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Stefano Pieralli è scomparso l’anno scorso a soli 57 anni, di cui oltre 40 dedicati all’attivismo LGBT e sieropositivo. È stato uno dei sette fondatori di Plus, di cui è stato vicepresidente e membro del Direttivo pressoché sempre, fin dall’inizio. È stato lo “zoccolo duro” di Plus e ha contribuito a costruirne l’impostazione politica, è stato una figura cruciale non solo nella storia di Plus ma nella lotta alla HIV e alla sierofobia in Italia. Intitolargli la sede nazionale di Plus non è che un riconoscimento minimo per una persona che ha dedicato la sua vita all’attivismo, contribuendo a creare condizioni di vita migliori per centinaia di persone LGBT che vivono con HIV o sierocoinvolte.

Stefano ha dato a Plus un’impostazione politica tesa all’equidistanza dai partiti, preferendo il colloquio istituzionale al rischio di lasciare che questo o quel partito mettesse il cappello sul nostro lavoro. Ci ha insegnato ad avere una serie di attenzioni verso il mondo della politica, da un lato vitale per il sostegno al nostro lavoro e dall’altro spesso poco interessato alla prevenzione. Ci ha insegnato a guardare oltre le parole anche nel mondo delle associazioni, ed è stato proprio grazie a queste osservazioni che abbiamo deciso di fondare Plus in risposta alle carenze dell’associazionismo LGBT nella lotta all’HIV e nell’investimento di fondi nella salute queer.

Il 16 aprile, ad un anno dalla sua morte, Plus ha deciso quindi di ricordare Stefano Pieralli e di intitolare a Stefano la sede in via San Carlo 42/C, un luogo che lui stesso ha contribuito a costruire e che negli anni ha accolto migliaia di persone.

È stato emozionante vedere presenti le istituzioni, l’associazionismo bolognese e tanta gente che ha conosciuto Stefano e ne ha apprezzato il valore. Altrettanto emozionante ripercorrere la storia e la figura di Stefano, l’impegno per Plus fortemente voluta da Stefano proprio perché era giunto il momento di scuotere la comunità LGBT che da troppo tempo non si occupava più del tema, pur a fronte delle alte percentuali di nuove diagnosi fra gli MSM (maschi che fanno sesso con maschi). Oltre alla necessità di invertire il trend delle nuove diagnosi, Plus nasce, come ci spiega Pieralli nella breve intervista che abbiamo mostrato durante la cerimonia, Plus viene creata per intervenire contro lo stigma sociale, anche interno alla comunità LGBT, nonché sul tema della qualità della vita delle persone sieropositive che oggi, grazie alle terapie, hanno un’aspettativa di vita simile a quella della popolazione generale ed è, pertanto, necessario affrontare il tema della qualità della vita, gli aspetti relazionali e sociali, il lavoro, ecc. per tacere della necessità di rompere una serie di pregiudizi sulla trasmissione dell’infezione, sulla possibilità di avere relazioni con le persone sieropositive. In sintesi, un’azione culturale forte, sia all’interno della comunità LGBT che all’esterno di essa.

Azioni oggi più che mai necessarie e rese possibili grazie all’incredibile avanzamento scientifico che ha portato a un consistente allungamento dell’aspettativa di vita delle persone con HIV.

Tuttavia deve essere chiaro che questo non vuol dire che il problema HIV si può considerare risolto, se non addirittura superato, come sentiamo spesso dire anche da alcuni attivisti. Tutt’altro.

Noi non abbiamo un vaccino preventivo e siamo ben lontani dall’ottenere una cura contro HIV.

Pertanto il virus ad oggi rimane nel nostro corpo e continua a fare il suo lavoro anche se non rilevabile. Non tutti sanno che, sul piano patogenetico, il percorso di HIV prevede due tipi di azioni. Una, la più nota, è la distruzione progressiva del sistema immunitario che ci rende vulnerabili agli attacchi di altri agenti patogeni, crea danni d’organo e agevola la formazione di neoplasia; su questo abbiamo potuto porre un freno grazie ai farmaci sempre più potenti e ben tollerati.

