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In Europa, c’è ancora scarsa conoscenza della PrEP tra le donne ma l’interesse ad usare questo importante strumento di prevenzione dell’HIV è più alto proprio tra quelle che hanno un maggior rischio di contrarre l’infezione. A dirlo sono i risultati della indagine “Flash! PrEP in Europe” pubblicati recentemente sulla rivista PLOS One. Lo studio, finalizzato a valutare la conoscenza e l’interesse della PrEP, è stato condotto da Coalition PLUS e AIDES con l’Università di Maastricht e la collaborazione di numerose associazioni europee, tra cui le italiane Fondazione LILA Milano, la sede milanese di Lila e Plus: i risultati pubblicati sulla prestigiosa rivista PLOS One riguardano 678 donne che hanno partecipato all’indagine da 12 paesi europei. 

Tra le partecipanti, solo il 46,8% (pari a 317 donne) ha dichiarato una conoscenza pregressa della PrEP. Per quanto riguarda l’interesse a usare la PrEP, 122 donne (18,0%) hanno dichiarato che “probabilmente” o “sicuramente” sarebbero interessate all’uso della PrEP. L’interesse per la PrEP varia in base al paese e va dallo 0,0% (nei Paesi Bassi) al 40,0% (in Danimarca), tuttavia queste percentuali dovrebbero essere interpretate con cautela a causa delle piccole dimensioni del campione in entrambi i paesi. 

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Da notare, invece, che la percentuale delle donne interessate a usare la PrEP sale al 40,0% tra coloro che avevano un oggettivo elevato rischio di essere esposte all’HIV (valutato utilizzando criteri di rischio stabiliti seguendo le linee guida EACS e CDC). 

In dettaglio, un maggiore interesse per la PrEP si registra tra le donne di età più giovane (18-29 anni), tra chi sente di essere in una difficile condizione finanziaria, tra le donne migranti da sud a nord, tra le donne single, tra chi ha subito abusi sessuali, tra coloro che pensano di avere un rischio per HIV piuttosto alto o alto e anche tra coloro che effettivamente e oggettivamente hanno un rischio alto o piuttosto alto. 

 Adjusted Odds Ratio
(di quanto aumenta l’interesse della PrEP in questo gruppo rispetto al controllo)
Intervallo di confidenza
(in che range varia il risultato a seconda della affidabilità del gruppo coinvolto)
Età più giovane (18-29 anni rispetto a 40 o più anni)1,911,07-3,41
Condizione finanziaria auto-percepita difficile (rispetto a decente o buona)1,841,09-3,11
Migrante da sud a nord (rispetto a non migrante)2,871,05-7,89
Single (rispetto a in una relazione)1,931,23-3,03
Storia di abusi sessuali (rispetto a non averla)1,861,17-2,97
Rischio di HIV percepito alto o piuttosto alto (rispetto a basso o piuttosto basso)3,211,32-7,81
Rischio di HIV oggettivo alto o piuttosto alto (rispetto a basso o piuttosto basso)2,491,42-4,35
Fattori associati a un maggior interesse per la PrEP

Il fatto che le donne che si percepivano ad alto o piuttosto alto rischio per HIV abbiano riferito un maggiore interesse per la PrEP supporta risultati precedenti secondo cui la percezione del rischio di HIV è un importante fattore di interesse per la PrEP. In altre parole, essere interessate a fare la PrEP è già una indicazione che la PrEP per quella persona può essere utile. Va anche considerato che percepirsi ad alto rischio può svolgere un ruolo importante nell’aderenza alla PrEP, come risulta chiaro anche dai dati relativi ai programmi di implementazione della PrEP negli Stati Uniti. 

È importante sottolineare, tuttavia, che in questo campione la maggior parte delle donne che sono state considerate ad oggettivo rischio per l’HIV non erano interessate all’uso della PrEP (51 su 85 o 60%). Inoltre, il 63% (n = 32) ha valutato il proprio rischio di HIV come “basso” o “piuttosto basso”. Questi risultati suggeriscono che è necessario creare le basi informative per far sì che le donne possano valutare meglio il loro rischio di HIV e per identificare e attuare strategie di riduzione del rischio adatte.

Flash! PrEP in Europe è un progetto di ricerca condotto da Coalition PLUS e AIDES, in collaborazione con l’Università di Maastricht, l’Universidad Autónoma de Madrid e le seguenti associazioni europee: Aids Fondet, Deutsche AIDS Hilfe, GSSG, ATH Checkpoint, HIV Ireland, Plus APS, Fondazione LILA Milano, Soa aids Nederland, GAT, ARAS, BCN Checkpoint, Apoyo positivo, Adhara Sevilla, Groupe Sida Genève, and Terrence Higgins Trust.

