Sul nostro gruppo Facebook abbiamo ricevuto questa domanda che riportiamo con il consenso dell’interessata:
Buonasera, sono una donna e non per mia volontà mi ritrovo single dopo una relazione lunghissima e monogama.
Ho voglia di divertirmi e ho trovato un ragazzo che mi piace restio a usare protezioni.
Dopo averlo fatto senza condom e non avendo dormito per 40 giorni, ho fatto il test per HIV. Fortunatamente negativo.
Ho avuto culo, ma non mi voglio più affidare alla fortuna.
Non voglio rinunciare a sto scappato di casa e dopo mesi a piangermi addosso ora mi voglio divertire.
Ho letto per caso di questa terapia preventiva. Qualcuno mi può indicare cosa potrebbe fare al caso mio e l’iter per accedervi?. Sono tra Bergamo e Milano.
Questo post rappresenta bene quello che per noi è la PrEP: uno strumento di autodeterminazione per tutte le persone, un diritto per decidere quando, come e con chi fare sesso!
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo via mail.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
Mi chiamo Lorenzo e il mio percorso PrEP non è stato lineare né scevro da dubbi. Ma partiamo dalle basi.
Le persone transgender possono avere qualsiasi tipo di orientamento sessuale, abitudini e pratiche sessuali, così come le persone cisgender. Sembra quasi banale specificarlo, ma questa ovvietà non è sempre chiara per le persone, nemmeno per lə medichə a cui ci rivolgiamo.
In quanto persona trans con un utero, per poter vivere serenamente la mia vita sessuale, accanto al tema della prevenzione delle IST e dell’HIV, per me è fondamentale affiancare il tema della contraccezione.
Il testosterone che assumo, infatti, non è un contraccettivo. Sebbene nella maggior parte dei casi porti alla cessazione dei sanguinamenti, questo non significa che l’ovulazione non avvenga comunque. Ne ho avuto conferma durante una visita di routine con il ginecologo, in cui mi ha riferito che stavo ovulando proprio mentre eseguiva l’ecografia.
Nei giorni precedenti alla visita avevo avuto dei rapporti ricettivi vaginali non protetti e ho iniziato a chiedermi se non fosse il caso di iniziare a prendermi cura seriamente della mia salute sessuale.
Poco tempo dopo, a novembre, è diventata disponibile la PrEP gratuita anche in Sicilia dove vivo. A quel punto ho deciso di iniziare entrambi i trattamenti di profilassi per l’HIV e di contraccezione.
Come contraccettivo ho scelto di assumere una terapia in compresse, con il solo progestinico, perché la più usata (dalle donne cis) combo con gli estrogeni andrebbe a interferire con la mia terapia con testosterone.
La scelta di intraprendere questi percorsi è stata fatta totalmente in autonomia. Nessun professionista sanitario con cui sono entrato in contatto mi aveva mai parlato di possibilità di assumere la PREP o utilizzare un contraccettivo ormonale. Ho avuto il privilegio di accedere ad informazioni corrette e aggiornate quanto più possibile grazie alle reti associazionistiche di cui faccio parte e per interesse personale verso i temi della salute sessuale, spesso trovandomi a comunicarle io stesso allə medichə.
Mi sono ritrovato a parlare di PrEP con il mio endocrinologo, di possibilità contraccettive nelle persone trans al mio ginecologo e con l’infettivologo dell’impossibilità della PrEP on demand (basata sull’evento) per le persone con vagina al mio infettivologo. Come persone con la vagina infatti dobbiamo assumere la PrEP tutti i giorni affinché sia efficace.
Ho avuto la fortuna di non trovare mai una resistenza da parte del personale medico a cui mi rivolgevo, tuttavia, rimane la sensazione che i temi della salute trans, soprattutto la salute sessuale e riproduttiva, rimangono misconosciuti alla maggior parte del personale sanitario.
Scegliere di assumere due terapie, oltre a quella con il testosterone, non è stato semplice. E non lo è l’idea di assumere due compresse ogni giorno.
Sapere che il mio corpo e i corpi come il mio sono delle peculiarità a cui nessunə aveva pensato nello studio di questi farmaci, nella stesura dei protocolli, non ha aiutato nell’incentivarne l’utilizzo. La sensazione di essere dei corpi imprevisti mi ha portato a dubitare della reale sicurezza dei farmaci che utilizzo.