L’altra, meno nota, consiste nell’attivazione del sistema immunitario che, a sua volta, attiva un processo infiammatorio generale e tendenzialmente cronico. Un’azione che avviene anche in caso di viremia non rilevabile. HIV è in sé un elemento di disturbo per l’organismo e il perdurare dello stato infiammatorio, nel tempo porta egualmente a danni d’organo, rischio cardiovascolare, disturbi cognitivi, formazione di neoplasie.

Quello dell’attivazione immunitaria è un tema rispetto al quale siamo ancora sostanzialmente disarmati. È appunto questa azione pluriennale di HIV che ha aiutato la formazione del cancro che ci ha portato via Stefano, così come altri esponenti di Plus, attivisti e tante persone sieropositive.

Quindi no! HIV non è affatto risolto anche se, sicuramente, abbiamo reso più difficile la sua azione tanto è vero che oggi possiamo vivere bene molti anni, invece dei pochi mesi di aspettativa di vita di 30 anni fa. Tuttavia, il problema sia risolto, dobbiamo continuare a svolgere un’opera di pressione politica e sociale affinché la politica investa, la ricerca trovi finalmente il bandolo della matassa, la società sia più attenta e cessi di discriminare le persone che vivono con HIV.

Sandro Mattioli
Plus aps
Presidente

Dopo che un rinomato virologo italiano mi ha detto di non aver nessuna fiducia sull’editing del genoma umano per trovare una cura definitiva contro HIV (ossia guarire), considerando la tutt’altro che remota possibilità che costui mi piazzasse li la solita “opinione d’esperto” invece di un parere basato su risultanze scientifiche, ho provato a cercare online qualcosa… e in effetti qualcosa si sta muovendo su questa linea.

Francamente mi viene da dire, qualcosa di più interessante delle solite ricerche tese a lasciare HIV nel nostro corpo ancorché tenuto sotto controllo. Qualcosa che ha ottenuto un premio Nobel per la chimica.

La sempre ottima associazione EATG ha pubblicato l’articolo che ho provato a tradurvi, sia pur in modo rapido.

L’editing genetico è ancora all’inizio del suo percorso, siamo ancora agli esperimenti nel brodo cellulare per cui campa cavallo, tuttavia a me sembra molto interessante e promettente… quest’ultimo aggettivo in parte indotto dalla mia voglia di guarire… un obiettivo che dovrebbe essere marchiato a fuoco sulla fronte di tutti gli attivisti, ma purtroppo non è sempre così, non in Italia almeno.

Sandro Mattioli
Plus aps

L’HIV nella coltura cellulare può essere completamente eliminato utilizzando la tecnologia di editing genetico CRISPR-Cas, aumentando le speranze di cura

Una nuova ricerca presentata Congresso europeo di microbiologia clinica e malattie infettive (ECCMID 2024, Barcellona, 27-30 aprile) da un team di ricercatori nei Paesi Bassi mostra come la più recente tecnologia di editing genetico CRISPR-Cas può essere utilizzata per eliminare tutte le tracce di HIV provenienti da cellule infette in laboratorio, alimentando le speranze di una cura.

Gli studi, condotti dalla Dott.ssa Elena Herrera-Carrillo e da parte del suo team (Yuanling Bao, Zhenghao Yu e Pascal Kroon) all’UMC di Amsterdam, Paesi Bassi, rappresentano un passo avanti significativo nella ricerca di una cura per l’HIV.

La tecnologia di editing genetico CRISPR-Cas è un metodo rivoluzionario nella biologia molecolare che consente alterazioni precise ai genomi degli organismi viventi. Questa tecnica rivoluzionaria, che ha fruttato ai suoi inventori, Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, il Premio Nobel per la Chimica nel 2020, consente agli scienziati di individuare e modificare con precisione segmenti specifici del DNA di un organismo (codice genetico).

