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Al BLQ CHECKPOINT è possibile effettuare il test per il virus dell’epatite C chiamato HCVAnche questo test, come quello per l’HIV, viene fatto su una goccia di sangue prelevata da una puntura indolore sul polpastrello.

Dopo il momento dell’infezione, ci possono volere fino a 6 mesi perché si formino gli anticorpi specifici; è quello che si chiama “periodo finestra”. Per un risultato affidabile, quindi, è bene effettuare il test almeno tre mesi dopo l’esposizione al rischio.

Perché fare il test HCV?

Il virus dell’epatite C è molto più diffuso di quello che non si pensi, anche perché si trasmette più facilmente – ad esempio – dell’HIV. Tuttavia l’infezione può non dare alcun sintomo anche per molti anni. Perciò l’unico modo per sapere se si ha l’HCV è effettuare un apposito test.Anche se non dà sintomi, l’epatite C può provocare infiammazione e formazione di tessuto cicatriziale nel fegato, e questo può evolvere in epatite cronica, fibrosi, cirrosi, carcinoma epatico. Oggi esistono terapie semplici e della durata di 6-12 settimane che permettono di eradicare il virus dell’epatite C dall’organismo; guarire dall’infezione da HCV aiuta ad evitare che la salute del fegato peggiori.

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ICTV – HCV Classification Genotipi e sottotipi del virus dell’epatite C secondo l’International Committee on Taxonomy of Viruses

Esistono diverse tipologie di virus dell’epatite C; sono stati identificati 7 genotipi di HCV identificati con i numeri da 1 a 7; alcuni genotipi possono distinguersi in diversi sottotipi (ad esempio genotipo 1a e 1b). In Italia, il genotipo prevalente è l’1b.Il virus dell’epatite C si trasmette quando il sangue di una persona portatrice del virus HCV entra nell’organismo – attraverso ferite o mucose non integre – di un’altra persona. Questo può avvenire, ad esempio:

  • usando strumenti taglienti (rasoi, forbici, strumenti per tatuaggi o piercing, ecc.) adoperati da altri e non correttamente sterilizzati;
  • scambiando siringhe (ad es. per il consumo di sostanze stupefacenti);
  • utilizzando dei sex toys usati precedentemente da altri;
  • nel sesso di gruppo, se una persona penetra un’altra portatrice del virus e poi – senza cambiare il condom o senza usarlo – ne penetra un’altra ancora;
  • nel fisting se non si usano strumenti – sia guanti che lubrificante – puliti e che non siano entrati in contatto con il sangue di altre persone;
  • in rapporti sessuali in cui le mucose o la pelle vengano danneggiate anche in maniera non evidente (ad esempio nei rapporti anali molto energici).

In generale, la modalità di contagio più frequente è attraverso lo scambio di siringhe per il consumo di droghe, seguita dalle infezioni che avvengono in conseguenza di pratiche mediche non strumenti non correttamente sterilizzati; la trasmissione in occasione dell’attività sessuale è tuttavia in aumento.Sembra che l’infezione di HCV si stia diffondendo sempre più tra gli uomini gay e gli altri maschi che fanno sesso con maschi, soprattutto se sieropositivi all’HIV, secondo alcune ricerche condotte all’estero.

Che risultati fornisce il test?

Al BLQ Checkpoint usiamo il kit denominato SD Bioline HCV di Abbott. Si tratta di un test che va a verificare la presenza di anticorpi anti-HCV. Se il test “reagisce” al campione di liquido biologico, vuol dire che ha rilevato gli anticorpi anti-HCV e in questo caso si parla di risultato “reattivo”. Come per il test rapido HIV, anche questo non può essere considerato uno strumento di “diagnosi”. In caso di risultato “reattivo”, occorre effettuare un esame di conferma presso una struttura ospedaliera abilitata. Il BLQ Checkpoint offre la possibilità di essere messi in contatto direttamente e in maniera rapida con l’ambulatorio epatiti virali dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna per effettuare i test di conferma rapidamente in caso di esito reattivo. Un esito “negativo” o “non reattivo” è considerato un segno affidabile che non si è contratta l’infezione da HCV, a meno che non ci si sia esposti al rischio di infezione poche settimane prima di aver effettuato il test. Solo in alcuni casi, perciò, può essere consigliabile effettuare nuovamente il test dopo qualche tempo.In ogni caso, il BLQ Checkpoint non può rilasciare alcun tipo di documentazione attestante l’esito del test né è consentito fotografare i test, qualunque esso sia e per nessun motivo.