La tranquillità che dà la PrEP non è data soltanto dal farmaco, i cui effetti chiaramente non sono visibili nella quotidianità, ma anche dalla comunicazione che ne viene fatta.
Una comunicazione che raramente include le persone trans, soprattutto gli uomini trans e tutte le persone trans con un utero.
Allora diciamolo sempre che la PrEP funziona anche se hai un corpo trans.
Diciamolo che esistono tanti metodi contraccettivi che possono essere adeguati alle nostre esigenze e ai nostri corpi.
Diciamolo che è un nostro diritto quello di vivere una vita sessuale appagante e sicura ed esigiamo un sistema sanitario e professionistə sanitariə che siano fattə anche per noi.
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo via mail.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
Riportiamo la storia di Lucia, nome di fantasia: una donna cis che ha deciso di usare la PrEP per proteggersi dall’HIV.
Prima della PrEP, mi capitava di fare sesso senza preservativo. Soprattutto da quando ero in menopausa, non avevo più la preoccupazione di rimanere incinta. Sapevo dell’esistenza dell’HIV, ma – sbagliandomi – la sottovalutavo e pensavo fossero a rischio solo i ragazzi gay o chi fa sesso con tanti sconosciuti.
Un giorno ricevo un messaggio di un mio ex partner: “Ho l’HIV. Ti consiglio di testarti”. Mi si gela il sangue: dove ci si testa? Non sapevo niente. Mi affido a Google e per fortuna trovo un centro nella mia città dove fare il test gratuito. Il risultato fu negativo, ma quello spavento mi ha aiutata a riflettere sulla mia sessualità e su cosa fare per proteggermi perché L’HIV non ha genere e chiunque può contrarla.
Ho valutato e provato il preservativo per vagine, ma non fa per me. Mi sono fatta tante domande, tra cui: Sarò sempre in grado di chiedere al mio partner di indossare il preservativo? Sono stata molto fortunata perché al centro mi hanno parlato della PrEP. All’inizio era molto dubbiosa: ha senso prendere un farmaco per proteggersi dall’HIV? Tra l’altro le donne cis e le persone con vulva devono assumerla per forza tutti i giorni perché sia efficace.
Dall’altro lato il ricordo di quel messaggio era ancora presente e avevo rinunciato del tutto al sesso per la paura. Così ho deciso di dare una possibilità alla PrEP.
E ho fatto un’ottima scelta. Da quando sono in PrEP non è aumentato il numero di volte che non uso il preservativo. È aumentata la qualità della mia vita sessuale. Con la PrEP so che qualsiasi cosa succeda, avrò sempre una protezione contro l’HIV. E controlli periodici per la principali infezioni sessualmente trasmissibili.
Mi sarebbe piaciuto usare il mio vero nome e mostrare il mio volto, ma ho molta paura dei giudizi delle persone.
Quando una donna decide in autonomia come gestire la sua sessualità, si punta sempre il dito contro di lei.
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
Avrete visto la notizia secondo la quale l’AIFA renderà gratuita sia la PrEP sia la pillola anticoncezionale. Un traguardo notevole che permetterà una democratizzazione delle risorse per la propria autonomia individuale e, di riflesso, collettiva.
Non so se invece avete notato la fiumara di commenti, anche da parte di professionisti, a riguardo. Niente paura: la vostra cacciatrice di sessuofobia farà una sintesi del best of per riconoscere insieme dove e come unu spauracchiasesse può nascondersi.
