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Non devi prendere la PrEP esattamente alla stessa ora e allo stesso minuto, ma scegliere un orario e cercare di rispettarlo ogni giorno ti aiuterà a rispettare una routine.

Se fai la PrEP giornaliera, un ritardo di due ore nel prendere la PrEP è tollerabile perché hai abbastanza principio attivo in corpo.

Nel regime on demand invece è più importante rispettare l’orario perché si ha meno principio attivo in corpo.

Se hai avuto un rapporto a rischio HIV e hai saltato la dose daily o l’hai assunta in ritardo nel regime on demand, valuta di andare in un pronto soccorso di un ospedale con il reparto di malattie infettive per chiedere la PEP.

Se non hai avuto rapporti a rischio, assumi la PrEP appena te ne ricordi.

La PrEP protegge dall’HIV. Per ridurre il rischio di contrarre altre infezioni sessualmente trasmesse (IST) come chlamydia, gonorrea o sifilide, dovresti utilizzare anche il preservativo.

Le altre ITS sono curabili, ma alle volte possono causare sintomi spiacevoli, alcuni dei quali molto gravi.

Questo è uno dei motivi per i quali l’infettivologo/a che ti prescrive la PrEP, ti fa anche eseguire dei controlli frequenti per tutte le IST.

Tenofovir ed emtricitabina (i due principi attivi contenuti nella pasticca che si prende per la PrEP) non presentano interazioni con molti altri farmaci. 

Si parla di “interazione” quando l’assunzione di due o più farmaci insieme provoca problemi o effetti collaterali.

Dovresti sempre riferire gli altri medicinali che prendi al tuo medico (anche quello di base) . Puoi chiedere anche al farmacista. Di’ loro che assumi la PrEP e controlleranno se ci sono interazioni con i medicinali da banco.

Puoi anche consultare il sito hiv-druginteractions.org della Università di Liverpool che presenta in forma grafica le interazioni degli antiretrovirali con i più importanti farmaci (qui trovi un elenco delle interazioni per l’emtricitabina/tenofovir)

Una interazione importante è tra il tenofovir e gli anti-infiammatori non steroidei, soprattutto il diclofenac. Assunti assieme possono causare seri problemi ai reni. Altri medicinali dello stesso genere e che contengono ibuprofene o naprossene possono causare lo stesso problema. Evita di usare questi farmaci mentre assumi la PrEP oppure avverti il tuo medico se senti la necessità di prenderli.

Per le persone transessuali che fanno la PrEP, non ci si aspettano interferenze con l’efficacia del trattamento ormonale.

Lo studio iFact  ha esaminato le interazioni tra PrEP e terapia ormonale e ha concluso che:

1. l’emtricitabina/tenofovir non riduce i livelli di ormoni nelle donne trans;

2. è importante per l’efficacia della PrEP che le donne trans che prendono estradiolo la assumano ogni giorno (non “on-demand”) perché l’estradiolo riduce la concentrazione di tenofovir nel sangue.

La PrEP è un farmaco che protegge dall’HIV

Impedisce al virus di riprodursi nel corpo ed evita di contrarre l’infezione. PrEP sta per profilassi (ossia prevenzione) pre-esposizione. Consiste nell’assunzione di una compressa prima e dopo un evento a rischio HIV, come rapporti sessuali senza preservativo o la condivisione di siringe per utilizzare sostanze.

La PrEP è usata da persone che non hanno l’ HIV (sieronegative), per non prendere l’HIV e non diventare HIV-positive (o sieropositive)

La PrEP non va confusa con la PEP o profilassi post-esposizione che consiste invece nel prendere farmaci contro l’HIV entro poche ore da un episodio a rischio di infezione per evitare di contrarre il virus.

Dove ci si procura la PrEP

La PrEP è composta dall’associazione, in un’unica compressa, di due principi attivi – tenofovir DF ed emtricitabina. La pastiglia originale si chiama Truvada® ed è prodotta da Gilead Sciences. In Italia però si utilizza il farmaco generico prescritto da un infettivologə.

