Al “The Liver Meeting” della American Association for the Study on Liver Diseases (AASLD) tenutosi a Washington, DC, il 20-24 ottobre 2017, Filippo von Schloesser, presidente di Nadir onlus, ha intervistato Alessio Aghemo (Milano, Humanitas), Giovanni B Gaeta (Napoli, II Università di Napoli) e Erika Villa (Modena, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) sui principali temi della conferenza. La rivista Delta riporterà un articolo.
Plus onlus ha realizzato una brochure informativa sull’epatite C, infezione che può colpire i maschi gay che si espongono a particolari situazioni a rischio di trasmissione. La brochure è stata realizzata nell’ambito del progetto EasyHCV condotto in collaborazione con il San Raffaele di Milano e con un contributo non condizionato da parte di Abbvie.
È possibile scaricare la brochure in formato pdf cliccando qui: EasyPlus Brochure HCV.
Di seguito il testo della brochure.
EPATITE VIRALE C Conoscila per proteggerti
Edizione di aprile 2016
EPATITE C
Il termine epatite significa “infiammazione del fegato”, e può essere dovuta a cause diverse: virus, farmaci, alcool ecc.
La lettera “C” indica il tipo di virus responsabile, la cui sigla completa è HCV (“Hepatitis C Virus”: virus dell’epatite C). Prima dell’identificazione del virus, avvenuta nel 1989, l’epatite C era definita come “epatite non A non B”.
IDENTIKIT DELL’HCV
L’HCV è un virus che si replica con grande facilità: in una persona con infezione cronica si possono produrre anche 1000 miliardi di particelle virali al giorno. Questo ha due conseguenze: la trasmissione del virus è relativamente facile, e replicandosi il virus cambia, cioè ha delle mutazioni genetiche che spiegano perché ne esistano così tanti tipi.
L’HCV è in grado di sopravvivere nell’ambiente anche per diverse ore e purtroppo è in grado di sfuggire alle difese dell’organismo grazie alla capacità di modi care rapidamente i propri componenti, ossia le proteine dell’involucro.
Sono note almeno sei varianti (genotipi) del virus dell’epatite C, identificati con i numeri da 1 a 6, ciascuna delle quali risponde in maniera diversa alle terapie antivirali.
La più frequente in Italia è il genotipo 1 (circa il 50%).
LA DIFFUSIONE DELL’EPATITE C
Il virus colpisce circa il 3% della popolazione del pianeta e si stima che ogni anno si aggiungano 3-4 milioni di nuovi casi ai 170 milioni di individui che già vivono con l’infezione. Particolarmente elevata è la presenza dell’HCV in Egitto e Camerun.
In Italia si stimano circa 300.000 casi diagnosticati e molti altri devono ancora scoprire l’infezione.
L’HCV, da solo o associato ad altri co-fattori quali alcool o virus dell’epatite B, è il maggior responsabile di cirrosi e di tumore del fegato e causa migliaia di decessi ogni anno. In alcuni gruppi di popolazione ad alto rischio è possibile riscontrare una percentuale elevata di co-infezione HIV/HCV.
Anche grazie a migliori conoscenze delle vie di trasmissione e all’adozione di misure preventive, l’incidenza della patologia da HCV è andata progressivamente diminuendo negli ultimi anni.
COME PUÒ AVVENIRE IL CONTAGIO
In passato le principali fonti di infezione erano le trasfusioni di sangue (prima del 1992) e l’impiego di strumenti non correttamente sterilizzati, quali – ad esempio – le siringhe di vetro riutilizzate e senza aghi a perdere.
Attualmente i controlli sulle donazioni di sangue ed emoderivati nonché l’impiego di materiale sanitario monouso hanno pressoché azzerato queste modalità di contagio.
Tra le procedure che possono provocare il contagio ci sono: lo scambio di siringhe (ad esempio per uso di sostanze), piercing, tatuaggi o trattamenti estetici se praticati in ambienti non idonei e con materiale non monouso. Alcune procedure sanitarie (come le cure odontoiatriche, gli interventi ambulatoriali di piccola chirurgia o gli esami endoscopici) possono essere a rischio ma attualmente le procedure previste sono in grado di eliminare questa possibilità.