Il paternalismo medico: Il professionista strilla “non sono caramelle” e sarà pronto a fare da memento mori, perché alla fine c’aveva ragione Foucault: dove non arriva la chiesa, c’è la medicina a circoscrivere le sesse entro i limiti del decoro e del moralismo. Dare per scontato che questo livello di paternalismo sia addirittura necessario contraddice la figura professionale “sexpositive” che vuole parlare di sesso perché è giusto; se la prima premura è quella di anticipare eventuali “esagerazioni”, se si crede che un dispositivo medicale reso gratuito comporti automaticamente delle azioni irresponsabili, si rivela più il proprio posizionamento moralista che altro. Non vedere come questo atteggiamento sia parte del problema per cui moltu non chiedono informazioni, supporto e aiuto è più grave di gente che va a scopare in giro. La misoginia: E che lo dico a fare: rendere gratuita la pillola anticoncezionale significa dare via libera a “tutte troie”. Il commentatore Alpha Man si dimentica che, in caso di eventuale gravidanza, è comunque un pene che completa la fecondazione. Ne deriva che, ci potrà pure essere una persona con utero che va in giro a scopare come se non ci fosse un domani (e noi, che la sessuofobia la mangiamo e la caghiamo via, sappiamo che non c’è nulla di male in ciò), ma deve essercene, in egual misura, anche una con pene. Però il pronto Alpha Man è cresciuto con la consapevolezza che una vita sessuale attiva è degradante sì, ma solo se sei socializzatu come donna. Altrimenti tutto è lecito. La queerfobia: Ma cosa mi digitate “love is love” se poi l’idea di una persona queer che scopa in giro vi terrorizza? Se l’idea che lo stesso livello di libertà e accessibilità che le persone etero e cisgenere hanno vi fa dire “eh ma loro devono stare più attentu”?
L’ancoraggio a un immaginario sporco e promiscuo della comunità queer (che tu ti riconosca all’interno di essa, o da fuori) è ciò che c’è dietro i grossi dubbi sollevati circa la “sicurezza” della PrEP resa gratuita; ritenere che le persone queer siano automaticamente più spericolate è queerfobia; attaccarsi morbosamente ai come, perché e se della loro vita sessuale, è queerfobia. Ritenere che la vostra opinione sulla loro vita sessuale sia valida o necessaria, è sessuo-queerfobia. Mollateci.
Il classismo: C’è chi ha avuto il coraggio e la sfrontatezza di scrivere che, con la gratuità, non ci sarà fine al peggio. Invece di realizzare quanto si tratti meramente di privilegi e nient’altro che questi, c’è chi si illude che il proprio prestigio economico sia sinonimo di decenza. Dunque, di nuovo: l’ossessione che le classi privilegiate hanno nel guardare e giudicare la vita sessuale altrui è anche strumento per bilanciare, valutare e decretarne il buon costume. Ah, come no.
Paternalismo, misoginia, queerfobia e classismo prolificano a prescindere che si tiri in ballo la sessuofobia, su questo non c’è dubbio.
Ma quando si tratta della vita sessuale (e diritti derivati) di un individuo o di una comunità, il peso di pregiudizi, terrorismi psicologici, normatività e discriminazioni sistemiche si fondono con una sessuofobia radicata.
Per questo motivo è possibile ricondurre a essa e riconoscerne gli intrecci, anche quando sembra solo paternalismo, o sola misoginia, o sola queerfobia, o solo classismo.
Riportiamo la traduzione di un post di hivstigmafighter del 24 febbraio 2023. Parla dei Paesi Bassi, ma il discorso ha assolutamente senso anche per il contesto italiano. Traduzione e copy di Svergognatah
Ciao amici e amiche, oggi voglio condividere con voi la mia opinione sulla PrEP (profilassi pre-esposizione). Essere in PrEP significa prendere una pillola che impedisce di contrarre l’infezione da HIV. È scientificamente provato che con la modalità giornaliera la PrEP è efficace per le donne.
Come ci comportiamo nei Paesi Bassi per quanto riguarda la PrEP? Siamo inclusivi?
Recentementeho scritto su Instagram qualcosa sulla PrEP per le donne, e in seguito una donna con un background migratorio mi ha contattato e mi ha detto:
Non sono una sex worker, ma mi piace fare sesso con gli uomini; ho paura però di contrarre l’HIV perché non sempre usiamo il preservativo. Mi è stata negata la PrEP e il medico mi ha detto che non rientro nei criteri del gruppo a rischio”
Da quando il virus dell’HIV ha dei criteri?
Mi sembra che il virus dell’HIV vinca tutti i trofei quando si tratta di diversità! All’HIV non frega niente del genere, dell’orientamento sessuale o del background etnico. Quindi, se la PrEP è progettata per prevenire l’HIV, le donne dovrebbero avere un accesso equo alla PrEP. Le donne hanno il diritto di proteggersi dall’HIV proprio come tutti gli altri che possono accedere alla PrEP senza problemi!
Liberi da HIV e AIDS? Non escludiamo nessuno dai programmi di prevenzione!