È da più di un anno che ho iniziato questo mio cammino di consapevolezza nel mondo della PrEP: è nato per caso, parlando con delle persone che già seguivano  il trattamento. Ho deciso di approfondire e ho scoperto che allo Spallanzani di Roma era già attivo questo servizio.

La cosa che più mi ha spinto ad intraprendere questo percorso è stata il senso di sicurezza che mi ha finalmente dato nell’affrontare il sesso occasionale. Al di là dell’uso del profilattico oppure no, tu sei consapevole del tuo stato di salute, grazie a tutti i controlli trimestrali per le infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse e i vaccini (epatite A e B e HPV) ai quali vieni sottoposto.

Io non ho mai avuto problemi o effetti collaterali. La funzionalità renale è sempre la stessa, e continuerò così perché per me la PrEP è sinonimo di responsabilità e sicurezza.

Claudio


Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

Stai valutando la PrEP oppure la utilizzi già da un po’?   Se anche tu vuoi condividere la tua testimonianza, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.  

  Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. Puoi anche farti ispirare da chi ha già condiviso la sua storia.

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.  

Ho iniziato a prendere la PrEP quando vivevo a Barcellona e, occasionalmente, facevo sesso non protetto. Due volte l’anno ho sempre fatto controlli per l’HIV e le altre infezioni e volevo ridurre i rischi di contrarre l’HIV.

Nella mia memoria era inoltre rimasto indelebile lo shock, la vergogna e le sofferenze fisiche che provai quando ebbi la sifilide, qualche anno prima. Infine, il sistema sanitario catalano aveva deciso, a fine 2019, di passare il farmaco gratuitamente.

Non avevo più scuse quindi: esisteva un altro modo, sicuro e gratuito, per proteggere me e i miei partner occasionali.

Andai dunque all’incontro informativo al BCN checkpoint e mi prenotai per effettuare la prima di tre visite mediche, in cui mi avrebbero fatto un prelievo del sangue e preso un campione delle mie urine.

Purtroppo dovetti aspettare fine maggio per effettuare le visite mediche, a causa del lockdown.

Iniziai quindi a prendere la PrEP a giugno.

Diversamente da quanto temevo, non ho avuto nessuno degli effetti collaterali spiegati. Dopo un mese, feci una visita di controllo al BCN checkpoint, in cui mi chiesero come mi trovavo con la PrEP, oltre a fare un’altra analisi del sangue e delle urine.

“Mi sento più sereno”, risposi al medico.

Decisi quindi di continuare la terapia per altri tre mesi e fissai con il checkpoint un’altra visita medica ad ottobre.

Purtroppo, per motivi famigliari, sono dovuto tornare a casa e, di conseguenza, ho interrotto la terapia perché ho finito la mia scorta di pillole.

Non so se, in un futuro prossimo, riprenderò l’uso della PrEP, ma non lo escluderei del tutto.

Contrariamente a quanto si possa pensare, la PrEP mi ha responsabilizzato ancora di più.

Infatti, se è vero che la PrEP quasi azzera i rischi di contrarre l’HIV, non protegge dalle IST; di conseguenza, sto più attento. Per me, questo ha implicato fare più controlli e allontanarmi da situazioni in cui perdo il controllo di me stesso.

La PrEP mi ha dato maggiore sicurezza nel vivere la mia sessualità, oltre ad essere stato un incentivo per essere più responsabile verso me stesso, al di là dei pregiudizi.

Stefano

 
 
 
 
 
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Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

Stai valutando la PrEP oppure la utilizzi già da un po’?   Se anche tu vuoi condividere la tua testimonianza, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.  

  Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. Puoi anche farti ispirare da chi ha già condiviso la sua storia.

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.  

Un grande studio internazionale ha dimostrato che è possibile prevenire in alcuni casi l’infezione da HIV con infusioni di una proteina particolarmente potente nota come anticorpo neutralizzante ad ampio spettro, anche se probabilmente sarà necessaria una combinazione di proteine ​​diverse e più potenti per bloccare tutti i ceppi del mutevole virus.

Secondo il leader della sperimentazione Dr. Larry Corey, acclamato virologo e professore presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, i risultati degli studi Antibody Mediated Prevention, o AMP, resi noti il 26 gennaio sono una importante “prova di principio” che dimostra che è possibile bloccare l’HIV con infusioni bimestrali di questi anticorpi.