La PrEP è per tutt*

La PrEP protegge dall’HIV tutte le persone, di tutte le identità di genere e di tutti gli orientamenti sessuali.

Se sei una una donna cisgender, un uomo trans o una persona con la vulva assumi una compressa al giorno per 7 giorni prima di fare sesso e interromperla 7 giorni dopo l’ultimo rapporto sessuale: il farmaco ha bisogno di tempo per essere efficace nei tessuti vaginali. Segui questa modalità anche nei seguenti casi:

  • utilizzi di sostanze iniettive
  • assumi una terapia ormonale per l’affermazione di genere a base di estradiolo esogeno.

Se sei un maschio cis, una donna trans e una persona col pene che non assume estradiolo esogeno, puoi prendere la PrEP anche al bisogno.

La PrEP non è solo per chi non usa il preservativo

È per chi vuole una protezione in più, per chi non riesce o non può negoziare l’uso del preservativo e per chi fa sesso con partner HIV il cui virus non è ancora controllato dalla terapia.

In PrEP si fanno esami periodici per le altre infezioni sessualmente trasmissibili

La PrEP protegge solo dall’HIV. Per questo si fanno test per sifilide, epatite C, gonorrea e clamidia. Così un’eventuale infezione è curata rapidamente. Inoltre in PrEP vengono consigliati ivaccini epatite A, epatite B e papilloma virus (HPV), che a seconda della regione sono gratuiti per alcune categorie di persone.

La PrEP è sicura

Gli effetti indesiderati della PrEP sono rari e reversibili.

Perché la PrEP è importante

  • Non fa prendere l’HIV e permette così di fare sesso con più serenità;
  • Grazie al protocollo sanitario vengono testate anche le altre infezioni: in PrEP hai sotto controllo la tua salute sessuale. Se si ha un’infezione, questa viene scoperta e guarita in modo tale da non passarla ad altre persone;
  • E’ una soluzione che protegge le persone che hanno comportamenti ad alto rischio di infezione da HIV

In Europa, c’è ancora scarsa conoscenza della PrEP tra le donne ma l’interesse ad usare questo importante strumento di prevenzione dell’HIV è più alto proprio tra quelle che hanno un maggior rischio di contrarre l’infezione. A dirlo sono i risultati della indagine “Flash! PrEP in Europe” pubblicati recentemente sulla rivista PLOS One. Lo studio, finalizzato a valutare la conoscenza e l’interesse della PrEP, è stato condotto da Coalition PLUS e AIDES con l’Università di Maastricht e la collaborazione di numerose associazioni europee, tra cui le italiane Fondazione LILA Milano, la sede milanese di Lila e Plus: i risultati pubblicati sulla prestigiosa rivista PLOS One riguardano 678 donne che hanno partecipato all’indagine da 12 paesi europei. 

Tra le partecipanti, solo il 46,8% (pari a 317 donne) ha dichiarato una conoscenza pregressa della PrEP. Per quanto riguarda l’interesse a usare la PrEP, 122 donne (18,0%) hanno dichiarato che “probabilmente” o “sicuramente” sarebbero interessate all’uso della PrEP. L’interesse per la PrEP varia in base al paese e va dallo 0,0% (nei Paesi Bassi) al 40,0% (in Danimarca), tuttavia queste percentuali dovrebbero essere interpretate con cautela a causa delle piccole dimensioni del campione in entrambi i paesi. 

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Da notare, invece, che la percentuale delle donne interessate a usare la PrEP sale al 40,0% tra coloro che avevano un oggettivo elevato rischio di essere esposte all’HIV (valutato utilizzando criteri di rischio stabiliti seguendo le linee guida EACS e CDC). 

In dettaglio, un maggiore interesse per la PrEP si registra tra le donne di età più giovane (18-29 anni), tra chi sente di essere in una difficile condizione finanziaria, tra le donne migranti da sud a nord, tra le donne single, tra chi ha subito abusi sessuali, tra coloro che pensano di avere un rischio per HIV piuttosto alto o alto e anche tra coloro che effettivamente e oggettivamente hanno un rischio alto o piuttosto alto. 