Funzionando come forbici molecolari con la guida dell’RNA guida (gRNA), CRISPR-Cas può tagliare il DNA in punti designati. Questa azione facilita la cancellazione di geni indesiderati o l’introduzione di nuovo materiale genetico nelle cellule di un organismo, aprendo la strada a terapie avanzate.

Una delle sfide più significative nel trattamento dell’HIV è la capacità del virus di integrare il proprio genoma nel DNA dell’ospite, rendendone estremamente difficile l’eliminazione. Numerosi potenti farmaci antivirali sono attualmente in uso per il trattamento dell’infezione da HIV. Tuttavia, nonostante la loro efficacia, la terapia antivirale deve essere assunta per tutta la vita, poiché l’HIV può ricomparire dai serbatoi esistenti quando il trattamento viene interrotto. Gli autori spiegano che lo strumento di modifica del genoma CRISPR-Cas fornisce un nuovo mezzo per colpire il DNA dell’HIV.

Il nostro obiettivo è sviluppare un regime combinatorio CRISPR-Cas robusto e sicuro, cercando una “cura per l’HIV per tutti” inclusiva che possa inattivare diversi ceppi di HIV in vari contesti cellulari”. L’HIV può infettare diversi tipi di cellule e tessuti del corpo, ciascuno con il proprio ambiente e caratteristiche uniche. I ricercatori stanno quindi cercando un modo per colpire l’HIV in tutte queste situazioni.

In questa ricerca, gli autori hanno utilizzato delle forbici molecolari (CRISPR-Cas) e due gRNA contro le sequenze “conservate” dell’HIV, nel senso che si sono concentrati su parti del genoma del virus che rimangono le stesse in tutti i ceppi di HIV conosciuti, e hanno ottenuto l’eliminazione di HIV dalle cellule T infette. Concentrandosi su queste sezioni conservate, l’approccio mira a fornire una terapia ad ampio spettro in grado di combattere efficacemente molteplici varianti dell’HIV.

Tuttavia, spiegano che le dimensioni del veicolo (noto come “vettore”), utilizzato per trasportare la cassetta che codifica i reagenti terapeutici CRISPR-Cas nelle cellule, presentano sfide logistiche, poiché sono troppo grandi. Pertanto, gli autori hanno sperimentato varie tecniche per ridurre le dimensioni della cassetta e quindi del sistema vettoriale stesso.

In termini più semplici, stanno tentando di caricare bagagli di grandi dimensioni in un’auto compatta per un viaggio verso la cellula infetta, portandoli a trovare modi per ridimensionare il “bagaglio” (cassetta) per un trasporto più semplice. Un altro problema che gli autori volevano superare era il raggiungimento delle cellule serbatoio dell’HIV che “rimbalzano” quando il trattamento antiretrovirale per l’HIV viene interrotto.

Gli autori hanno valutato ulteriormente vari sistemi CRISPR-Cas di diversi batteri per determinarne l’efficacia e la sicurezza nel trattamento delle cellule T CD4+ infette dall’HIV. Hanno condiviso i risultati di due sistemi, saCas9 e cjCas. SaCas9 ha mostrato prestazioni antivirali eccezionali, riuscendo a inattivare completamente l’HIV con un singolo RNA guida (gRNA) e ad asportare (tagliare fuori) il DNA virale con due gRNA.

La strategia di ridurre al minimo le dimensioni del vettore ha avuto successo, migliorandone la consegna alle cellule infette da HIV. Inoltre, sono stati in grado di prendere di mira le cellule serbatoio dell’HIV “nascoste” concentrandosi su proteine specifiche presenti sulla superficie di queste cellule (CD4+ e CD32a+).

