Plus onlus ha realizzato una brochure informativa sull’epatite C, infezione che può colpire i maschi gay che si espongono a particolari situazioni a rischio di trasmissione. La brochure è stata realizzata nell’ambito del progetto EasyHCV condotto in collaborazione con il San Raffaele di Milano e con un contributo non condizionato da parte di Abbvie.
È possibile scaricare la brochure in formato pdf cliccando qui: EasyPlus Brochure HCV.
Di seguito il testo della brochure.
EPATITE VIRALE C
Conoscila per proteggerti
Edizione di aprile 2016
EPATITE C
Il termine epatite significa “infiammazione del fegato”, e può essere dovuta a cause diverse: virus, farmaci, alcool ecc.
La lettera “C” indica il tipo di virus responsabile, la cui sigla completa è HCV (“Hepatitis C Virus”: virus dell’epatite C). Prima dell’identificazione del virus, avvenuta nel 1989, l’epatite C era definita come “epatite non A non B”.
IDENTIKIT DELL’HCV
L’HCV è un virus che si replica con grande facilità: in una persona con infezione cronica si possono produrre anche 1000 miliardi di particelle virali al giorno. Questo ha due conseguenze: la trasmissione del virus è relativamente facile, e replicandosi il virus cambia, cioè ha delle mutazioni genetiche che spiegano perché ne esistano così tanti tipi.
L’HCV è in grado di sopravvivere nell’ambiente anche per diverse ore e purtroppo è in grado di sfuggire alle difese dell’organismo grazie alla capacità di modi care rapidamente i propri componenti, ossia le proteine dell’involucro.
Sono note almeno sei varianti (genotipi) del virus dell’epatite C, identificati con i numeri da 1 a 6, ciascuna delle quali risponde in maniera diversa alle terapie antivirali.
La più frequente in Italia è il genotipo 1 (circa il 50%).
LA DIFFUSIONE DELL’EPATITE C
Il virus colpisce circa il 3% della popolazione del pianeta e si stima che ogni anno si aggiungano 3-4 milioni di nuovi casi ai 170 milioni di individui che già vivono con l’infezione. Particolarmente elevata è la presenza dell’HCV in Egitto e Camerun.
In Italia si stimano circa 300.000 casi diagnosticati e molti altri devono ancora scoprire l’infezione.
L’HCV, da solo o associato ad altri co-fattori quali alcool o virus dell’epatite B, è il maggior responsabile di cirrosi e di tumore del fegato e causa migliaia di decessi ogni anno. In alcuni gruppi di popolazione ad alto rischio è possibile riscontrare una percentuale elevata di co-infezione HIV/HCV.
Anche grazie a migliori conoscenze delle vie di trasmissione e all’adozione di misure preventive, l’incidenza della patologia da HCV è andata progressivamente diminuendo negli ultimi anni.
COME PUÒ AVVENIRE IL CONTAGIO
In passato le principali fonti di infezione erano le trasfusioni di sangue (prima del 1992) e l’impiego di strumenti non correttamente sterilizzati, quali – ad esempio – le siringhe di vetro riutilizzate e senza aghi a perdere.
Attualmente i controlli sulle donazioni di sangue ed emoderivati nonché l’impiego di materiale sanitario monouso hanno pressoché azzerato queste modalità di contagio.
Tra le procedure che possono provocare il contagio ci sono: lo scambio di siringhe (ad esempio per uso di sostanze), piercing, tatuaggi o trattamenti estetici se praticati in ambienti non idonei e con materiale non monouso. Alcune procedure sanitarie (come le cure odontoiatriche, gli interventi ambulatoriali di piccola chirurgia o gli esami endoscopici) possono essere a rischio ma attualmente le procedure previste sono in grado di eliminare questa possibilità.
Non ci sono casi di trasmissione di HCV nei rapporti sessuali non traumatici. In caso di attività sessuali che possono provocare delle piccole ferite nelle zone genitali (ad esempio il sesso di gruppo, il fisting o i rapporti molto prolungati come quelli che si possono avere quando si assumono sostanze eccitanti), se queste attività vengono fatte senza le dovute precauzioni (preservativo nei rapporti penetrativi, guanti e lubrificanti monouso per il fisting) la trasmissione è possibile.
L’EPATITE C NON PUÒ ESSERE CONTRATTA CON:
- Abbracci, coccole, baci
- Strette di mano
- Tosse, starnuti
- Uso comune di servizi igienici e bagni
- Uso comune di piscine e saune
- Mangiando dallo stesso piatto, con le stesse posate, bevendo dallo stesso bicchiere
- Cibo preparato da qualcuno che vive con epatite C
- Indossando o lavando gli stessi abiti di un portatore di HCV
- Facendo sesso non traumatico o con l’uso del preservativo con una persona con HCV
SITUAZIONI A RISCHIO D’INFEZIONE
Esistono situazioni in cui il rischio di contrarre l’epatite C è più elevato.
L’associazione Italiana Studio Fegato (AISF), ha ben identificato questi gruppi di cittadini (cfr: Comunicato Stampa AISF, Nov. 2006): chiunque abbia sperimentato una o più situazioni elencate nella gura a anco riportata dovrebbe sottoporsi al test per la ricerca degli anticorpi (anti-HCV) perché ogni sforzo deve essere fatto per riconoscere precocemente l’infezione.
In questo processo sono di grande aiuto i medici di famiglia nella selezione delle persone che per comportamento e storia familiare hanno più probabilità di avere contratto l’infezione da HCV.