Come possiamo sognare di porre fine all’HIV e all’AIDS con soluzioni comprovate entro il 2030 se le donne, soprattutto quelle con un background migratorio, vengono ancora ignorate nei programmi di prevenzione? Non dovremmo forse concentrarci sul mantenimento delle nostre promesse di porre fine all’HIV/AIDS entro il 2030 e includere urgentemente le donne nei programmi di PrEP sin da subito?!
Il cambiamento deve iniziare ora. PrEP per le donne ora!
Andiamo avanti insieme, Eliane
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
La prima volta che ho sentito parlare di un farmaco in grado di prevenire il contagio dall’HIV sarà stato circa 15 anni fa quando un mio amico mi parlò dell’ancora sconosciuto Truvada. La mia prima reazione fu abbastanza fredda: non avevo ancora ben chiaro cosa fosse concretamente, non avevo nessun’altra informazione se non una scarna spiegazione fatta dal mio amico.
Il me dell’epoca aveva avuto sentimenti decisamente contrastanti: da un lato non mi sembrava vero che fossimo vicini a un periodo storico in cui con una pillola si sarebbe potuto evitare di contrarre l’HIV quindi questa speranza mi riempiva di gioia, dall’altro (e al tempo fu quello che prevalse) uno sincero scetticismo, che ripensandoci adesso non so bene a cosa fosse dovuto.
Forse le sue abitudini sessuali (che poi erano anche le mie per certi versi) mi portavano a pensare che volesse in qualche modo giocare col rischio, forse anche quella paura del virus con la quale siamo cresciuti che spesso poteva rasentare la superstizione. Non saprei. La cosa finì lì, non ne discutemmo più.
Quando mi sono trasferito a Bruxelles (cinque anni e mezzo fa) l’argomento PrEP era molto diffuso nella comunità LGBTQI+ tanto da sembrarmi strano che nella comunità in Italia se ne parlasse poco e male (ricordo di aver letto su qualche post in un social di accuse a chi promuovesse la Prep di essere pagati dalle case farmaceutiche ecc.).
La serenità con cui se ne discute qui, nella stragrande maggioranza dei casi, ha sicuramente avuto un forte impatto nel rendere la PrEP ma più in generale la salute sessuale, argomento di discussione comune. Un fattore da non sottovalutare perché che uno voglia o no accedere al protocollo della PrEP il fatto di poterne parlare in maniera costruttiva e normale rende la conversazione sull’argomento scevra da inutili pregiudizi e permette a chiunque di scegliere con consapevolezza e libertà.
La causa scatenante per cui ho deciso di voler cominciare a prendere la PrEP è stata la rottura del preservativo durante un rapporto sessuale con conseguente corsa al pronto soccorso per la PEP e momenti di angoscia e paura. Lì mi sono detto che forse era il caso di prendere in considerazione l’uso della PrEP per evitare che dei momenti di piacere si trasformassero in generatori d’ansia e panico.
Come funziona la PrEP in Belgio? Bisogna andare nei centri di referenza che si trovano in alcuni ospedali, a Bruxelles sono quattro, i medici di questi centri sono gli unici che possono autorizzare il rimborso (tramite la mutua che ogni residenti ha) del costo del farmaco dopo una loro valutazione e per un periodo di un anno, rinnovabile. Il costo al beneficiario è di 15 euro per una confezione di 90 compresse, a questo costo si aggiungono le spese per la consultazione medica e delle analisi da fare ogni tre mesi.
Personalmente sono stato seguito da diversi di questi centri e il personale medico-sanitario si è sempre rivelato estremamente preparato e affabile, non giudicante e soprattutto pronto all’ascolto.
Può avere accesso alla PrEP anche chi non è residente in Belgio, come i richiedenti asilo, in quel caso a provvedere sarà l’AMU (l’Aide Médicale Urgente) che ha come obiettivo di garantire le cure mediche a coloro che non sono in possesso di un permesso di soggiorno legale.
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
M.C., 37 anni, Napoli: “Di Hiv nessuno parla più” – “Ho deciso di sottopormi alla PrEP perché si tratta di un protocollo che prevede test periodici ogni tre mesi: più ci testiamo, più controllo e prevenzione ci sono e più siamo sicuri”. Purtroppo però “negli ospedali è il caos totale: gli orari di ambulatorio cambiano senza che nessuno venga avvisato, le prenotazioni non sono sempre disponibili e il Cup spesso non sa chi sia il dottore di riferimento”. Inoltre, la profilassi “costa molto, 60 euro per 30 pastiglie (in pochi possono permettersi di spendere soldi così), e molti non hanno capito le potenzialità offuscati dal pregiudizio. Solo alcune città sono all’avanguardia, non c’è organizzazione didattica, divulgativa, educativa: insomma di Hiv nessuno parla più”.