Gli autori affermano: “Abbiamo sviluppato un efficiente attacco CRISPR combinatorio sul virus HIV in varie cellule e sui luoghi in cui può essere nascosto nei serbatoi, e abbiamo dimostrato che le terapie possono essere somministrate specificamente alle cellule di interesse. Questi risultati rappresentano un progresso fondamentale verso la progettazione di una strategia di cura”.

Gli autori sottolineano che il loro lavoro rappresenta una prova di concetto e non diventerà domani una cura per l’HIV. Inoltre: “I nostri prossimi passi riguardano l’ottimizzazione del percorso di consegna per colpire la maggior parte delle cellule serbatoio dell’HIV. Combineremo le terapie CRISPR e i reagenti mirati ai recettori e passeremo a modelli preclinici per studiare in dettaglio gli aspetti di efficacia e sicurezza di una strategia di cura combinata. Ciò sarà determinante per ottenere un rilascio preferenziale di CRISPR-Cas alle cellule serbatoio ed evitare il rilascio in cellule non serbatoio.

Questa strategia è quella di rendere questo sistema il più sicuro possibile per le future applicazioni cliniche. Ci auguriamo di raggiungere il giusto equilibrio tra efficacia e sicurezza di questa strategia CURE. Solo allora potremo prendere in considerazione sperimentazioni cliniche di “cura” negli esseri umani per disattivare il serbatoio dell’HIV. Sebbene questi risultati preliminari siano molto incoraggianti, è prematuro dichiarare che esiste una cura efficace per l’HIV all’orizzonte”.

Articolo originale.

Sapevi che, anche se non devi fare il 730, puoi comunque decidere a chi destinare il tuo 5 per 1000?

Anche i contribuenti che non devono presentare la dichiarazione dei redditi possono scegliere di destinare l’otto, il cinque e il due per mille dell’IRPEF utilizzando l’apposita scheda.

Per destinare il tuo 5×1000 è necessario porre la propria firma in uno dei cinque riquadri che figurano sui modelli di dichiarazione e scrivere il codice fiscale dello specifico ente scelto.

Ad esempio, se scegli di devolvere il tuo 5×1000 a Plus aps e sostenere il PrEP Point e il BLQ Checkpoint, dovrai firmare il riquadro che riporta la dicitura “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale…” e scrivere il nostro codice fiscale: 91341670379.

Scarica il modello di scheda per la scelta della destinazione del 5 per mille (MODELLO AGENZIA DELLE ENTRATE) e consegnalo in busta chiusa presso lo sportello di un ufficio postale, tramite un intermediario (Caf o professionista) o attraverso il servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate.

Basta una firma e il nostro codice fiscale per donare il tuo 5×1000 e per aiutarci a costruire un futuro senza HIV.

Sandro Mattioli
Plus aps

Comunicazione agli Iscritti e alle Iscritte a Plus
alle Istituzioni ed Enti
alle Associazioni di Pazienti e di lotta contro HIV
alle persone sierocoinvolte
a chiunque sia interessato/a

In occasione del primo anniversario della scomparsa di

Stefano Pieralli

il giorno 16 aprile 2024 alle ore 17,45 presso la sede dell’associazione Plus in via San Carlo 42/C a Bologna, verrà ricordata la figura del nostro compagno di mille lotte.

Siete tutti invitati.

I nuovi laboratori si pongono in continuità ideale con quelli pensati e condotti per tanti anni da Filippo Porcari e Emanuele Pullega in collaborazione con Plus (HIVoices, Sono Sieropositivo e +o- Diversi), ma vengono proposti in in una veste rinnovata. Pur essendo completamente diversi, sono sempre pensati per dare parola e corpo alle storie di ognuno.

Ai due conduttori storici vanno i ringraziamenti di Plus per averci fornito un bagaglio di esperienze e di emozioni che vengono ora messi a frutto per le persone MSM HIV+ adattando i laboratori alle rinnovate esigenze manifestate dai soci e all’evolversi della società, ma mantenendo stabili gli obiettivi: aiutare le persone MSM che vivono con HIV nel loro percorso di conquista della consapevolezza di sé, del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell’ambito delle relazioni personali sia in quello della vita sociale.

