tutte le persone ed è efficace sia per il sesso anale che per il sesso vaginale.

Ma quando arriverà la PrEP iniettabile in Italia?

AIFA (l’Agenzia del Farmaco italiana) nel marzo ha classificato il farmaco che in teoria ora potrebbe essere commercializzato.

Ed eccome il tasto dolente: un’iniezione potrebbe costare dai 500 ai 1000 euro. ViiV Healthcare – la casa farmaceutica titolare del brevetto – ha però fare domanda di rimborsabilità, cioè la gratuità del farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

AIFA accetterà questa richiesta, anche a fronte del fatto che solo un anno fa è stata decisa la rimborsabilità della PrEP in pillole?

Per avere la PrEP iniettabile in Italia dovremo aspettare che scada il brevetto della ViiV? Vorremmo proprio di no

PrEP in Italia e Plus Roma organizzano il primo residenziale per rafforzare la community delle persone in PrEP e fornire gli strumenti per promuovere la PrEP e la salute sessuale nella propria comunità e nel proprio territorio. Durante il residenziale

  • approfondirai la prevenzione combinata;
  • abbatterai i tabù sulla PrEP e su chi la usa;
  • incontrerai attivistə da tutta Italia;
  • imparerai a fare counseling per supportare chi vuole iniziare la PrEP. 

Questo residenziale può esserti utile se

  • sei in PrEP e hai voglia di fare rete con altre persone che la usano;
  • fai parte di un collettivo o un’associazione e ti senti spaesatə quando ti chiedono informazioni sulla PrEP;
  • lavori nel sociale o come operatorə sanitariə e vorresti informare lə tuə utenti sulla PrEP.

Dove e quando si terrà il residenziale?

A Roma da venerdì 3 novembre a domenica 5 novembre.
Maggiori dettagli saranno forniti alle persone selezionate.

Quanto costa? 

È gratuito! Il costo del residenziale,  del viaggio, del vitto e dell’alloggio saranno coperti dall’organizzazione. 

Chi può candidarsi?

Chiunque voglia impegnarsi per la PrEP e per il diritto a una sessualità libera.

Fino a quando ci si può candidare?

Venerdì 15 settembre 2023 compreso.

Quando si saprà chi è statə selezionatə?

Entro i primi di ottobre contatteremo le persone selezionate.

Come saranno selezionati lə partecipanti?

Lə partecipanti saranno selezionatə per rappresentare in maniera adeguata le regioni italiane, le diverse popolazioni e creare un gruppo eterogeneo. 

Puoi partecipare solo a partire da sabato mattina. È un problema?

No, ma ricordati di segnalarlo nel form. 

A chi puoi rivolgerti per avere informazioni sul PrEPCAMP?

Scrivi a prep@plusroma.it 

I tuoi dati personali saranno tutelati?

Compilando la domanda di partecipazione acconsenti al trattamento dei tuoi dati sensibili che utilizzeremo solo per contattarti se sarai selezionatə. Leggi l’informativa completa.

Come candidarsi?

Il residenziale è stato realizzato grazie a una donazione di ViiV Healthcare SRL.

Il 16 giugno 2023 abbiamo presentato alla conferenza italiana HIV i dati sulle persone che usano la PrEP in Italia.

La ricerca è stata possibile grazie ad una donazione di ViiV Healthcare SRL.

Background
In Italia non esistono ancora statistiche ufficiali sulle persone che utilizzano la PrEP e sulle modalità di accesso ai centri che la prescrivono. Il primo rilevamento di questo tipo è stato promosso nel 2019 dall’associazione PLUS, network delle persone LGBT che vivono con HIV, a cui è seguito un secondo rilevamento presentato l’anno scorso sempre alla conferenza ICAR.

Metodi
Ritenendo importante avere annualmente un quadro sull’andamento dei servizi PrEP sul territorio italiano, il collettivo PrEP in Italia, insieme a Plus Roma, ha promosso una nuova indagine con lo scopo di raccogliere informazioni generali sui centri e capire come è cambiata la demografia delle persone che utilizzano la PrEP.