 Adjusted Odds Ratio
(di quanto aumenta l’interesse della PrEP in questo gruppo rispetto al controllo)
Intervallo di confidenza
(in che range varia il risultato a seconda della affidabilità del gruppo coinvolto)
Età più giovane (18-29 anni rispetto a 40 o più anni)1,911,07-3,41
Condizione finanziaria auto-percepita difficile (rispetto a decente o buona)1,841,09-3,11
Migrante da sud a nord (rispetto a non migrante)2,871,05-7,89
Single (rispetto a in una relazione)1,931,23-3,03
Storia di abusi sessuali (rispetto a non averla)1,861,17-2,97
Rischio di HIV percepito alto o piuttosto alto (rispetto a basso o piuttosto basso)3,211,32-7,81
Rischio di HIV oggettivo alto o piuttosto alto (rispetto a basso o piuttosto basso)2,491,42-4,35
Fattori associati a un maggior interesse per la PrEP

Il fatto che le donne che si percepivano ad alto o piuttosto alto rischio per HIV abbiano riferito un maggiore interesse per la PrEP supporta risultati precedenti secondo cui la percezione del rischio di HIV è un importante fattore di interesse per la PrEP. In altre parole, essere interessate a fare la PrEP è già una indicazione che la PrEP per quella persona può essere utile. Va anche considerato che percepirsi ad alto rischio può svolgere un ruolo importante nell’aderenza alla PrEP, come risulta chiaro anche dai dati relativi ai programmi di implementazione della PrEP negli Stati Uniti. 

È importante sottolineare, tuttavia, che in questo campione la maggior parte delle donne che sono state considerate ad oggettivo rischio per l’HIV non erano interessate all’uso della PrEP (51 su 85 o 60%). Inoltre, il 63% (n = 32) ha valutato il proprio rischio di HIV come “basso” o “piuttosto basso”. Questi risultati suggeriscono che è necessario creare le basi informative per far sì che le donne possano valutare meglio il loro rischio di HIV e per identificare e attuare strategie di riduzione del rischio adatte.

Flash! PrEP in Europe è un progetto di ricerca condotto da Coalition PLUS e AIDES, in collaborazione con l’Università di Maastricht, l’Universidad Autónoma de Madrid e le seguenti associazioni europee: Aids Fondet, Deutsche AIDS Hilfe, GSSG, ATH Checkpoint, HIV Ireland, Plus APS, Fondazione LILA Milano, Soa aids Nederland, GAT, ARAS, BCN Checkpoint, Apoyo positivo, Adhara Sevilla, Groupe Sida Genève, and Terrence Higgins Trust.

È da più di un anno che ho iniziato questo mio cammino di consapevolezza nel mondo della PrEP: è nato per caso, parlando con delle persone che già seguivano  il trattamento. Ho deciso di approfondire e ho scoperto che allo Spallanzani di Roma era già attivo questo servizio.

La cosa che più mi ha spinto ad intraprendere questo percorso è stata il senso di sicurezza che mi ha finalmente dato nell’affrontare il sesso occasionale. Al di là dell’uso del profilattico oppure no, tu sei consapevole del tuo stato di salute, grazie a tutti i controlli trimestrali per le infezioni sessualmente trasmissibili più diffuse e i vaccini (epatite A e B e HPV) ai quali vieni sottoposto.

Io non ho mai avuto problemi o effetti collaterali. La funzionalità renale è sempre la stessa, e continuerò così perché per me la PrEP è sinonimo di responsabilità e sicurezza.

Claudio


Perché testimoniare sulla PrEP?

Gli studi scientifici concordano sull’efficacia della PrEP come strumento di prevenzione contro HIV e IST. Nonostante questo, non riusciamo ancora a liberarci da alcuni obsoleti pregiudizi che si impongono nelle pratiche sessuali delle persone. 