Che cos’è HIVoices?
E’ un laboratorio intensivo e residenziale su sieropositività e identità sessuale. I partecipanti saranno guidati in percorsi esperienziali durante un intero fine settimana e ospitati in un agriturismo sull’appennino emiliano. Le sessioni di lavoro di gruppo saranno condotte da un team di formatori e saranno intervallate da momenti di incontro informale e convivialità.

A chi è rivolto?
E’ rivolto a persone GBMsM (gay, bisessuali, maschi che fanno sesso con maschi) che vivono con HIV, che abbiano un desiderio di crescita personale e voglia di mettersi in gioco in una dimensione di ricerca attraverso l’esperienza, l’ascolto e la condivisione dei vissuti.

Che cosa faremo?
Tutte le proposte esperienziali richiamano diversi ambiti di conoscenza: anatomica, espressivo- corporea, meditativa e artistica. Consentono un apprendimento di tipo sensoriale, emotivo e cognitivo. Favorendo la costituzione dei legami di fiducia tra i partecipanti del gruppo, ci eserciteremo nella conoscenza delle 4 dimensioni dell’esperienza: poter sentire, poter pensare, poter essere, poter fare.

Quali dimensioni dell’esperienza di persone che vivono con HIV+ incontreremo?
I laboratori esploreranno i temi della vergogna e dello stigma, dell’Ombra con cui ciascuno di noi convive, del desiderio di essere nello sguardo dell’altro. Avremo la possibilità di incontrare le fragilità e le risorse più generative nei nostri percorsi di vita.

Info tecniche

Location

Il laboratorio si realizzerà presso la struttura:
Cà Vecchia | Via Maranina 9, 40037 Sasso Marconi BO, Italia (Posizione)

Trattamento di pensione completa in camera doppia o tripla. I pasti saranno consumati presso il ristorante della struttura. I costi per l’eventuale consumo di bevande alcoliche sono a carico dei partecipanti. La struttura fornisce lenzuola e asciugamani. Non sono ammessi animali domestici.

Ai partecipanti è richiesta una presenza continuativa per l’intera durata del laboratorio.

Come raggiungere la struttura

L’associazione mette a disposizione un pullman sia per l’andata che per il ritorno:

Partenza: da Bologna venerdì 19 aprile, alle ore 16:00, dalla sede di Plus (Il Blq CheckPoint), in via San Carlo 42/C.
Ritorno: da Cà Vecchia domenica 21 aprile alle ore 17 circa, con arrivo a Bologna previsto per le ore 19.

Se preferisci raggiungere la struttura con mezzi autonomi, comunicacelo sulla scheda di adesione.
In questo caso, è necessario che tu arrivi a Sasso Marconi entro le ore 18.00 di venerdì 19 aprile.

Costo

Il costo per la partecipazione al corso, comprensivo di alloggio e vitto per l’intera durata di tre giorni, presso la struttura, è di 50 euro. Restiamo a tua disposizione per qualsiasi chiarimento o ulteriore informazione.

Scadenza iscrizioni

Tutte le iscrizioni devono pervenire entro e non oltre lunedì 8 aprile 2024.

La conferma della partecipazione al laboratorio verrà inviata al raggiungimento del numero minimo di partecipanti e comunque non oltre venerdì 12 aprile 2024.