Risultati
Il questionario è stato compilato da 47 centri: 19 al nord, 19 al centro e 9 al sud e nelle isole. Come già evidenziato dalla scorsa survey il dato più rilevante è l’importante crescita del numero di utilizzatori della PrEP. L’incremento rispetto al 2021 è stato del 77%. A dicembre 2022 risultano infatti 6444 persone seguite per la PrEP rispetto ai 3641 utenti del 2021.

La maggior parte sono ancora maschi che fanno sesso con maschi -corrispondenti al 95,6% degli utilizzatori totali- e, come nel precedente rilevamento, risulta ancora un netto divario tra il numero di utilizzatori al nord Italia e al sud Italia (nello specifico il 65,78% vive al nord; il 28,49% al centro e solo il 5,63% al sud).

Quanto alle specifiche key population nonostante il 40% dei centri clinici abbia almeno un utilizzatore di chems e un/a sex worker in follow-up, ben l’83% dei suddetti centri non ha attivato alcuna partnership con i servizi community based.

Rispetto alla precedente indagine abbiamo raccolto i dati anche delle persone che hanno interrotto la PrEP (537 users). Ci sono state 4 sieroconversioni dovute ad una aderenza sub-ottimale; 10 sospensioni per decremento della funzionalità renale; 20 persone che non tolleravano la nausea e gli effetti gastrointestinali di TDF/FTC; i restanti utenti hanno invece sospeso per inizio di una relazione
monogama o per motivi che hanno preferito non specificare.

persone che hanno interrotto la PrEP

Recentemente è stata deliberata la rimborsabilità del farmaco da parte del SSN e dunque, da questo punto di vista, la situazione sarà uniforme in tutto il territorio nazionale. Quanto ai costi per visite ed esami, la situazione continua invece a variare da regione a regione, con una media di spesa di 60€, fino ad arrivare a 150€.


Per il futuro abbiamo chiesto ai centri se fossero favorevoli ad introdurre il regime CAB-LA, qualora venisse approvato, e ad utilizzare gli strumenti della telemedicina per il follow-up degli utilizzatori. Le risposte favorevoli sono state pari, rispettivamente, all’87,5% e al 68,8% dei centri.

Conclusioni
In conclusione si può dunque affermare che i costi continuano a rappresentare una importante barriera all’accesso alla PrEP e che è inoltre necessario semplificare le modalità per l’inizio di tale percorso e i conseguenti follow-up. La popolazione che utilizza di più la PrEP è ancora quella degli MSM e che l’accesso alla PrEP sul territorio italiano risulta ancora disomogeneo, con grande disparità tra nord e sud (il 44% degli utilizzatori totali è seguito a Milano).

Dopo l’importante passo compiuto con la decisione di rendere rimborsabile la PrEP da parte del SSN è necessario rinforzare le partnership tra istituzioni che si occupano della salute pubblica, centri clinici e organizzazioni community-based per rendere la PrEP veramente accessibile a tutte le persone che intendono utilizzarla.

Riportiamo il bellissimo post di Gea de La camera di Valentina. Seguila su Telegram e Instagram!

L’illustrazione è di acosapensifrannie.

Avrete visto la notizia secondo la quale l’AIFA renderà gratuita sia la PrEP sia la pillola anticoncezionale. Un traguardo notevole che permetterà una democratizzazione delle risorse per la propria autonomia individuale e, di riflesso, collettiva.

Non so se invece avete notato la fiumara di commenti, anche da parte di professionisti, a riguardo. Niente paura: la vostra cacciatrice di sessuofobia farà una sintesi del best of per riconoscere insieme dove e come unu spauracchiasesse può nascondersi.