Non ci sono casi di trasmissione di HCV nei rapporti sessuali non traumatici. In caso di attività sessuali che possono provocare delle piccole ferite nelle zone genitali (ad esempio il sesso di gruppo, il fisting o i rapporti molto prolungati come quelli che si possono avere quando si assumono sostanze eccitanti), se queste attività vengono fatte senza le dovute precauzioni (preservativo nei rapporti penetrativi, guanti e lubrificanti monouso per il fisting) la trasmissione è possibile.
L’EPATITE C NON PUÒ ESSERE CONTRATTA CON:
Abbracci, coccole, baci
Strette di mano
Tosse, starnuti
Uso comune di servizi igienici e bagni
Uso comune di piscine e saune
Mangiando dallo stesso piatto, con le stesse posate, bevendo dallo stesso bicchiere
Cibo preparato da qualcuno che vive con epatite C
Indossando o lavando gli stessi abiti di un portatore di HCV
Facendo sesso non traumatico o con l’uso del preservativo con una persona con HCV
SITUAZIONI A RISCHIO D’INFEZIONE
Esistono situazioni in cui il rischio di contrarre l’epatite C è più elevato.
L’associazione Italiana Studio Fegato (AISF), ha ben identificato questi gruppi di cittadini (cfr: Comunicato Stampa AISF, Nov. 2006): chiunque abbia sperimentato una o più situazioni elencate nella gura a anco riportata dovrebbe sottoporsi al test per la ricerca degli anticorpi (anti-HCV) perché ogni sforzo deve essere fatto per riconoscere precocemente l’infezione.
In questo processo sono di grande aiuto i medici di famiglia nella selezione delle persone che per comportamento e storia familiare hanno più probabilità di avere contratto l’infezione da HCV.
PERSONE E SITUAZIONI A RISCHIO DEL PASSATO MA ANCHE ATTUALI
Emofilici che hanno assunto concentrati di fattori della coagulazione prima del 1987 (quando sono stati introdotti processi d’inattivazione virale)
Persone che hanno ricevuto trapianto di organi o tessuti da altro donatore no al 1992
Persone che nell’arco della loro vita hanno fatto uso di droghe per via endovenosa anche se occasionale, saltuario e non continuativo
Operatori sanitari e personale di pubblica sicurezza (giusti cato dallo speci co rischio professionale)
Bambini nati da madre positiva agli anticorpi contro il virus dell’epatite C
Persone sottoposte a lunga carcerazione
Persone con crioglobulinemia
Persone che hanno ricevuto trasfusioni o somministrazione di emoderivati prima del 1992
Persone con qualsiasi evidenza di danno epatico e in particolare persone con transaminasi persistentemente sopra la norma
Persone con tatuaggi e piercing eseguiti in ambienti non igienicamente protetti (es. carceri o istituti non certi cati)
Persone immigrate provenienti da regioni a endemia elevata
Persone che sono state sottoposte a emodialisi
Persone con infezione da HIV
COME SI MANIFESTA L’EPATITE C
Quando ci si infetta con l’HCV, si ha innanzitutto un periodo di incubazione che può durare da 2 settimane a 6 mesi (solitamente è di 1-3 mesi).
A questo punto si ha la fase di infezione acuta che in oltre due casi su tre non dà nessun tipo di sintomo, negli altri casi può dare ittero (colorazione giallastra della pelle), dolore al fianco destro, sensazione di malessere e stanchezza oltre ad un importante aumento delle transaminasi.
Dopo questa fase acuta, in alcuni casi (circa il 15-40% secondo diversi studi) si verifica la guarigione spontanea: il virus viene debellato (ma gli anticorpi possono rimanere e si può essere re-infettati) e le transaminasi tornano normali. Molto raramente (in meno di un caso su mille), la fase acuta evolve in epatite fulminante che può portare alla morte in breve tempo.