Quanto è affidabile il test?

Il kit SD Bioline HCV è stato provato su 299 campioni con risultati soddisfacenti in termini sia di specificità (98,1%) sia di sensibilità (99,3%).

Sensibilità

La sensibilità è la capacità di un test di rilevare correttamente un risultato reattivo su campioni che sono effettivamente positivi. In altre parole, se un test ha una alta sensibilità è scarso il rischio che dia un “falso negativo”, cioè un risultato non reattivo su un campione che invece è positivo. Quanto più la sensibilità è alta, insomma, tanto più è affidabile un eventuale esito “non reattivo”. La sensibilità del test rapido SD Bioline HCV per la determinazione degli anticorpi anti-HCV è stata valutata in 142 campioni di cui si era già accertata l’infezione dal virus HCV. La sensibilità è stata calcolata dividendo il numero di risultati reattivi del test rapido SD Bioline HCV per la determinazione degli anticorpi anti-HCV (141) con il numero totale di campioni esaminati dei soggetti infetti con HCV (N = 142). Il risultato indica una sensibilità del 99,3 %; l’intervallo di confidenza (IC) al 95%, grandezza che forniscono una indicazione statistica di quanto il risultato può variare nella vita reale, varia tra 96,1 e 99,9 %.

  • Specificità

La specificità è invece la capacità di un test di dare correttamente esito negativo su campioni “sani”: detto in altri termini, se un test ha alta specificità è molto difficile che dia un falso risultato positivo, cioè un esito reattivo in caso invece non ci sia stata infezione. La specificità del test rapido SD Bioline HCV per la determinazione degli anticorpi anti-HCV è stata valutata in persone di cui era già stato determinato che non erano infette dal virus HCV. La specificità percentuale del test rapido SD Bioline HCV per la determinazione degli anticorpi anti-HCV è stata calcolata dividendo il numero di risultati non reattivi del test rapido SD Bioline HCV per la determinazione degli anticorpi anti-HCV (154) per il numero totale di campioni esaminati dei soggetti diagnosticati come non infetti da HCV (N = 157). Il risultato fornisce una specificità del 98,1 %; l’intervallo di confidenza (IC) al 95% varia tra il 94,5 e il 99,4 %.

Al BLQ CHECKPOINT è possibile effettuare il test per gli anticorpi contro il Treponema pallidum, il batterio che causa la sifilideAnche questo test, come quello per l’HIV o l’HCV, viene fatto su una goccia di sangue prelevata da una puntura indolore sul polpastrello.

Secondo la maggior parte degli esperti, la sifilide può dare dei sintomi tra 10 e 90 giorni dopo l’infezione (il periodo medio di incubazione è 21 giorni). Gli anticorpi appaiono da 3 a 6 settimane dopo l’infezione, quindi per avere un risultato attendibile si raccomanda di eseguire il test 90 giorni dopo la possibile esposizione all’infezione.

Perché fare il test per la sifilide?

La sifilide è particolarmente diffusa, anche in Italia, soprattutto in alcuni gruppi di persone, come i maschi che fanno sesso con maschi (MSM), termine con cui si indicano gli uomini gay e bisessuali. Nel nostro paese c’è stato un picco epidemico nel 2016 che ancora non si è esaurito, almeno stando agli ultimi dati pubblicati dall’ISS e riferiti al 2017.

Il Treponema pallidum, il batterio che causa la sifilide, penetra nel corpo attraverso le mucose o anche la pelle. Per questo, ogni tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale, orale) può essere alla base della trasmissione della sifilide. In alcuni casi, la sifilide si può trasmettere anche con la masturbazione reciproca o i baci profondi.

Solitamente la sifilide si sviluppa sui genitali, provocando delle piccole ulcere che possono anche facilitare la trasmissione di HIV. L’infezione da sifilide viene descritta in diversi stadi.

La sifilide primaria è caratterizzata dallo sviluppo del sifiloma, un’ulcera collocata nel punto in cui il batterio è penetrato, solitamente 3-4 settimane dopo l’infezione; negli uomini si presenta sul pene, presso l’ano o nel retto, nelle donne nella vagina, sulla vulva o sul perineo, ma è possibile averlo anche in altre aree del corpo. DI solito il sifiloma non dà dolore o altri sintomi, e considerando che nella maggior parte dei casi scompare spontaneamente nel giro di alcune settimane, può quindi capitare che le persone non si accorgano di averlo.