Il paternalismo medico:
Il professionista strilla “non sono caramelle” e sarà pronto a fare da memento mori, perché alla fine c’aveva ragione Foucault: dove non arriva la chiesa, c’è la medicina a circoscrivere le sesse entro i limiti del decoro e del moralismo.

Dare per scontato che questo livello di paternalismo sia addirittura necessario contraddice la figura professionale “sexpositive” che vuole parlare di sesso perché è giusto; se la prima premura è quella di anticipare eventuali “esagerazioni”, se si crede che un dispositivo medicale reso gratuito comporti automaticamente delle azioni irresponsabili, si rivela più il proprio posizionamento moralista che altro.

Non vedere come questo atteggiamento sia parte del problema per cui moltu non chiedono informazioni, supporto e aiuto è più grave di gente che va a scopare in giro.

La misoginia:
E che lo dico a fare: rendere gratuita la pillola anticoncezionale significa dare via libera a “tutte troie”. Il commentatore Alpha Man si dimentica che, in caso di eventuale gravidanza, è comunque un pene che completa la fecondazione. Ne deriva che, ci potrà pure essere una persona con utero che va in giro a scopare come se non ci fosse un domani (e noi, che la sessuofobia la mangiamo e la caghiamo via, sappiamo che non c’è nulla di male in ciò), ma deve essercene, in egual misura, anche una con pene.

Però il pronto Alpha Man è cresciuto con la consapevolezza che una vita sessuale attiva è degradante sì, ma solo se sei socializzatu come donna. Altrimenti tutto è lecito.

La queerfobia:
Ma cosa mi digitate “love is love” se poi l’idea di una persona queer che scopa in giro vi terrorizza? Se l’idea che lo stesso livello di libertà e accessibilità che le persone etero e cisgenere hanno vi fa dire “eh ma loro devono stare più attentu”?

L’ancoraggio a un immaginario sporco e promiscuo della comunità queer (che tu ti riconosca all’interno di essa, o da fuori) è ciò che c’è dietro i grossi dubbi sollevati circa la “sicurezza” della PrEP resa gratuita; ritenere che le persone queer siano automaticamente più spericolate è queerfobia; attaccarsi morbosamente ai come, perché e se della loro vita sessuale, è queerfobia. Ritenere che la vostra opinione sulla loro vita sessuale sia valida o necessaria, è sessuo-queerfobia. Mollateci.

Il classismo:
C’è chi ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di scrivere che, con la gratuità, non ci sarà fine al peggio. Invece di realizzare quanto si tratti meramente di privilegi e nient’altro che questi, c’è chi si illude che il proprio prestigio economico sia sinonimo di decenza. Dunque, di nuovo: l’ossessione che le classi privilegiate hanno nel guardare e giudicare la vita sessuale altrui è anche strumento per bilanciare, valutare e decretarne il buon costume. Ah, come no.

Paternalismo, misoginia, queerfobia e classismo prolificano a prescindere che si tiri in ballo la sessuofobia, su questo non c’è dubbio.

Ma quando si tratta della vita sessuale (e diritti derivati) di un individuo o di una comunità, il peso di pregiudizi, terrorismi psicologici, normatività e discriminazioni sistemiche si fondono con una sessuofobia radicata.

Per questo motivo è possibile ricondurre a essa e riconoscerne gli intrecci, anche quando sembra solo paternalismo, o sola misoginia, o sola queerfobia, o solo classismo.

Riportiamo la traduzione di un post di hivstigmafighter del 24 febbraio 2023. Parla dei Paesi Bassi, ma il discorso ha assolutamente senso anche per il contesto italiano. Traduzione e copy di Svergognatah

Ciao amici e amiche, oggi voglio condividere con voi la mia opinione sulla PrEP (profilassi pre-esposizione). Essere in PrEP significa prendere una pillola che impedisce di contrarre l’infezione da HIV. È scientificamente provato che con la modalità giornaliera la PrEP è efficace per le donne.

Come ci comportiamo nei Paesi Bassi per quanto riguarda la PrEP? Siamo inclusivi?