G.L., 29 anni, Bologna: “Questa è omofobia di Stato” – “Ho deciso di intraprendere la PrEP nel febbraio 2022, dopo aver avuto un rapporto protetto con un ragazzo che in un secondo momento, durante alcuni controlli medici, ha scoperto di essere sieropositivo. Mi sono rivolto al reparto di Infettivologia dell’ospedale Sant’Orsola e sono stato sottoposto a molti esami per scongiurare il contagio da Hiv e verificare la presenza di altre infezioni sessualmente trasmissibili. Sono risultato negativo in entrambi i cicli di esami per l’Hiv, ma positivo per la gonorrea, per la quale mi sono stato subito fornite le cure del caso”. Davanti alla scarsa visibilità sociale del problema però G.L. si accalora, parlando di “omofobia di Stato”: “Questa mancanza di discussione porta ad una scarsa informazione sull’argomento, per cui ci sono persone che non conoscono per nulla l’esistenza della PrEP e non possono ricorrervi”. Tra chi invece conosce l’esistenza della profilassi, “le ragioni per cui si decide di non aderire possono essere tre: ilcosto, nonostante alcune farmacie prevedano degli sconti; lo stigma di chi pensa che ricorre alla PrEP solo chi non fa uso di protezioni; l’ignoranza di chi associa la profilassi alla mancanza di controlli”.
F.L., 34 anni, Milano: “Sicuro che allora tanto vale non avere l’Hiv?” – F.L. si dice soddisfatto della strada intrapresa: “Il percorso prevede un intero iter volto a responsabilizzare l’individuo proponendo vaccinazioni (che spesso non sono obbligatorie né sovvenzionate, ma necessarie) a titolo gratuito. Si è affiancati da un infettivologo che segue tutta la tua storia e tramite i vari esami a cadenza regolare ti permette di avere sempre coscienza del tuo stato di salute (quindi sei costantemente testato contro sifilide, gonorrea, papilloma, eccetera)”.
Per quanto riguarda il costo della terapia afferma: “Sono sicuro che due euro al giorno per una pillola che garantisce l’immunità dall’Hiv saremmo tutti disposti a spenderli”; ma condivide le perplessità sulla scarsa visibilità: “Molte persone pensano che tutta questa informazione, spesso affidata solo alle associazioni Lgbtq+, sia una semplice ‘propaganda’ per sdoganare uno stile di vita sregolato”. Infatti “nell’ambiente gay, chi è in PrEP viene spesso scambiato per una persona che impegna tutto il suo tempo ad avere rapporti non protetti con chiunque capiti a tiro. A testimonianza di ciò, un mio caro amico mi ha confidato di aver fatto sesso non protetto con una persona conosciuta su un’app di incontri, ma di non essere affatto turbato perché ‘tanto io non frequento la gente che frequenti tu, sono persone che ispirano fiducia’. Ecco, spesso ci si affida a un bel viso per convincersi che andrà tutto bene, e magari la convinzione è reciproca, ma nessuno dei due si fa test in maniera regolare. Purtroppo questo è il muro di scetticismo contro chi usa la PrEP”.
M.V., 48 anni: “Se usi la PrEP sei una put*ana” – “Nel mondo eterosessuale fino a poco tempo fa nessuno conosceva l’esistenza della PrEP, mentre fra noi gay c’è il luogo comune che se la usi sei una put*ana. Quando incontri qualcuno e dici di essere in PrEP, la reazione il più delle volte è di schifo“. Di solito l’obiezione principale è che “fa male e poi le malattie sono tante. A quel punto io rispondo: ‘Escludi l’evento più grave’, mentre per le altre malattie esiste una cura. Inoltre io ogni tre mesi vengo testato, tu?”. E conclude: “In realtà il messaggio è preservati, difenditi e difendi, ma c’è ancora troppaignoranza”.