I risultati provengono da un paio di studi AMP che dal 2016 hanno arruolato 4.623 volontari in quattro continenti. Lo studio è stato progettato per valutare se un singolo anticorpo neutralizzante ad ampio spettro, noto come VRC01, potesse essere somministrato in modo sicuro mediante flebo endovenosa e per fornire informazioni dettagliate sulla capacità di bloccare l’infezione da parte di diversi ceppi di HIV.

Per anni, i ricercatori che lavoravano per trovare un vaccino contro l’HIV sono stati ostacolati dalla capacità dell’HIV di superare una serie di anticorpi che il nostro sistema immunitario normalmente utilizza per controllare i virus invasori. L’AMP è stato istituito per testare se le infusioni di un anticorpo neutralizzante ad ampio spettro – uno che l’HIV non poteva facilmente eludere attraverso la mutazione – potevano bloccare nuove infezioni.

L’ anticorpo VRC01 è stato originariamente scoperto nel sangue di un paziente affetto da HIV e prodotto in serie in laboratorio come un cosiddetto anticorpo monoclonale. È lo stesso processo utilizzato per trattare i pazienti COVID-19 con anticorpi prodotti in laboratorio che prendono di mira la proteina spike del coronavirus.

Gli studi hanno rilevato che questo anticorpo ha bloccato completamente circa il 30% dei ceppi di HIV circolanti nelle comunità in cui sono state testate le infusioni, ma non era abbastanza potente da bloccare l’altro 70% dei ceppi, e quindi di per sé non è un candidato efficace per la prevenzione di HIV.

Apre il campo per lo sviluppo 

Di conseguenza, ha spiegato Corey, questo studio ha dimostrato che, proprio come sono necessarie combinazioni di diversi farmaci antiretrovirali per trattare l’HIV, combinazioni di anticorpi più potenti, compresi alcuni scoperti dal lancio dello studio AMP, potrebbero essere in grado di prevenirlo. Sono già in corso le prime sperimentazioni per testare questi cocktail di anticorpi su volontari umani.

“Questa prova ha avuto un successo incredibile. Apre il campo per lo sviluppo di cocktail di anticorpi monoclonali”, ha detto Corey oggi durante una conferenza stampa prima di Research for HIV Prevention, una conferenza internazionale sulla scienza della prevenzione dell’HIV che si apre online il 27 gennaio.

In un’intervista, Corey ha detto che i risultati dello studio gli hanno dato un senso di déjà vu, perché decenni fa ha svolto un ruolo chiave nelle sperimentazioni dell’AZT, il primo antivirale trovato per inibire l’HIV, il virus che causa l’AIDS. Quel farmaco, di per sé, si è dimostrato efficace nel bloccare l’HIV, ma in molti casi può essere sopraffatto nel giro di pochi mesi da ceppi del virus in rapida mutazione capaci di aggirarlo. 

Per inscatolare il virus in rapida evoluzione, gli scienziati si sono resi conto che avrebbero avuto bisogno di combinazioni di diversi farmaci per l’HIV e quella scoperta ha portato in pochi anni a regimi a tre farmaci a metà degli anni ’90 che hanno trasformato l’HIV da una condanna a morte a una malattia cronica gestibile.

Lo studio AMP sottolinea perché l’HIV è un virus così “formidabile”, ha detto Corey, ma a suo avviso la scoperta più importante dello studio è che ha permesso di avere per la prima volta una soglia misurabile che indica quando gli anticorpi monoclonali funzionano e quando no.

Un test – sviluppato dal Dr. David Montefiore del Duke Human Vaccine Institute – può misurare la potenza della capacità di un determinato anticorpo di bloccare l’HIV. Lo studio AMP ha scoperto che se un anticorpo raggiunge una certa soglia di potenza contro un ceppo di HIV, lo blocca; se fosse più debole di quel livello, l’anticorpo fallirebbe.

Lo studio ha mostrato che l’anticorpo ha raggiunto la soglia contro il 30% dei ceppi di HIV che ha incontrato, ma non era abbastanza potente da fermare altri ceppi. È importante sottolineare che lo studio ha rivelato che la forza necessaria affinché l’anticorpo agisca contro tutti i ceppi di HIV dovrebbe essere circa 10 volte più potente di VRC01.

Corey ha detto che questo risultato è estremamente importante per la progettazione di futuri farmaci per la prevenzione dell’HIV.

“Il test era capace di predire perfettamente cosa funzionava e cosa no”, ha detto Corey. “Ora possiamo usare questo test per definire un più potente anticorpo neutralizzante ad ampio spettro.”