Recentemente ho scritto su Instagram qualcosa sulla PrEP per le donne, e in seguito una donna con un background migratorio mi ha contattato e mi ha detto:

Non sono una sex worker, ma mi piace fare sesso con gli uomini; ho paura però di contrarre l’HIV perché non sempre usiamo il preservativo. Mi è stata negata la PrEP e il medico mi ha detto che non rientro nei criteri del gruppo a rischio”

Da quando il virus dell’HIV ha dei criteri?

Mi sembra che il virus dell’HIV vinca tutti i trofei quando si tratta di diversità! All’HIV non frega niente del genere, dell’orientamento sessuale o del background etnico. Quindi, se la PrEP è progettata per prevenire l’HIV, le donne dovrebbero avere un accesso equo alla PrEP. Le donne hanno il diritto di proteggersi dall’HIV proprio come tutti gli altri che possono accedere alla PrEP senza problemi!

Liberi da HIV e AIDS? Non escludiamo nessuno dai programmi di prevenzione!

Come possiamo sognare di porre fine all’HIV e all’AIDS con soluzioni comprovate entro il 2030 se le donne, soprattutto quelle con un background migratorio, vengono ancora ignorate nei programmi di prevenzione? Non dovremmo forse concentrarci sul mantenimento delle nostre promesse di porre fine all’HIV/AIDS entro il 2030 e includere urgentemente le donne nei programmi di PrEP sin da subito?!

Il cambiamento deve iniziare ora. PrEP per le donne ora!

Andiamo avanti insieme,
Eliane


Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.

Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. 

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.

La prima volta che ho sentito parlare di un farmaco in grado di prevenire il contagio dall’HIV sarà stato circa 15 anni fa quando un mio amico mi parlò dell’ancora sconosciuto Truvada. La mia prima reazione fu abbastanza fredda: non avevo ancora ben chiaro cosa fosse concretamente, non avevo nessun’altra informazione se non una scarna spiegazione fatta dal mio amico.

Il me dell’epoca aveva avuto sentimenti decisamente contrastanti: da un lato non mi sembrava vero che fossimo vicini a un periodo storico in cui con una pillola si sarebbe potuto evitare di contrarre l’HIV quindi questa speranza mi riempiva di gioia, dall’altro (e al tempo fu quello che prevalse) uno sincero scetticismo, che ripensandoci adesso non so bene a cosa fosse dovuto.

Forse le sue abitudini sessuali (che poi erano anche le mie per certi versi) mi portavano a pensare che volesse in qualche modo giocare col rischio, forse anche quella paura del virus con la quale siamo cresciuti che spesso poteva rasentare la superstizione. Non saprei. La cosa finì lì, non ne discutemmo più.

Quando mi sono trasferito a Bruxelles (cinque anni e mezzo fa) l’argomento PrEP era molto diffuso nella comunità LGBTQI+ tanto da sembrarmi strano che nella comunità in Italia se ne parlasse poco e male (ricordo di aver letto su qualche post in un social di accuse a chi promuovesse la Prep di essere pagati dalle case farmaceutiche ecc.).

La serenità con cui se ne discute qui, nella stragrande maggioranza dei casi, ha sicuramente avuto un forte impatto nel rendere la PrEP ma più in generale la salute sessuale, argomento di discussione comune. Un fattore da non sottovalutare perché che uno voglia o no accedere al protocollo della PrEP il fatto di poterne parlare in maniera costruttiva e normale rende la conversazione sull’argomento scevra da inutili pregiudizi e permette a chiunque di scegliere con consapevolezza e libertà.

La causa scatenante per cui ho deciso di voler cominciare a prendere la PrEP è stata la rottura del preservativo durante un rapporto sessuale con conseguente corsa al pronto soccorso per la PEP e momenti di angoscia e paura. Lì mi sono detto che forse era il caso di prendere in considerazione l’uso della PrEP per evitare che dei momenti di piacere si trasformassero in generatori d’ansia e panico.