Dopo la fase acuta, chi non guarisce spontaneamente (il restante 60-85% dei casi) sviluppa un’infezione cronica da HCV. Questa fase può durare per anni senza sintomi evidenti: alcune persone lamentano uno stato di fatica e malessere ma è difficile che venga collegato all’infezione. Se non viene trattata, l’epatite C cronica in 10-20 anni evolve in cirrosi (uno stato in cui il tessuto del fegato è danneggiato e il fegato funziona male). Ogni anno, il 4-6% delle persone con cirrosi sviluppa un tumore al fegato.
Nelle persone che hanno anche una infezione da HIV, la progressione della malattia è più rapida.
Quando presenti, i sintomi comprendono:
affaticamento
dolore alle articolazioni
prurito
dolore muscolare
ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi)
urine scure
nausea
vomito
febbre
L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE
Diagnosticare in fase precoce l’infezione da epatite C consente di guadagnare tempo prezioso e adottare con la massima tempestività le strategie terapeutiche necessarie, ottimizzandone l’efficacia.
La diagnosi viene effettuata seguendo diversi passaggi che consentono anche di comprendere in quale stadio della malattia ci si trova.
SCOPERTA DEGLI ANTICORPI Esame anti-HCV, cioè l’individuazione degli anticorpi al virus HCV. Recentemente si è reso disponibile un dispositivo molto comodo da usare, ovvero un test effettuato sulla saliva che in pochi minuti offre una risposta rapida ed affidabile per stabilire la presenza di anticorpi anti-HCV (non sono contagiosi!).
IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS NEL SANGUE Esame HCV RNA, qualitativo e quantitativo che rispettivamente indica la presenza del virus e la sua quantità nel sangue.
GENOTIPIZZAZIONE La classificazione del virus all’interno delle tipologie note.
FUNZIONALITÀ DEL FEGATO Transaminasi e γ-GT ed altri esami specifici.
STADIAZIONE DELLA MALATTIA Biopsia epatica o fibroscan (strumento che indica l’ispessimento o cicatrizzazione del fegato). Necessaria per valutare in modo preciso l’entità del danno epatico utile a definire il programma terapeutico più adeguato.
LA GESTIONE DELLA MALATTIA
L’epatite C è una malattia cronica, che può condurre a gravi complicanze epatiche, quali la cirrosi e il tumore del fegato. Tuttavia, una gestione adeguata della malattia consente di ridurre complicazioni e rallentare il corso della malattia.
Svolgere un’attività fisica, anche moderata, aiuta a sentirsi più in forma, riduce lo stress e la depressione, attenua i dolori, aumenta l’appetito e permette di mantenere un peso corporeo adeguato.
È però importante sapere che l’obesità può accelerare il processo di fibrosi dovuto all’infezione del virus dell’HCV.
In particolare, una persona con epatite C dovrebbe:
Mantenere uno stile di vita sano
Seguire un’alimentazione equilibrata
Compiere esercizio fisico regolare
Riposare quando necessario
Evitare il consumo di alcool e di sostanze stupefacenti
Essere in cura da un epatologo, infettivologo, gastroenterologo
Seguire i trattamenti farmacologici prescritti e rispettare gli appuntamenti di controllo.
LA TERAPIA
L’approccio terapeutico per curare l’epatite C prevede la somministrazione di farmaci antivirali specifici che sono prescritti da uno specialista in malattie infettive, da un gastroenterologo e/o epatologo. Durante il trattamento, che può variare dalle 12 alle 24 settimane, il paziente deve essere costantemente monitorato per verificare l’efficacia della terapia e l’eventuale comparsa di effetti collaterali.
Negli ultimi anni grazie alla ricerca scientifica sono stati messi a punto dei farmaci di nuovissima generazione. Questi super farmaci consentono di eliminare completamente e definitivamente il virus nell’arco di 3 mesi con tassi di guarigione superiori al 90%, un ciclo di trattamento più breve di quanto accadeva nel passato. Inoltre, i nuovi farmaci sono estremamente ben tollerati e possono essere somministrati anche a pazienti con malattia avanzata, cosa impossibile sino a poco tempo fa.
LA PREVENZIONE
La mutevolezza dell’HCV rende molto difficile la produzione di un vaccino che tuttora sembra un traguardo lontano.