Un aiuto potrebbe arrivare dalle testimonianze di persone che utilizzano la PrEP; il punto di vista del vissuto emotivo potrebbe avvicinare alla PrEP senza stigmatizzare chi ne fa uso.  

Stai valutando la PrEP oppure la utilizzi già da un po’?   Se anche tu vuoi condividere la tua testimonianza, scrivi un testo (300/500 parole) e inviacelo a info@prepinfo.it.  

  Puoi raccontarci perché hai scelto la PrEP e cos’è cambiato nella tua vita sessuale, ma anche, più semplicemente, come hai scoperto questo metodo preventivo, quale centro te l’ha prescritto e come ti sei trovato/a. Puoi anche farti ispirare da chi ha già condiviso la sua storia.

Preferiremmo che le testimonianze non fossero anonime: per creare un’onesta discussione pubblica sulla PrEP e sulla salute sessuale la trasparenza è importante

Ci piacerebbe, dunque, che tu includessi una tua foto e il tuo nome nome, o anche un nick name. 

Capiamo però che per alcune persone non è facile esporsi: in questo caso nella tua testimonianza potresti motivare perché hai scelto l’anonimato; così da sottolineare quanto sia ancora presente lo stigma verso le scelte sessuali delle persone.  

Un grande studio internazionale ha dimostrato che è possibile prevenire in alcuni casi l’infezione da HIV con infusioni di una proteina particolarmente potente nota come anticorpo neutralizzante ad ampio spettro, anche se probabilmente sarà necessaria una combinazione di proteine ​​diverse e più potenti per bloccare tutti i ceppi del mutevole virus.

Secondo il leader della sperimentazione Dr. Larry Corey, acclamato virologo e professore presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, i risultati degli studi Antibody Mediated Prevention, o AMP, resi noti il 26 gennaio sono una importante “prova di principio” che dimostra che è possibile bloccare l’HIV con infusioni bimestrali di questi anticorpi.

I risultati provengono da un paio di studi AMP che dal 2016 hanno arruolato 4.623 volontari in quattro continenti. Lo studio è stato progettato per valutare se un singolo anticorpo neutralizzante ad ampio spettro, noto come VRC01, potesse essere somministrato in modo sicuro mediante flebo endovenosa e per fornire informazioni dettagliate sulla capacità di bloccare l’infezione da parte di diversi ceppi di HIV.

Per anni, i ricercatori che lavoravano per trovare un vaccino contro l’HIV sono stati ostacolati dalla capacità dell’HIV di superare una serie di anticorpi che il nostro sistema immunitario normalmente utilizza per controllare i virus invasori. L’AMP è stato istituito per testare se le infusioni di un anticorpo neutralizzante ad ampio spettro – uno che l’HIV non poteva facilmente eludere attraverso la mutazione – potevano bloccare nuove infezioni.

L’ anticorpo VRC01 è stato originariamente scoperto nel sangue di un paziente affetto da HIV e prodotto in serie in laboratorio come un cosiddetto anticorpo monoclonale. È lo stesso processo utilizzato per trattare i pazienti COVID-19 con anticorpi prodotti in laboratorio che prendono di mira la proteina spike del coronavirus.

Gli studi hanno rilevato che questo anticorpo ha bloccato completamente circa il 30% dei ceppi di HIV circolanti nelle comunità in cui sono state testate le infusioni, ma non era abbastanza potente da bloccare l’altro 70% dei ceppi, e quindi di per sé non è un candidato efficace per la prevenzione di HIV.

Apre il campo per lo sviluppo 

Di conseguenza, ha spiegato Corey, questo studio ha dimostrato che, proprio come sono necessarie combinazioni di diversi farmaci antiretrovirali per trattare l’HIV, combinazioni di anticorpi più potenti, compresi alcuni scoperti dal lancio dello studio AMP, potrebbero essere in grado di prevenirlo. Sono già in corso le prime sperimentazioni per testare questi cocktail di anticorpi su volontari umani.