Come funziona la PrEP in Belgio? Bisogna andare nei centri di referenza che si trovano in alcuni ospedali, a Bruxelles sono quattro, i medici di questi centri sono gli unici che possono autorizzare il rimborso (tramite la mutua che ogni residenti ha) del costo del farmaco dopo una loro valutazione e per un periodo di un anno, rinnovabile. Il costo al beneficiario è di 15 euro per una confezione di 90 compresse, a questo costo si aggiungono le spese per la consultazione medica e delle analisi da fare ogni tre mesi.

Personalmente sono stato seguito da diversi di questi centri e il personale medico-sanitario si è sempre rivelato estremamente preparato e affabile, non giudicante e soprattutto pronto all’ascolto.

Può avere accesso alla PrEP anche chi non è residente in Belgio, come i richiedenti asilo, in quel caso a provvedere sarà l’AMU (l’Aide Médicale Urgente) che ha come obiettivo di garantire le cure mediche a coloro che non sono in possesso di un permesso di soggiorno legale.

Salvo Costantino


Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.

Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. 

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.

Perché questo questionario?
In Italia la PrEP è ancora un tabù. Se la usi o la vorresti iniziare, avrai quasi sicuramente affrontato ostacoli e pregiudizi. In questo questionario hai la possibilità di far sentire la tua voce in forma anonima. Le tue risposte ci aiuteranno a conoscere e possibilmente risolvere le difficoltà che hai incontrato o che ancora incontri.

Chi ha creato il questionario?
Il questionario nasce da una collaborazione tra il collettivo PrEP in Italia Plus Roma, associazione di persone LGBT+ che si occupa di offrire servizi sulla salute sessuale.

Chi può partecipare al questionario?
Possono partecipare tutte le persone maggiorenni che usano o vorrebbero utilizzare la PrEP e che abitano in Italia.

Ci saranno domande personali? La tua privacy sarà tutelata?
Sì, ci saranno domande personali, ma le tue risposte saranno raccolte in forma anonima e aggregata e non potremo risalire alla tua identità. Leggi tutta l’informativa.

Proseguendo con la compilazione del questionario acconsenti al trattamento dei tuoi dati secondo quanto specificato nell’informativa.

Ti faremo delle domande sulla tua vita sessuale. Non è per farci gli affari tuoi. Se conosci Plus Roma e PrEP in Italia sai già che crediamo nell’autodeterminazione e non giudichiamo mai le persone. Sapere come vivono la sessualità le persone in PrEP o che vorrebbero iniziarla è fondamentale per orientare il nostro lavoro, offrire servizi sempre più specifici e mobilitarci per migliorare la loro esperienza.

A chi puoi rivolgerti per avere informazioni?
Puoi scrivere a info@prepinfo.it

Questo questionario è stato realizzato grazie a una donazione di ViiV Healthcare SRL.

Abbiamo collaborato con Gabriele Gelmini del Fatto per scrivere un articolo su chi usa la PrEP in Italia.

solo 3600 persone in Italia usufruiscono della PrEP, la terapia di profilassi pre esposizione all’Hiv che consente di evitare il contagio in caso di contatto col virus. In attesa che, dopo il via libera del Comitato prezzi e rimborsi dell’Agenzia del farmaco, diventi gratuita anche in Italiailfattoquotidiano.it ha incontrato alcuni di loro e ne ha raccolto le testimonianze anonime, per capire come abbiano iniziato questo percorso e con quali difficoltà.