La prevenzione si basa quindi sui seguenti presupposti:
AMBITO FAMILIARE Evitare l’uso condiviso di oggetti personali appuntiti e/o taglienti, es. forbici, rasoi, taglia-unghie, spazzolini da denti…
AMBITO SANITARIO La sterilizzazione adeguata degli strumenti chirurgici riutilizzati e l’applicazione delle più comuni norme di igiene e sicurezza (lavaggio delle mani, corretta manipolazione e smaltimento dei materiali potenzialmente infetti, disinfezione ambientale).
AMBITO ESTETICO E MICRO-CHIRURGICO Impiego di materiali monouso per i trattamenti estetici (tatuaggi, piercing, manicure, pedicure, ecc.). In alternativa usare oggetti personali. Gli oggetti non monouso vanno sempre sterilizzati adeguatamente.
AMBITO SOCIALE Usare adeguate misure di prevenzione (condom o altro) nei rapporti sessuali a rischio.
DIAGNOSI PRECOCE CON UN SEMPLICE GESTO – UN ATTO RESPONSABILE
Diagnosticare in fase precoce l’infezione da epatite C consente di guadagnare tempo prezioso e adottare con la massima tempestività le strategie terapeutiche necessarie, ottimizzandone l’efficacia.
Recentemente si è reso disponibile un test per la valutazione di anticorpi specifici del virus HCV, eseguito con un tampone su saliva, previo colloquio con personale medico specializzato.
L’esito del test, che verrà comunicato in soli 20 minuti, potrà essere:
negativo, escludendo l’avvenuto contatto con l’HCV
positivo, e DEVE essere confermato comunque da esami su campioni di sangue.
Va sottolineato che, come per tutti i test di screening, anche questo test non dà una risposta definitiva circa l’avvenuto contagio.
È importante, a tale proposito, dare un chiarimento: la saliva NON è in grado di trasmettere il virus.
Attualmente il test salivare è utilizzato in Italia solo nel contesto di campagne di prevenzione.
Per contatti:
LINEA POSITIVA Rispondono persone gay con HIV formate su HIV, HCV e infezioni sessuali 800.586.992 attivo il mercoledì e la domenica dalle 18 alle 22
PLUS ONLUS www.plus-onlus.it info@plus-onlus.it Via San Carlo, 42c 40121 Bologna Tel. 0514211857
Le Associazioni di migliaia di pazienti affetti da Epatite C scrivono a Matteo Renzi:
“Come è possibile che 100mila persone non abbiano accesso ai nuovi farmaci salva vita?
Il Governo garantisca nuovi fondi alle regioni e assicuri un futuro a tutti!”
Le Associazioni AITF, ANED, ARRAN, EPAC, LILA, NADIR, PLUS, e le Federazioni FEDEMO, LIVER POOL, THALASSEMIA, forum TRAPIANTATI, contestano il nuovo paradigma “curiamo solo i pazienti gravi” che rischia di smantellare l’universalismo sanitario
Alla C.A. del Presidente del Consiglio Matteo Renzi
Oggetto: interventi urgenti per garantire cure salva vita per epatite C a oltre 100.000 pazienti
Gentile Presidente del Consiglio
In nome e per conto di migliaia di pazienti affetti da Epatite C, con La presente vogliamo esprimere profonda preoccupazione per la grave situazione in cui versano almeno 100.000 pazienti che tuttora non posso accedere ai nuovi e potenti farmaci salva vita che curano l’epatite C nel 95-100% dei casi.
Il primo dei farmaci innovativi in oggetto è stato autorizzato nel Dicembre 2014, ma reso rimborsabile solo ed esclusivamente per i pazienti con malattia grave o gravissima, attraverso limitazioni di accesso decise dall’Agenzia del Farmaco.
Tali limitazioni furono elaborate sulla scorta di un presunto impatto economico “devastante”, calcolato sul costo medio per terapia, ma soprattutto su un numero di pazienti da curare ancora indefinito.