Qualora le richieste di partecipazione fossero superiori ai posti disponibili, verrà operata una selezione in base ai seguenti criteri prioritari: A) la data di invio scheda iscrizione/bonifico B) le motivazioni personali all’iscrizione da indicare sulla scheda di adesione

Come iscriversi al laboratorio

Per potersi iscriversi al laboratorio, bisogna effettuare il pagamento della quota €50 tramite bonifico bancario sul seguente IBAN intestato a Plus aps: IT57B0623002402000057898117 Causale: Erogazione liberale

Ricordati di specificare la causale indicata sopra durante la transazione. Una volta effettuato il bonifico, inviaci cortesemente una conferma di pagamento insieme alla scheda di adesione

Scheda di adesione

Scarica la scheda di adesione. Stampala e compilala in tutte le sue parti. Puoi inviarci una scansione o una foto fatta dal cellulare all’indirizzo info@plus-aps.it

Scarica le info

Se preferisci, scarica tutte le info del corso sopra descritte in formato PDF

Iniziativa realizzata da PLUS Aps con il supporto non condizionato di ViiV Healthcare


I Laboratori di Plus: io c’ero e dico che…
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La plenaria di oggi era una cosa stranissima, difficilissima per virologi. Quasi sicuramente non avrei capito niente, per cui ho deciso di usare questo tempo per farmi qualche chilometro nella sala dei poster. Quest’anno, infatti, i poster – che sono abstract degli studi accettati, non cartelloni promozionali di qualcuno – sono tornati ad essere cartacei, qualcuno ha decido di usare una specie di stoffa sintetica al posto della carta, oltre a inviare un pdf per chi preferisce leggerli dal laptop.

Ognuno degli abstract inviati alla conferenza, sono sottoposti al giudizio di 10 revisori e, ciò nonostante, alcuni lavori sono decisamente insoliti… almeno per un attivista italiano. Ho trovato diversi abstract interessanti, notizie buone e altre meno. Quindi cominciamo con le buone, giusto?

Lo studio Cannabis use enhances mucosal immunity and and the microbiome in individuals with HIV, presentato dalla facoltà di medicina dell’università del Minnesota riguarda la cannabis e il buon lavoro che fa nel proteggere il microbioma e l’immunità delle mucose. Quindi, cari amici con HIV, ok che abbiamo avuto questa sfiga ma possiamo spararci canne come se piovesse. Sembra infatti che la cannabis abbia proprietà di ridurre lo stato infiammatorio e le alterazione del microbioma.

Uno studio importante e che va nella giusta direzione rispetto a quanto già detto sull’uso della doxy come pep per le IST, è Impact of Doxycycline as STI PEP on the gut microbiome, che cerca di capire cosa succede al nostro intestino assumendo quell’antibiotico. Il follow up è di circa 6 mesi per cui serviranno altri studi, ma per ora sembra non alteri in maniera significativa la flora batterica intestinale, tuttavia anche questo studio pone il dubbio perché accomuna le dosi di doxy PEP a un accumulo di ARG (antibiotic resistance genes) pur dicendo anche che servono ulteriori studi… insomma occhio a non fare troppo gli americani: funziona, lo uso.

Lo studio della Johns Hopkins su MSM sexworker (sic!), Optimizing PrEP outcomes for MSM who sell sex: the role of stigma, violence and menthal health, ci dice che in questa popolazione lo stigma è associato a un calo di aderenza nella PrEP orale daily, ma anche all’incremento di interesse per la PrEP long acting iniettiva. Quindi lo stigma è una barriera per l’accesso ai servizi sanitari. Aggiungo che una delle principali Università al mondo fa studi su prostituti maschi… la mente va alla persistente ignoranza cogliona presente nel nostro Paese dove non vengono neppure presi in considerazione… se e no si parla di sexworker donne, possibilmente cis.

Declines in HIV testing and diagnosis: unanticipated consequences of the Trump administrations’ 2019 sicuramente ha attirato la mia attenzione. Sta a vedere che Trump ha causato problemi anche in questo campo, nel caso stupirebbe quel “conseguenze inattese…”. Il programma di Trump sulla salute sessuale e riproduttiva era ben centrato sull’impedire l’aborto, da quel che ricordo. A quanto pare tutte le sue tirate sui valori della famiglia e bla bla bla hanno ottenuto una ripresa della corsa di HIV a seguito di un calo di test e un aumento di diagnosi. Fidatevi di questi esaltati conservatori!