M.C., 37 anni, Napoli: “Di Hiv nessuno parla più” – “Ho deciso di sottopormi alla PrEP perché si tratta di un protocollo che prevede test periodici ogni tre mesi: più ci testiamo, più controllo e prevenzione ci sono e più siamo sicuri”. Purtroppo però “negli ospedali è il caos totale: gli orari di ambulatorio cambiano senza che nessuno venga avvisato, le prenotazioni non sono sempre disponibili e il Cup spesso non sa chi sia il dottore di riferimento”. Inoltre, la profilassi “costa molto, 60 euro per 30 pastiglie (in pochi possono permettersi di spendere soldi così), e molti non hanno capito le potenzialità offuscati dal pregiudizio. Solo alcune città sono all’avanguardia, non c’è organizzazione didattica, divulgativa, educativa: insomma di Hiv nessuno parla più”.

G.L., 29 anni, Bologna: “Questa è omofobia di Stato” – “Ho deciso di intraprendere la PrEP nel febbraio 2022, dopo aver avuto un rapporto protetto con un ragazzo che in un secondo momento, durante alcuni controlli medici, ha scoperto di essere sieropositivo. Mi sono rivolto al reparto di Infettivologia dell’ospedale Sant’Orsola e sono stato sottoposto a molti esami per scongiurare il contagio da Hiv e verificare la presenza di altre infezioni sessualmente trasmissibili. Sono risultato negativo in entrambi i cicli di esami per l’Hiv, ma positivo per la gonorrea, per la quale mi sono stato subito fornite le cure del caso”. Davanti alla scarsa visibilità sociale del problema però G.L. si accalora, parlando di “omofobia di Stato”: “Questa mancanza di discussione porta ad una scarsa informazione sull’argomento, per cui ci sono persone che non conoscono per nulla l’esistenza della PrEP e non possono ricorrervi”. Tra chi invece conosce l’esistenza della profilassi, “le ragioni per cui si decide di non aderire possono essere tre: il costo, nonostante alcune farmacie prevedano degli sconti; lo stigma di chi pensa che ricorre alla PrEP solo chi non fa uso di protezioni; l’ignoranza di chi associa la profilassi alla mancanza di controlli”.

F.L., 34 anni, Milano: “Sicuro che allora tanto vale non avere l’Hiv?” – F.L. si dice soddisfatto della strada intrapresa: “Il percorso prevede un intero iter volto a responsabilizzare l’individuo proponendo vaccinazioni (che spesso non sono obbligatorie né sovvenzionate, ma necessarie) a titolo gratuito. Si è affiancati da un infettivologo che segue tutta la tua storia e tramite i vari esami a cadenza regolare ti permette di avere sempre coscienza del tuo stato di salute (quindi sei costantemente testato contro sifilide, gonorrea, papilloma, eccetera)”.

Per quanto riguarda il costo della terapia afferma: “Sono sicuro che due euro al giorno per una pillola che garantisce l’immunità dall’Hiv saremmo tutti disposti a spenderli”; ma condivide le perplessità sulla scarsa visibilità: “Molte persone pensano che tutta questa informazione, spesso affidata solo alle associazioni Lgbtq+, sia una semplice ‘propaganda’ per sdoganare uno stile di vita sregolato”. Infatti “nell’ambiente gay, chi è in PrEP viene spesso scambiato per una persona che impegna tutto il suo tempo ad avere rapporti non protetti con chiunque capiti a tiro. A testimonianza di ciò, un mio caro amico mi ha confidato di aver fatto sesso non protetto con una persona conosciuta su un’app di incontri, ma di non essere affatto turbato perché ‘tanto io non frequento la gente che frequenti tu, sono persone che ispirano fiducia’. Ecco, spesso ci si affida a un bel viso per convincersi che andrà tutto bene, e magari la convinzione è reciproca, ma nessuno dei due si fa test in maniera regolare. Purtroppo questo è il muro di scetticismo contro chi usa la PrEP”.