Il solo fatto che nessuna Istituzione pubblica abbia provveduto a stimare con precisione il numero di pazienti con epatite C da curare rappresenta un primo fatto sorprendentemente negativo e che impedisce la elaborazione di qualunque stima di investimento necessario nel breve e medio periodo per garantire la cura per tutti i pazienti.
A una tale mancanza, ha cercato di provvedere l’associazione EpaC onlus, che attraverso la raccolta delle esenzioni per patologia di tutte le regioni Italiane, ha tentato di stimare il numero totale di pazienti diagnosticati ed eleggibili a un trattamento antivirale, in circa 160/180.000.
Se le nostre stime sono veritiere, e in virtù di imminenti rinegoziazioni dei prezzi dei farmaci con le aziende farmaceutiche, è assolutamente fattibile un piano di intervento pluriennale sostenibile per garantire la cura a tutti, da subito.
Vogliamo sottolineare che altri Paesi al mondo hanno già deciso di non porre alcun limite di accesso alle cure per l’epatite C, come l’Australia, il Portogallo, Olanda, Croazia ed altri Paesi.
Le limitazioni di accesso stanno generando una serie di storture e anomalie incredibili a cui stiamo assistendo da diversi mesi.
Parliamo del fenomeno del turismo farmaceutico, ovvero cittadini italiani che si recano nelle farmacie di Paesi come India, Marocco, Egitto per acquistare di tasca propria la formula generica di tali farmaci, disponibili per qualche migliaio di euro e altrettanto efficaci.
Nei fatti, per quello che ci riguarda siamo in presenza della fine dell’universalismo sanitario, da più parti sbandierato, poichè lo Stato non è più in grado di garantire l’assistenza farmaceutica necessaria a un esercito di pazienti.
Eppure, Signor Primo Ministro,
Ci viene detto che per curarci dobbiamo attendere che la malattia si aggravi, nonostante la letteratura scientifica e ogni elementare assunto sulla prevenzione, affermi chiaramente che le malattie infettive trasmissibili e cronico degenerative debbano essere bloccate e curate il prima possibile;
ma, soprattutto, ci viene detto che non ci sono le risorse per curare tutti.
Tuttavia nessuno sa quanti sono questi “tutti”.
Vogliamo e pretendiamo che questa follia cessi.
Noi, in rappresentanza di migliaia di pazienti affetti da epatite C, le chiediamo un intervento immediato per garantire la cura a tutti i pazienti attraverso uno stanziamento pluriennale ragionevole e che consenta all’Agenzia del Farmaco di eliminare immediatamente le restrizioni di accesso tuttora vigenti.
Cordiali saluti
Ivan Gardini Presidente Associazione EpaC onlus
Filippo Schlosser Presidente Nadir Onlus
Giuseppe Vanacore Presidente ANED onlus
Sandro Mattioli Presidente Plus Onlus
Salvatore Ricca Rosellini Federazione Nazionale Liver-Pool Onlus
Cristina Cassone Presidente FedEmo
Angela Iacono Presidente Fondazione ItalianaThalassemia
Giuseppe Canu Presidente Forum Trapiantati e Ass. Nefropatici
Il virus dell’epatite C è presente nel fluido rettale di uomini con infezione da HIV e HCV in quantità sufficiente da permettere la trasmissione di HCV senza la presenza di sangue. Lo affermano i ricercatori della Icahn School of Medicine del Mount Sinai Hospital di New York che hanno presentato uno studio apposito al meeting sulle malattie del fegato AASLD svoltosi a San Francisco.
Finora si pensava che la trasmissione dell’epatite C durante il rapporto anale avvenisse in conseguenza di sanguinamenti o con la trasmissione attraverso il seme. Il virus dell’epatite C si trasmette facilmente col sangue: si stima che siano sufficienti appena 10 o 20 particelle virali per stabilire una infezione da HCV attraverso apparecchi medici contaminati o strumenti per iniezione usati. Si è teorizzato che la trasmissione possa avvenire quando la mucosa del pene nella penetrazione anale o tessuti danneggiati della mano durante il festino entrano in contatto con il sangue. Si pensa che la trasmissione possa avvenire anche in conseguenza del passaggio di sangue contenente HCV da una persona a un’altra veicolata dal pene o dalla mano (anche in caso di uso di guanti) o da sex toys usati su diverse persone senza cambiare la protezione durante il sesso di gruppo.