“Questa prova ha avuto un successo incredibile. Apre il campo per lo sviluppo di cocktail di anticorpi monoclonali”, ha detto Corey oggi durante una conferenza stampa prima di Research for HIV Prevention, una conferenza internazionale sulla scienza della prevenzione dell’HIV che si apre online il 27 gennaio.

In un’intervista, Corey ha detto che i risultati dello studio gli hanno dato un senso di déjà vu, perché decenni fa ha svolto un ruolo chiave nelle sperimentazioni dell’AZT, il primo antivirale trovato per inibire l’HIV, il virus che causa l’AIDS. Quel farmaco, di per sé, si è dimostrato efficace nel bloccare l’HIV, ma in molti casi può essere sopraffatto nel giro di pochi mesi da ceppi del virus in rapida mutazione capaci di aggirarlo. 

Per inscatolare il virus in rapida evoluzione, gli scienziati si sono resi conto che avrebbero avuto bisogno di combinazioni di diversi farmaci per l’HIV e quella scoperta ha portato in pochi anni a regimi a tre farmaci a metà degli anni ’90 che hanno trasformato l’HIV da una condanna a morte a una malattia cronica gestibile.

Lo studio AMP sottolinea perché l’HIV è un virus così “formidabile”, ha detto Corey, ma a suo avviso la scoperta più importante dello studio è che ha permesso di avere per la prima volta una soglia misurabile che indica quando gli anticorpi monoclonali funzionano e quando no.

Un test – sviluppato dal Dr. David Montefiore del Duke Human Vaccine Institute – può misurare la potenza della capacità di un determinato anticorpo di bloccare l’HIV. Lo studio AMP ha scoperto che se un anticorpo raggiunge una certa soglia di potenza contro un ceppo di HIV, lo blocca; se fosse più debole di quel livello, l’anticorpo fallirebbe.

Lo studio ha mostrato che l’anticorpo ha raggiunto la soglia contro il 30% dei ceppi di HIV che ha incontrato, ma non era abbastanza potente da fermare altri ceppi. È importante sottolineare che lo studio ha rivelato che la forza necessaria affinché l’anticorpo agisca contro tutti i ceppi di HIV dovrebbe essere circa 10 volte più potente di VRC01.

Corey ha detto che questo risultato è estremamente importante per la progettazione di futuri farmaci per la prevenzione dell’HIV.

“Il test era capace di predire perfettamente cosa funzionava e cosa no”, ha detto Corey. “Ora possiamo usare questo test per definire un più potente anticorpo neutralizzante ad ampio spettro.”

Durante la conferenza stampa, Corey ha indicato diversi nuovi studi che stanno testando se forme più potenti di VRC01 o combinazioni di anticorpi neutralizzanti ancora più potenti identificati dal 2016 potrebbero essere abbastanza forti da prevenire l’infezione. Sono compresi studi su una versione ad azione prolungata di VRC01 e prove iniziali sull’uomo di combinazioni di due o tre diversi anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro.

“Possiamo usare questo test per sviluppare anticorpi neutralizzanti ad ampio spettro più potenti, e probabilimente con questo strumento può essere più facile cercarne di nuovi che siano migliori, più potenti e più economici”, ha detto Corey.

Sponsorizzato dal NIAID, lo studio ha abbracciato quattro continenti

AMP è stato sponsorizzato dall’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive statunitense (NIAID) e ha arruolato volontari in sperimentazioni parallele. Gli studi sono stati condotti in collaborazione da due organizzazioni supportate dal NIAID, l’HIV Vaccine Trials Network o HVTN, che ha sede presso il Fred Hutch Research Center, e l’HIV Prevention Trials Network o HPTN, un’organizzazione sorella nella Carolina del Nord. Uno studio negli Stati Uniti, in Sud America e in Svizzera ha reclutato uomini e persone transgender che hanno rapporti sessuali con uomini. Uno studio complementare ha arruolato donne in sette paesi dell’Africa subsahariana.