M.V., 48 anni: “Se usi la PrEP sei una put*ana” – “Nel mondo eterosessuale fino a poco tempo fa nessuno conosceva l’esistenza della PrEP, mentre fra noi gay c’è il luogo comune che se la usi sei una put*ana. Quando incontri qualcuno e dici di essere in PrEP, la reazione il più delle volte è di schifo“. Di solito l’obiezione principale è che “fa male e poi le malattie sono tante. A quel punto io rispondo: ‘Escludi l’evento più grave’, mentre per le altre malattie esiste una cura. Inoltre io ogni tre mesi vengo testato, tu?”. E conclude: “In realtà il messaggio è preservati, difenditi e difendi, ma c’è ancora troppa ignoranza”.

S., 28 anni, Bologna: “Frega qualcosa allo Stato che i suoi cittadini siano anche animali sessuali? Per me no” – “Sono stato in PrEP solo per un anno, poi ho smesso semplicemente perché studiando a tempo pieno e non avendo un lavoro non me la sono più potuta permettere. Ma anche solo avere la consapevolezza della protezione data dalla PrEP mi faceva sentire tranquillo, mi toglieva i sensi di colpa e mi faceva godere appieno della sessualità, a cui troppo spesso si dà poca o nessuna importanza. Inoltre, proteggendo me, facevo rete di protezione per gli altri. Su Grindr (app per incontri tra uomini gay, ndr) c’è la possibilità di indicare che si è in PrEP, e ho subìto alzate di sopracciglia perché ‘eh ma ci sono le altre malattie!’. Eh beh, sì, grazie, ci sono, ma Hiv e gonorrea non sono allo stesso livello di impatto sulla vita, l’Hiv è per sempre“.

Leggi tutto l’articolo

L’Agenzia Italia del Farmaco ha stabilito che la Profilassi prep esposizione (PrEP) per proteggersi dall’HIV sarà rimborsata dal sistema sanitario nazionale. Questo significa che è gratuita con la prescrizione di un infettivologo/a!

Siamo molti felici di questa notizia, ringraziamo le associazioni HIV che si sono impegnate per la rimborsabilità e ricordiamo Giulio e Stefano per il loro impegno per la PrEP per tuttə!

Non tutte le regioni hanno già implementato la gratuità. Per maggior informazioni contatta uno dei centri elencati nella pagina Chi ti segue.

Ho iniziato a seguire il protocollo PrEP l’estate scorsa (agosto 2022) dopo averne parlato con alcuni miei amici che già lo seguivano e dopo aver svolto una serie di considerazioni personali. Prima di iniziare questo percorso avevo tutta una serie di pregiudizi su chi assumeva la PrEP:

come buona parte dei detrattori della PrEP ero convinto che chi la assumeva fosse una persona incline alla promiscuità (una puttana, in poche parole) e, come tutti, ripetevo il mantra che la PrEP protegge dall’HIV ma non dalle altre IST (infezioni sessualmente trasmissibili(.


Successivamente qualcosa nella mia vita sessuale è cambiato. Io sono nato negli anni ’80 e, ai tempi della mia pubertà e adolescenza, l’HIV era oggetto di forte stigma: ricordo ancora, a metà degli anni ’90, la pubblicità che invitava all’uso del preservativo, in cui le persone sieropositive erano segnalate da un’aura viola (come se questa malattia fosse un marchio di infamia). Questo certamente mi ha permesso di essere cosciente del problema, ma d’altra parte ha creato in me una serie di paure e di blocchi esagerati se non ingiustificati, senza tralasciare il fatto che, nonostante tutto questo parlare dell’HIV, nessuno mi aveva spiegato quali altre infezioni ci fossero al mondo.

Fatto sta che, da quando sono andato a vivere da solo dopo la laurea e ho iniziato di conseguenza ad avere una vita sessuale più attiva, ho sempre praticato il sesso col preservativo anche con persone delle quali mi sarei potuto ragionevolmente fidare. Non ci sarebbe di per sé nulla di sbagliato in tutto questo, se non fosse che io avevo delle fantasie sessuali che reprimevo per paura di rimanere contagiato.