La siflide secondaria si ha quando il batterio si diffonde in tutto l’organismo. A parte alcuni sintomi generici come febbre, mancanza di appetito, stanchezza o nausea, nella maggioranza dei casi si sviluppano delle piccolissime lesioni della cute o delle mucose (spesso sui palmi delle pani o ai piedi, ma possono interessare qualsiasi parte della superficie del corpo). Se non trattate, le lesioni possono sparire in poche settimane, persistere per mesi o tornare a “ondate”.

In assenza di trattamento e dopo un lungo periodo di tempo, la sifilide può interessare il sistema neurologico con dolori e rigidità negli arti.

Che risultati fornisce il test?

Al BLQ Checkpoint per la sifilide usiamo principalmente il kit denominato DPP® Syphilis Screen & Confirm del gruppo Biosynex. Si tratta di un test in grado di verificare la presenza di anticorpi contro il Treponema pallidum così come dei non treponemici, una caratteristica che consente di utilizzare il test anche in persone che hanno già avuto una pregressa diagnosi di sifilide . Se il test “reagisce” al campione di liquido biologico, vuol dire che ha rilevato gli anticorpi e in questo caso si parla di risultato “reattivo”. Come per tutti i test rapidi, anche questo non può essere considerato uno strumento di “diagnosi”. In caso di risultato “reattivo”, occorre effettuare un esame di conferma presso una struttura ospedaliera abilitata. Il BLQ Checkpoint offre la possibilità di essere messi in contatto direttamente e in maniera rapida con gli ambulatori di malattie infettive dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna o con il Centro MTS per effettuare i test di conferma rapidamente in caso di esito reattivo. Un esito “negativo” o “non reattivo” è considerato un segno affidabile che non si è contratta la sifilide, a meno che non ci si sia esposti al rischio di infezione poche settimane prima di aver effettuato il test. Solo in alcuni casi, perciò, può essere consigliabile effettuare nuovamente il test dopo qualche tempo. In ogni caso, il BLQ Checkpoint non può rilasciare alcun tipo di documentazione attestante l’esito del test né è consentito effettuare foto al test, qualunque esso sia e per nessun motivo.

Quanto è affidabile il test?

Per verificare l’affidabilità dei test di screening, normalmente si prendono in considerazione due parametri: sensibilità e specificità.

 
  • Sensibilità

La sensibilità è la capacità di un test di rilevare correttamente un risultato reattivo su campioni che sono effettivamente positivi. In altre parole, se un test ha una alta sensibilità è scarso il rischio che dia un “falso negativo”, cioè un risultato non reattivo su un campione che invece è positivo. Quanto più la sensibilità è alta, insomma, tanto più è affidabile un eventuale esito “non reattivo”. Secondo la ditta produttrice, la sensibilità del test rapido DPP® Syphilis Screen & Confirm per la determinazione degli anticorpi anti-Treponema pallidum è del 96,5%, del 99,7% per i non treponemici (per titoli RPR≥ 1:8).

  • Specificità

La specificità è invece la capacità di un test di dare correttamente esito negativo su campioni “sani”: detto in altri termini, se un test ha alta specificità è molto difficile che dia un falso risultato positivo, cioè un esito reattivo in caso invece non ci sia stata infezione. La specificità del test rapido DPP® Syphilis Screen & Confirm per la determinazione degli anticorpi anti-Treponema pallidum secondo la ditta produttrice è del 95,5% e del 98,6% per i non treponemici.

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Il Checkpoint è una struttura interamente gestita dalle associazioni dedicata al test rapido, salivare o a prelievo capillare, per l’HIV e altre infezioni a trasmissione sessuale.

Nasce dall’esigenza di portare i test per la salute sessuale al di fuori dell’ambito ospedaliero, renderli più accessibili; inoltre gli utenti possono ricevere supporto e informazioni da persone come loro in approccio “alla pari”.

Checkpoint sono già presenti in altre città europee come Barcellona, Lisbona, Atene, Belgrado ecc.. Il BLQ Checkpoint, gestito da Plus Onlus, è il primo di questo tipo in Italia.

I test al BLQ Checkpoint si eseguono su prenotazione via e-mail scrivendo a prenota@blqcheckpoint.it, oppure telefonando  allo 0514211857 da lunedì a venerdì dalle 9 alle 12 e da lunedì a giovedì dalle 18 alle 20,30

Il BLQ Checkpoint ha iniziato ormai sei anni fa ad offrire test di screening su HIV. Poco dopo la sua apertura ha esteso l’offerta ai test per epatite C e sifilide.