Durante la conferenza stampa, Corey ha indicato diversi nuovi studi che stanno testando se forme più potenti di VRC01 o combinazioni di anticorpi neutralizzanti ancora più potenti identificati dal 2016 potrebbero essere abbastanza forti da prevenire l’infezione. Sono compresi studi su una versione ad azione prolungata di VRC01 e prove iniziali sull’uomo di combinazioni di due o tre diversi anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro.

“Possiamo usare questo test per sviluppare anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro più potenti, e probabilimente con questo strumento può essere più facile cercarne di nuovi che siano migliori, più potenti e più economici”, ha detto Corey.

Sponsorizzato dal NIAID, lo studio ha abbracciato quattro continenti

AMP è stato sponsorizzato dall’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive statunitense (NIAID) e ha arruolato volontari in sperimentazioni parallele. Gli studi sono stati condotti in collaborazione da due organizzazioni supportate dal NIAID, l’HIV Vaccine Trials Network o HVTN, che ha sede presso il Fred Hutch Research Center, e l’HIV Prevention Trials Network o HPTN, un’organizzazione sorella nella Carolina del Nord. Uno studio negli Stati Uniti, in Sud America e in Svizzera ha reclutato uomini e persone transgender che hanno rapporti sessuali con uomini. Uno studio complementare ha arruolato donne in sette paesi dell’Africa subsahariana.

Poiché VRC01 non è stato in grado di bloccare tutti i ceppi nello studio AMP condotto da HVTN, è stato riscontrato che l’anticorpo riduce le infezioni complessive da HIV del 27%. Nello studio nell’Africa subsahariana – che ha una famiglia diversa di ceppi di HIV – era del 9%.

Il dottor Carl Dieffenbach, che dirige la ricerca sull’AIDS al NIAID, ha affermato che lo studio AMP ha consolidato la nostra comprensione del controllo degli anticorpi dell’HIV e ha fatto alcune scoperte rivoluzionarie che informeranno i futuri sforzi di prevenzione.

“Innanzitutto, ha dimostrato che le infusioni di questo anticorpo neutralizzante ad ampio spettro erano sicure. Ci sono state circa 44.000 infusioni nel corso di questo studio in più continenti – ha detto in un’intervista– Ci dà davvero un controllo su un paio di cose. Ci dice quale livello di neutralizzazione è necessario per fornire protezione. Ci dice anche la quantità di anticorpi che dovremmo indurre con la vaccinazione”.

Dr. Shelly Karuna, medico dello staff senior di Fred Hutch ha anche fatto un confronto dei risultati delle prove AMP con i primi studi dell’AZT.

“Non era perfetto, ma cerchiamo di non fare che il ‘perfetto’ diventi nemico del ‘bene’ – ha detto – Questo anticorpo monoclonale imperfetto ma buono, VRC01, è promettente per il campo”.

Sebbene i ricercatori stiano anche scoprendo che nuove formulazioni orali e iniettabili di combinazioni di farmaci antivirali, o PrEP, sono efficaci nel fornire una protezione duratura contro l’HIV, Karuna ha detto che il controllo di questa pandemia richiederà una cassetta degli attrezzi con molte opzioni.

“Rispetto a certe caratteristiche, gli anticorpi sono unici”, ha detto. “Possono anche collaborare con il nostro sistema immunitario. Possono completare la nostra risposta immunitaria “.

Gail Broder, senior community engagement project manager per lo studio AMP, ha affermato che sono necessari studi futuri per trovare le migliori combinazioni di anticorpi in grado di bloccare l’HIV, in modo simile al modo in cui fanno le combinazioni di farmaci antivirali.

Ha detto che uno degli aspetti più notevoli dello studio è che questi test così ampi e complessi potrebbero essere condotti in tutto il mondo. Più di 4.500 partecipanti hanno acconsentito a regolari esami del sangue per l’HIV e infusioni di anticorpi ogni otto settimane per due anni. Sono stati divisi in gruppi che hanno ricevuto uno dei due dosaggi degli anticorpi o un placebo. Nonostante tutto quel lavoro e l’incertezza, gli studi sono stati rapidamente arruolati completamente e hanno avuto un tasso di ritenzione – la percentuale di partecipanti che ha completato il numero previsto di visite – superiore al 90%.

“Possiamo uscire da questo processo con una grande speranza”, ha detto Broder. “Ci ha dato un segnale molto chiaro di dove sta andando questo approccio alla prevenzione dell’HIV”.

traduzione dell’articolo originale in inglese: HIV antibody trial results offer ‘proof of concept’

È da più di un anno che ho iniziato questo mio cammino di consapevolezza nel mondo della PrEP: è nato per caso, parlando con delle persone che già seguivano  il trattamento. Ho deciso di approfondire e ho scoperto che allo Spallanzani di Roma era già attivo questo servizio.