Si trattava di cose tutto sommato banali, come praticare del sesso orale e farmi eiaculare in bocca. Inizialmente avevo una buona disciplina e sono sempre riuscito ad avere un buon autocontrollo, ma negli ultimi anni mi sono accorto che, soprattutto nei momenti di maggiore stress, assecondare queste fantasie agiva da valvola di sfogo. Qualche volta ho quindi ceduto al desiderio di fare sesso orale con ingoio di sperma e, quando un paio di volte mi è capitato di fare anche del sesso anale non protetto, ho capito che correvo un rischio concreto di perdere il controllo della situazione.

Mi sono allora convinto che la PrEP avrebbe potuto farmi da paracadute in quei casi in cui desideravo lasciarmi andare alle mie fantasie, fermo restando il fatto che iniziare quel percorso non avrebbe escluso di ricorrere anche al preservativo. Ho anche pensato che è vero che la PrEP non protegge dalle altre infezioni, ma è altrettanto vero che per queste c’è comunque una cura che permette di guarirle, mentre, come si sa, purtroppo ancora non esiste una cura che debelli il virus dell’HIV.

Inoltre, chi segue il protocollo PrEP deve sottoporsi a cadenza trimestrale a un check-up particolarmente accurato che permette, nel caso si sia contratta una infezioni, di agire tempestivamente.

Io non credo, quando ancora non assumevo la PrEP, di essermi mai sottoposto ai test in maniera così frequente (li ripetevo una media di due o tre volte l’anno a seconda dei casi) e comunque non si trattava di controlli così approfonditi (tipicamente solo test per HIV, sifilide ed epatiti, se non sussisteva il sospetto di altre infezioni).

Io sono seguito presso l’Ospedale Niguarda di Milano e i test che sono svolti sono esami del sangue (per HIV, sifilide ed epatiti) e delle urine, nonché tamponi faringei e anali.

Ho deciso quindi di iniziare a seguire il protocollo PrEP secondo la modalità on demand. All’inizio avevo un certo timore che questo farmaco avrebbe potuto darmi dei problemi, e infatti ho iniziato il primo ciclo un paio di mesi dopo aver ricevuto il via libera da parte dei medici ed essermi procurato il primo barattolo di pastiglie.

Contrariamente ai miei timori, non ho avuto nessun disturbo. Tuttora posso dire di non avere mai avuto particolari problemi legati all’assunzione del farmaco, se non, all’inizio, un problema di leggera insonnia che ho risolto spostando l’orario di assunzione della pillola a dopo il pranzo anziché dopo la cena.

Da un punto di vista personale, da quando ho iniziato questo percorso ho trovato due benefici.

  • Il primo è che sentendomi protetto dalla PrEP ho iniziato a vivere la mia sessualità in maniera più serena e libera da complessi e paure: da quel momento per me il sesso è diventato qualcosa di molto più appagante, soddisfacente e, in un certo senso, giocoso.
  • In secondo luogo, la consapevolezza di aver distrutto un luogo comune mi ha reso una persona più aperta al dialogo ma allo stesso tempo più consapevole e risoluta, e quindi tutto sommato più forte. Credo che entrambi siano benefici non trascurabili.

Vorrei concludere con un messaggio di augurio che ho ricevuto da un mio amico quando ho iniziato questo percorso. Si tratta di una persona con cui io avevo avuto dei rapporti sessuali ma che ho poi respinto quando mi ha detto di aver iniziato ad assumere la PrEP.

Lui è stato una persona più matura di me e siamo rimasti amici. Mi ritengo fortunato: non so se nei suoi panni avrei avuto le palle per comportarmi allo stesso modo. Ad ogni modo, quando gli ho detto che cominciavo anche io, mi ha risposto: “Vedrai che con il tempo tutte le tue paure si affievoliranno ed entrerai nella logica sana della prevenzione”.

È un augurio che vorrei comunicare a tutte quelle persone che in questo momento vorrebbero iniziare questo percorso ma che magari hanno qualche dubbio o paura che le frena.

Danilo, 36 anni, Milano


Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.

Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. 

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.