S., 28 anni, Bologna: “Frega qualcosa allo Stato che i suoi cittadini siano anche animali sessuali? Per me no” – “Sono stato in PrEP solo per un anno, poi ho smesso semplicemente perché studiando a tempo pieno e non avendo un lavoro non me la sono più potuta permettere. Ma anche solo avere la consapevolezza della protezione data dalla PrEP mi faceva sentire tranquillo, mi toglieva i sensi di colpa e mi faceva godere appieno della sessualità, a cui troppo spesso si dà poca o nessuna importanza. Inoltre, proteggendo me, facevo rete di protezione per gli altri. Su Grindr (app per incontri tra uomini gay, ndr) c’è la possibilità di indicare che si è in PrEP, e ho subìto alzate di sopracciglia perché ‘eh ma ci sono le altre malattie!’. Eh beh, sì, grazie, ci sono, ma Hiv e gonorrea non sono allo stesso livello di impatto sulla vita, l’Hiv è per sempre“.
Ho iniziato a seguire il protocollo PrEP l’estate scorsa (agosto 2022) dopo averne parlato con alcuni miei amici che già lo seguivano e dopo aver svolto una serie di considerazioni personali. Prima di iniziare questo percorso avevo tutta una serie di pregiudizi su chi assumeva la PrEP:
come buona parte dei detrattori della PrEP ero convinto che chi la assumeva fosse una persona incline alla promiscuità (una puttana, in poche parole) e, come tutti, ripetevo il mantra che la PrEP protegge dall’HIV ma non dalle altre IST (infezioni sessualmente trasmissibili(.
Successivamente qualcosa nella mia vita sessuale è cambiato. Io sono nato negli anni ’80 e, ai tempi della mia pubertà e adolescenza, l’HIV era oggetto di forte stigma: ricordo ancora, a metà degli anni ’90, la pubblicità che invitava all’uso del preservativo, in cui le persone sieropositive erano segnalate da un’aura viola (come se questa malattia fosse un marchio di infamia). Questo certamente mi ha permesso di essere cosciente del problema, ma d’altra parte ha creato in me una serie di paure e di blocchi esagerati se non ingiustificati, senza tralasciare il fatto che, nonostante tutto questo parlare dell’HIV, nessuno mi aveva spiegato quali altre infezioni ci fossero al mondo.
Fatto sta che, da quando sono andato a vivere da solo dopo la laurea e ho iniziato di conseguenza ad avere una vita sessuale più attiva, ho sempre praticato il sesso col preservativo anche con persone delle quali mi sarei potuto ragionevolmente fidare. Non ci sarebbe di per sé nulla di sbagliato in tutto questo, se non fosse che io avevo delle fantasie sessuali che reprimevo per paura di rimanere contagiato.
Si trattava di cose tutto sommato banali, come praticare del sesso orale e farmi eiaculare in bocca. Inizialmente avevo una buona disciplina e sono sempre riuscito ad avere un buon autocontrollo, ma negli ultimi anni mi sono accorto che, soprattutto nei momenti di maggiore stress, assecondare queste fantasie agiva da valvola di sfogo. Qualche volta ho quindi ceduto al desiderio di fare sesso orale con ingoio di sperma e, quando un paio di volte mi è capitato di fare anche del sesso anale non protetto, ho capito che correvo un rischio concreto di perdere il controllo della situazione.
Mi sono allora convinto che la PrEP avrebbe potuto farmi da paracadute in quei casi in cui desideravo lasciarmi andare alle mie fantasie, fermo restando il fatto che iniziare quel percorso non avrebbe escluso di ricorrere anche al preservativo. Ho anche pensato che è vero che la PrEP non protegge dalle altre infezioni, ma è altrettanto vero che per queste c’è comunque una cura che permette di guarirle, mentre, come si sa, purtroppo ancora non esiste una cura che debelli il virus dell’HIV.
Inoltre, chi segue il protocollo PrEP deve sottoporsi a cadenza trimestrale a un check-up particolarmente accurato che permette, nel caso si sia contratta una infezioni, di agire tempestivamente.
Io non credo, quando ancora non assumevo la PrEP, di essermi mai sottoposto ai test in maniera così frequente (li ripetevo una media di due o tre volte l’anno a seconda dei casi) e comunque non si trattava di controlli così approfonditi (tipicamente solo test per HIV, sifilide ed epatiti, se non sussisteva il sospetto di altre infezioni).
Io sono seguito presso l’Ospedale Niguarda di Milano e i test che sono svolti sono esami del sangue (per HIV, sifilide ed epatiti) e delle urine, nonché tamponi faringei e anali.