La cosa che più mi ha spinto ad intraprendere questo percorso è stata il senso di sicurezza che mi ha finalmente dato nell’affrontare il sesso occasionale. Al di là dell’uso del profilattico oppure no, tu sei consapevole del tuo stato di salute, grazie a tutti i controlli trimestrali per le infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse e i vaccini (epatite A e B e HPV) ai quali vieni sottoposto.

Io non ho mai avuto problemi o effetti collaterali. La funzionalità renale è sempre la stessa, e continuerò così perché per me la PrEP è sinonimo di responsabilità e sicurezza.

Claudio


Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

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Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.  

Dark Hermes, kinkster dottorando e attivista LGBT+, ci racconta della sua esperienza con la PrEP

 
 
 
 
 
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Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

Stai valutando la PrEP oppure la utilizzi già da un po’?  
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Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.  

Prima di trasferirmi in Germania non sapevo neanche dell’esistenza della PrEP e della differenza che avrebbe fatto nella mia vita sessuale.  

Arrivato qui ho iniziato a conoscere molte persone che usavano questa profilassi. In Germania l’uso della PrEP è ormai sdoganato, tanto che è lo stesso sistema sanitario a passarla: al paziente viene chiesta solo la cifra simbolica di 5 euro a ricetta. Anche l’accesso è semplice e veloce: le varie organizzazioni LGBTQ+ ti mandano direttamente da medici convenzionati che ti seguono nell’intero percorso.  

Ho iniziato così a informarmi. Già da tempo infatti facevo sesso senza preservativo, rischiando parecchio. La PrEP mi sembrava un buon mezzo per fare sesso senza ansie

Sfortunatamente non ho cominciato subito la PrEP, anzi ho temporeggiato pensando fosse da “troie” prenderla; avevo paura dello stigma verso il PrEP User, di come mi avrebbero considerato gli altri, del loro rifiuto.  

Poco dopo, in seguito a un controllo, mi è stata diagnostica la sifilide. Ho pensato: “Se mi sono beccato la sifilide, posso davvero continuare rischiare e sperare di non prendere anche l’HIV?”. Non era una soluzione accettabile.  

Ora ho cominciato seriamente con la PrEP: ho fatto il mese di prova e i miei reni rispondono bene. Finalmente vivo il sesso in maniera serena e non ho più le paranoie di un tempo. So che è stata la decisione giusta, per la mia salute sia fisica che mentale. Il mio unico cruccio è non averla cominciata prima. 

Cosimo 


Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

Stai valutando la PrEP oppure la utilizzi già da un po’?  
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Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. Puoi anche farti ispirare da chi ha già condiviso la sua storia.

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.  

Ci siamo quasi: manca poco al mio secondo PrEPleanno ed eccomi qui a raccontare di come è iniziata la mia avventura con la PrEP.

Come attivista LGBT ho sempre seguito i vari studi sull’uso degli antiretrovirali come strumento di profilassi pre-esposizione all’HIV e dunque ero già abbastanza ferrato sull‘argomento, prima che questo protocollo divenisse disponibile anche in Italia.

Essere “in PrEP” infatti non significa solo prendere delle pillole, ma anche essere monitorati sia sul fronte delle IST, sia sulle reazioni del fisico ai farmaci in modo da intervenire tempestivamente qualora vi fosse la necessità di farlo.

Tornando al mio approccio con la PrEP il primo colloquio con l’infettivologa fu in occasione del ritiro di un test HIV. Durò mezz’ora e, avendo io un altro test HIV recente nonché le vaccinazioni per le epatiti A e B, si concluse con la prescrizione di una confezione di emtricitabina/tenofovirdisoproxilfumarato, ovvero il farmaco equivalente al Truvada che si acquista in farmacia al prezzo di 60€ per 30 compresse.

Come posologia assumo la PrEP secondo lo schema on demand e non ho mai avuto problemi, eccetto la nausea legata alla doppia dose iniziale. Si tratta dunque di un effetto indesiderato tollerabile considerando il grado di protezione offerto dalla PrEP.

Ad oggi dunque continuo ad assumerla e a fare tutti i controlli con cadenza trimestrale e sono sempre più convinto che si tratti di una grande opportunità in termini di salute, nostra e dei nostri partner.

Marco


Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

Stai valutando la PrEP oppure la utilizzi già da un po’?  
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Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.