Poiché VRC01 non è stato in grado di bloccare tutti i ceppi nello studio AMP condotto da HVTN, è stato riscontrato che l’anticorpo riduce le infezioni complessive da HIV del 27%. Nello studio nell’Africa subsahariana – che ha una famiglia diversa di ceppi di HIV – era del 9%.

Il dottor Carl Dieffenbach, che dirige la ricerca sull’AIDS al NIAID, ha affermato che lo studio AMP ha consolidato la nostra comprensione del controllo degli anticorpi dell’HIV e ha fatto alcune scoperte rivoluzionarie che informeranno i futuri sforzi di prevenzione.

“Innanzitutto, ha dimostrato che le infusioni di questo anticorpo neutralizzante ad ampio spettro erano sicure. Ci sono state circa 44.000 infusioni nel corso di questo studio in più continenti – ha detto in un’intervista– Ci dà davvero un controllo su un paio di cose. Ci dice quale livello di neutralizzazione è necessario per fornire protezione. Ci dice anche la quantità di anticorpi che dovremmo indurre con la vaccinazione”.

Dr. Shelly Karuna, medico dello staff senior di Fred Hutch ha anche fatto un confronto dei risultati delle prove AMP con i primi studi dell’AZT.

“Non era perfetto, ma cerchiamo di non fare che il ‘perfetto’ diventi nemico del ‘bene’ – ha detto – Questo anticorpo monoclonale imperfetto ma buono, VRC01, è promettente per il campo”.

Sebbene i ricercatori stiano anche scoprendo che nuove formulazioni orali e iniettabili di combinazioni di farmaci antivirali, o PrEP, sono efficaci nel fornire una protezione duratura contro l’HIV, Karuna ha detto che il controllo di questa pandemia richiederà una cassetta degli attrezzi con molte opzioni.

“Rispetto a certe caratteristiche, gli anticorpi sono unici”, ha detto. “Possono anche collaborare con il nostro sistema immunitario. Possono completare la nostra risposta immunitaria “.

Gail Broder, senior community engagement project manager per lo studio AMP, ha affermato che sono necessari studi futuri per trovare le migliori combinazioni di anticorpi in grado di bloccare l’HIV, in modo simile al modo in cui fanno le combinazioni di farmaci antivirali.

Ha detto che uno degli aspetti più notevoli dello studio è che questi test così ampi e complessi potrebbero essere condotti in tutto il mondo. Più di 4.500 partecipanti hanno acconsentito a regolari esami del sangue per l’HIV e infusioni di anticorpi ogni otto settimane per due anni. Sono stati divisi in gruppi che hanno ricevuto uno dei due dosaggi degli anticorpi o un placebo. Nonostante tutto quel lavoro e l’incertezza, gli studi sono stati rapidamente arruolati completamente e hanno avuto un tasso di ritenzione – la percentuale di partecipanti che ha completato il numero previsto di visite – superiore al 90%.

“Possiamo uscire da questo processo con una grande speranza”, ha detto Broder. “Ci ha dato un segnale molto chiaro di dove sta andando questo approccio alla prevenzione dell’HIV”.

traduzione dell’articolo originale in inglese: HIV antibody trial results offer ‘proof of concept’

What is PrEP? 

PrEP stands for Pre-Exposure HIV Prophylaxis. It’s a medicine that prevents HIV infection. By taking a pill before and after sex, you are protected against HIV.  

Where can I find PrEP in Italy? Is it free in Italy? 

In order to get PrEP in Italy you need a prescription, which is given by a doctor specialized in infectious diseases (infettivologo in Italian). The clinics provides PrEP for free. You can find Italian PrEP providers in this page:

Which tests will the infectious doctor prescribe you?

Periodically the doctor prescribes you kidney tests because because PrEP could cause kidney problems. From our experience this is very rare, but if there are problems, you have just to stop taking PrEP and your kidney functions will return as before. The doctor also prescribes periodic tests for HIV, gonorrhea, chlamydia and syphilis.

Is there a charge for the visit and tests with the infection disease specialist?

It depends on the clinics.