Ho deciso quindi di iniziare a seguire il protocollo PrEP secondo la modalità on demand. All’inizio avevo un certo timore che questo farmaco avrebbe potuto darmi dei problemi, e infatti ho iniziato il primo ciclo un paio di mesi dopo aver ricevuto il via libera da parte dei medici ed essermi procurato il primo barattolo di pastiglie.
Contrariamente ai miei timori, non ho avuto nessun disturbo. Tuttora posso dire di non avere mai avuto particolari problemi legati all’assunzione del farmaco, se non, all’inizio, un problema di leggera insonnia che ho risolto spostando l’orario di assunzione della pillola a dopo il pranzo anziché dopo la cena.
Da un punto di vista personale, da quando ho iniziato questo percorso ho trovato due benefici.
Il primo è che sentendomi protetto dalla PrEP ho iniziato a vivere la mia sessualità in maniera più serena e libera da complessi e paure: da quel momento per me il sesso è diventato qualcosa di molto più appagante, soddisfacente e, in un certo senso, giocoso.
In secondo luogo, la consapevolezza di aver distrutto un luogo comune mi ha reso una persona più aperta al dialogo ma allo stesso tempo più consapevole e risoluta, e quindi tutto sommato più forte. Credo che entrambi siano benefici non trascurabili.
Vorrei concludere con un messaggio di augurio che ho ricevuto da un mio amico quando ho iniziato questo percorso. Si tratta di una persona con cui io avevo avuto dei rapporti sessuali ma che ho poi respinto quando mi ha detto di aver iniziato ad assumere la PrEP.
Lui è stato una persona più matura di me e siamo rimasti amici. Mi ritengo fortunato: non so se nei suoi panni avrei avuto le palle per comportarmi allo stesso modo. Ad ogni modo, quando gli ho detto che cominciavo anche io, mi ha risposto: “Vedrai che con il tempo tutte le tue paure si affievoliranno ed entrerai nella logica sana della prevenzione”.
È un augurio che vorrei comunicare a tutte quelle persone che in questo momento vorrebbero iniziare questo percorso ma che magari hanno qualche dubbio o paura che le frena.
Danilo, 36 anni, Milano
Non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone. Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP: il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso. Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale. Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.
Prima di venire nei Paesi Bassi, credevo che la PrEP che protegge da HIV fosse un lusso a cui solamente gli americani potevano accedere.
Fui dunque sorpreso nello scoprire una situazione simile in Olanda: non ci ho messo molto a capire, facendo sesso con partner diversi, che quel “Don’t worry, I’m on PrEP” era più la regola che l’eccezione.
La spinta decisiva a iniziarla mi è stata data da un ragazzo conosciuto a Rotterdam, il quale era in PrEP da diverso tempo e con il quale avevo iniziato una relazione in cui, oltre ai rapporti più “tradizionali”, eravamo aperti anche al sesso di gruppo.
Qui nei Paesi Bassi la PrEP ha un costo molto contenuto:
7.50€ a confezione, se seguiti dai consultori che prevedono monitoraggi trimestrali gratuiti. L’accesso a questa opzione può essere soggetto a limitazioni dettate dal numero di persone correntemente seguite da ogni consultorio;
oppure 17.50€ + spese per le analisi se si decide di procedere con il proprio medico di base.
Iniziare la PrEP è stato piuttosto liberatorio.
Se è pur vero che in Olanda altre malattie veneree sono molto diffuse, soprattutto tra gli omosessuali maschi (penso ad esempio alla Clamidia, che io stesso ho preso due volte), l’ansia per l’HIV è sempre stata per me il pensiero più ingombrante quando si trattava di sesso occasionale o, ancor peggio, nel caso di sesso di gruppo.
Ecco quest’ansia (che ritrovo condivisa dai miei amici in Italia) qui è molto minore, se non quasi assente.
Qui il rischio di infezione da HIV è riconosciuto e percepito come concreto e l’impressione generale è quella di essere ben protetti contro l’HIV e che il sistema si prende bene di te, con screening gratuiti per HIV e IST.
Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci dei pregiudizi verso la vita sessuale delle persone.
Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di chi usa la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.
Se anche tu vuoi condividere la tua storia con la PrEP, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.
Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a.
Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: la trasparenza è importante per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale.
Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.