In un altro studio presentato sempre al meeting AASLD dallo stesso gruppo guidato da Daniel Fierer, è stata dimostrata la presenza di HCV nel 27% di campioni di sangue e seme raccolti da 33 maschi con co-infezione da HIV e HCV. Il virus era presente a livelli considerati sufficienti per la trasmissione.
La possibilità che il virus dell’epatite C sia presente nel fluido che si trova sulla superficie della mucosa rettale non era stata valutata precedentemente. Nel tentativo di comprendere come mai l’HCV si trasmetta così tanto tra i maschi che fanno sesso con maschi (MSM), specialmente quelli con infezione da HIV, i ricercatori della Icahn School of Medicine hanno arruolato 45 MSM con co-infezione da HIV e HCV, di cui 12 in infezione da HCV acuta.
I partecipanti allo studio avevano una età media di 43 anni, il 60% erano bianchi e l’87% aveva una infezione da HCV con genotipo 1a. La conta dei CD4 era alta (mediana di 582 cellule/mm3) ma la carica virale di HIV non è stata riferita. La carica virale di HCV, invece, era moderatamente alta (5.89 log10 IU/ml), con le persone in infezione da HCV acuta che presentavano una carica virale mediana un po’ più alta (6.42 log10 IU/ml) rispetto a quella con infezione da HCV cronica (5.62 log10 IU/ml).
Gli uomini si sono sottoposti al prelievo del fluido rettale ottenuto inserendo un tampone che ha prelevato il campione dalla mucosa rettale circa 7 cm oltre l’ano. Il fluido è stato analizzato per la presenza di HCV RNA usando il test COBAS HCV che ha un limite inferiore di defezione di 7IU/ml. I campioni sono stati analizzati anche per valutare la presenza di sangue. Inoltre i partecipanti si sono sottoposti al test dell’HCV RNA nel sangue così come a diverse analisi per infezioni a trasmissione sessuale rettali e la sifilide.
Il virus dell’epatite C è stato riscontrato in 20 dei 45 campioni (47%, due campioni non hanno potuto essère esaminati). La mediana di HCV RNA era di 2.92 log10 IU/ml e la quantità di HCV RNA nel fluido rettale era fortemente correlata con i livelli nel sangue. La presenza di HCV rettale era molto più probabile nelle persone con cariche virali di HCV nel sangue maggiori di 5 log10 IU/ml (P=0.011).
Non c’era nessuna differenza nella individuazione di HCV rettale tra uomini con infezione acuta o cronica e nessuna correlazione con la presenza di infezioni rettali a trasmissione sessuale o della sifilide.
I ricercatori concludono che le quantità di HCV rilevabile nel fluido rettale sarebbero sufficienti perché possa avvenire la trasmissione di HCV nel rapporto anale, anche senza la presenza di sangue. L’HCV potrebbe essere trasmesso senza la presenza di sangue anche durante il sesso di gruppo, ad esempio sul pene del partner attivo, sui sei toys, attraverso il fisting o il doccino anale, anche se viene usato il preservativo o il guanto nel caso questo non vengano cambiati da un partner all’altro.
I risultati di entrambi gli studi spingono gli autori a raccomandare ai maschi con infezione da HIV l’uso del preservativo per i rapporti anali.
L’HCV è presente anche nelle feci
Un diverso studio tedesco presentato all’AASLD questa settimana mostra che l’HCV è presente nelle feci. Questo spinge gli autori a suggerire che il contatto con le feci potrebbe essere una via di trasmissione, almeno tra maschi. Lo studio ha analizzato i campioni fecali di 98 uomini e donne con mono-infezione da HCV: 68 campioni erano positivi per l’HCV RNA (69%) ma solo in cinque di questi campioni è stata rilevata la presenza di sangue. L’HCV è stato rilevato significativamente più spesso nei campioni di maschi (83% vs. 52%; p<0.001) e tra coloro con basse conte delle piastrine.