La Regione Emilia Romagna ha deciso di supportare il progetto BLQ Checkpoint erogando all’Azienda Sanitaria di Bologna 50.000 € che vengono in parte usati per acquistare i test di screening.

Credo si possa dire senza ombra di dubbio che il progetto checkpoint abbia portato la popolazione a controllarsi con maggiore frequenza e attenzione in modo da trattare immediatamente le eventuali infezioni così da ridurre la circolazione dei relativi patogeni.

In effetti, una delle situazioni decisamente migliorabili in Emilia Romagna, per esempio, sono le diagnosi tardive in HIV che l’epidemiologia della Regione stima in quasi il 60% delle nuove diagnosi, dato che si ripete in pressoché tutte le province della Regione tranne che a Bologna dove è visibile una consistente differenza con le altre province sia per le diagnosi tardive che per le diagnosi di AIDS.

Evidentemente il lavoro del BLQ Checkpoint, unitamente al resto dei servizi offerti da PLUS, è riuscito a dare quel quid in più nell’attività di testing che ha fatto la differenza e che sarebbe bene riuscire a promuovere anche nelle altre province.

Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto e non sempre le istituzioni sanitarie comprendono appieno il pensiero innovativo che insiste dietro a un progetto come quello del BLQ Checkpoint: un modello di intervento che, pur in sussidiarietà orizzontale, con un approccio community based e peer oriented consente di attaccare le infezioni favorendo una migliore informazione sulla propria percezione del rischio e, di conseguenza, una migliore difesa contro le principali infezioni a trasmissione sessuale.

Dall’inizio del 2021 al BLQ Checkpoint abbiamo inviato in clinica per i test di conferma ben 10 persone risultate reattive al test di sifilide.

Una infezione molto comune il cui contagio è reso più “semplice” dal fatto che si trasmette per contatto. Ma anche un’infezione la cui diagnosi non è semplice soprattutto in caso di recidiva. Infatti alle persone che hanno già avuto una diagnosi di sifilide non è possibile eseguire un test anticorpale perché risulterebbe un falso positivo. Gli anticorpi restano presenti nel sangue per molti anni rendendo di fatto inutili i comuni test anticorpali.

Al BLQ Checkpoint usiamo appunto i test anticorpali e possiamo farli solo a chi non ha mai avuto una diagnosi di sifilide. L’Azienda Sanitaria acquista infatti i test di screening treponemici di Abbot che, ultimamente, hanno dato qualche problema che abbiamo prontamente segnalato sia alla USL che al Ministero della Salute e ovviamente all’azienda produttrice.

L’acquisto dei test è stato sospeso ma, ad oggi, l’Azienda Sanitaria – nello specifico il Dipartimento di Cure Primarie diretto dalla dott.ssa Maccaferri – non ha deciso che fare. La logica conseguenza è che i test di Abbott sono terminati e il servizio è stato sospeso.

Esistono altri test di screening per sifilide che sono ovviamente in grado di rilevare gli anticorpi, ma anche di segnalare se l’infezione è attiva. Si tratta di test che già utilizziamo nell’altro nostro servizio effettuato in collaborazione con il S. Orsola denominato Sex Check. Questa informazione è stata data ai nostri referenti che pur tuttavia non hanno preso alcuna decisione con buona pace dei tanti esiti reattivi che abbiamo individuato, così come del fatto che si tratta di soldi della Regione non dell’Azienda Sanitaria.

Non è il primo episodio che dimostra un certo menefreghismo da parte della dirigenza del Dipartimento Cure Primarie che ha scelto di non comunicare con Plus da molti mesi a questa parte, di non assegnare un medico di riferimento (o forse è stato fatto ma nessuno ha pensato di comunicarlo), di non organizzare la formazione, tutte cose previste dalla convenzione in essere. Una convenzione, per altro, in parte peggiorativa rispetto alla precedente dove abbiamo assunto degli obblighi mai concordati con la direzione sanitaria, semplicemente l’allora Direttrice Generale, dott.ssa Gibertoni, ha deciso cosa doveva fare PLUS senza consultarci o degnarsi di riceverci. Un perfetto esempio di stile padronale.

In effetti PLUS potrebbe togliere fondi da altri progetti e acquistare i test di cui sopra per non sospendere il servizio, ma non lo farà in primis perché gli altri fondi sono finanziati da privato e non dalla Regione Emilia Romagna che, al contrario dell’Azienda Sanitaria, ha fin qui dimostrato un interesse reale, non formale, per il BLQ Checkpoint.

Ça va sans dire che speriamo di poter riprendere quanto prima il servizio di testing, sperando di essere presi in considerazione.