Lo studio Long acting ART in a community Health Center, parla già da solo. Come ho letto il poster ho commentato ad alta voce “si può fare allora!”, si basta avere un sistema sanitario collaborativo e non chiuso a riccio sulla conservazione del proprio potere. Infatti lo studio evidenzia una collaborazione multidisciplinare che ha ottenuto un buon risultato. In sintesi i pazienti con HIV hanno fatto le iniezioni di cabotegravir e rilpivirina long acting in un centro di comunità. Lo studio rileva un alto tasso di mantenimento della soppressione virale e, cosa che preoccupa gli ospedali, un alto tasso di puntualità da parte dei pazienti.

Meno bello lo studio Older adult living with HIV have low expectation regarding aging, despite improved survival, mette il dito nella piaga e conferma quello che vado dicendo da tempo. E’ vero che viviamo più a lungo ma avremo una vita meno in salute dei pari età senza HIV. Per cui mi sembra ipocrita parlare oggi di aspettativa di vita – che ovviamente è un dato positivo – sarebbe più etico e corretto fare valutazioni sulla qualità della vita dopo anni che HIV ci gira dentro. Anzi lo studio lascia chiaramente intendere che il problema prescinde il numero di anni dalla diagnosi. Per cui sono necessari interventi relativi alla salute fisica e mentale di persone che spesso devono fronteggiare sindromi depressive, mancanza di supporto familiare o sociale, ecc.

Lo studio Effects of recent air pollution exposure on cognition, inflammation and neurodegeneration in HIV penso che parli da solo. Questo studio associa il comune inquinamento dell’aria all’incremento di marker infiammatori e al decadimento cognitivo, induce una risposta immunitaria nelle persone con HIV. Quindi rega tutti a Gran Canaria dove l’aria oceanica è più pulita e gli uccelli volano.

C’è poi lo studio, molto meno bello, Residual HIV viremia double CVD incidence indipendent of classical risk factor, dove, in pratica, si sostiene un’altra cosa che dico in giro da tempo: HIV è un rischio cardio vascolare in sé, che si aggiunge agli altri fattori di rischio. Anche con una viremia residuale comunemente detta non rilevabile. Infatti lo studio ha trovato marker infiammatori specifici alcuni dei quali sono presenti anche in popolazione senza HIV che ha avuto malattie cardio vascolari. Lo studio individua nella viremia residua il problema.

Da ultimo cito un case study relativo a un ragazzo di 23 anni in PrEP con i long acting iniettivi, ovviamente HIV negativo che ha dovuto interrompere le iniezioni alla quinta somministrazione a causa della perdita della tutela assicurativa. Dopo sei mesi si ripresenta in clinica per riprendere la PrEP iniettiva, fa un test anticorpale che risulta negativo e, dopo 20 giorni, riprende il trattamento. Dopo i soliti 28 giorni il ragazzo di ripresenta per il secondo set di iniezioni e ovviamente rifà il test per HIV che, poco dopo, viene restituito dal laboratorio con esito reattivo agli anticorpi e positivo al test HIV RNA con 451 copie/ml.
Due giorni dopo inzia la ART. Chiaramente lo hanno rivoltato come un calzino, esami su esami anche per studiare la sua situazione per futuro visto che, per fortuna, è molto rara. Esami sulla concentrazione del farmaco nel plasma, esami sulle resistenze che sono purtroppo arrivate, di farmacocinetica. Che dire… sappiamo tutti che il sistema sanitario USA fa acqua da tutte le parti ma questi non si rassegnano, che le assicurazioni così come gli ospedali antepongono il profitto alla salute, ecc. però è sempre qualcosa che fa resta basiti.

Di seguito trovate le foto che ho fatto ai poster, così potete darci un’occhiata anche voi.

Dopo questa vado al Bubba Gump Shrimp Co e urlo io mi chiamo Forrest Gump.

Sandro Mattioli
Plus aps