PERSONE E SITUAZIONI A RISCHIO DEL PASSATO MA ANCHE ATTUALI
- Emofilici che hanno assunto concentrati di fattori della coagulazione prima del 1987 (quando sono stati introdotti processi d’inattivazione virale)
- Persone che hanno ricevuto trapianto di organi o tessuti da altro donatore no al 1992
- Persone che nell’arco della loro vita hanno fatto uso di droghe per via endovenosa anche se occasionale, saltuario e non continuativo
- Operatori sanitari e personale di pubblica sicurezza (giusti cato dallo speci co rischio professionale)
- Bambini nati da madre positiva agli anticorpi contro il virus dell’epatite C
- Persone sottoposte a lunga carcerazione
- Persone con crioglobulinemia
- Persone che hanno ricevuto trasfusioni o somministrazione di emoderivati prima del 1992
- Persone con qualsiasi evidenza di danno epatico e in particolare persone con transaminasi persistentemente sopra la norma
- Persone con tatuaggi e piercing eseguiti in ambienti non igienicamente protetti (es. carceri o istituti non certi cati)
- Persone immigrate provenienti da regioni a endemia elevata
- Persone che sono state sottoposte a emodialisi
- Persone con infezione da HIV
COME SI MANIFESTA L’EPATITE C
Quando ci si infetta con l’HCV, si ha innanzitutto un periodo di incubazione che può durare da 2 settimane a 6 mesi (solitamente è di 1-3 mesi).
A questo punto si ha la fase di infezione acuta che in oltre due casi su tre non dà nessun tipo di sintomo, negli altri casi può dare ittero (colorazione giallastra della pelle), dolore al fianco destro, sensazione di malessere e stanchezza oltre ad un importante aumento delle transaminasi.
Dopo questa fase acuta, in alcuni casi (circa il 15-40% secondo diversi studi) si verifica la guarigione spontanea: il virus viene debellato (ma gli anticorpi possono rimanere e si può essere re-infettati) e le transaminasi tornano normali. Molto raramente (in meno di un caso su mille), la fase acuta evolve in epatite fulminante che può portare alla morte in breve tempo.
Dopo la fase acuta, chi non guarisce spontaneamente (il restante 60-85% dei casi) sviluppa un’infezione cronica da HCV. Questa fase può durare per anni senza sintomi evidenti: alcune persone lamentano uno stato di fatica e malessere ma è difficile che venga collegato all’infezione. Se non viene trattata, l’epatite C cronica in 10-20 anni evolve in cirrosi (uno stato in cui il tessuto del fegato è danneggiato e il fegato funziona male). Ogni anno, il 4-6% delle persone con cirrosi sviluppa un tumore al fegato.
Nelle persone che hanno anche una infezione da HIV, la progressione della malattia è più rapida.
Quando presenti, i sintomi comprendono:
- affaticamento
- dolore alle articolazioni
- prurito
- dolore muscolare
- ittero (colorazione giallastra della pelle e degli occhi)
- urine scure
- nausea
- vomito
- febbre
L’IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE
Diagnosticare in fase precoce l’infezione da epatite C consente di guadagnare tempo prezioso e adottare con la massima tempestività le strategie terapeutiche necessarie, ottimizzandone l’efficacia.
La diagnosi viene effettuata seguendo diversi passaggi che consentono anche di comprendere in quale stadio della malattia ci si trova.
- SCOPERTA DEGLI ANTICORPI
Esame anti-HCV, cioè l’individuazione degli anticorpi al virus HCV. Recentemente si è reso disponibile un dispositivo molto comodo da usare, ovvero un test effettuato sulla saliva che in pochi minuti offre una risposta rapida ed affidabile per stabilire la presenza di anticorpi anti-HCV (non sono contagiosi!). - IDENTIFICAZIONE DEL VIRUS NEL SANGUE
Esame HCV RNA, qualitativo e quantitativo che rispettivamente indica la presenza del virus e la sua quantità nel sangue. - GENOTIPIZZAZIONE
La classificazione del virus all’interno delle tipologie note. - FUNZIONALITÀ DEL FEGATO
Transaminasi e γ-GT ed altri esami specifici. - STADIAZIONE DELLA MALATTIA
Biopsia epatica o fibroscan (strumento che indica l’ispessimento o cicatrizzazione del fegato). Necessaria per valutare in modo preciso l’entità del danno epatico utile a definire il programma terapeutico più adeguato.
LA GESTIONE DELLA MALATTIA
L’epatite C è una malattia cronica, che può condurre a gravi complicanze epatiche, quali la cirrosi e il tumore del fegato. Tuttavia, una gestione adeguata della malattia consente di ridurre complicazioni e rallentare il corso della malattia.
Svolgere un’attività fisica, anche moderata, aiuta a sentirsi più in forma, riduce lo stress e la depressione, attenua i dolori, aumenta l’appetito e permette di mantenere un peso corporeo adeguato.
È però importante sapere che l’obesità può accelerare il processo di fibrosi dovuto all’infezione del virus dell’HCV.
In particolare, una persona con epatite C dovrebbe:
- Mantenere uno stile di vita sano
- Seguire un’alimentazione equilibrata
- Compiere esercizio fisico regolare
- Riposare quando necessario
- Evitare il consumo di alcool e di sostanze stupefacenti
- Essere in cura da un epatologo, infettivologo, gastroenterologo
- Seguire i trattamenti farmacologici prescritti e rispettare gli appuntamenti di controllo.
LA TERAPIA
L’approccio terapeutico per curare l’epatite C prevede la somministrazione di farmaci antivirali specifici che sono prescritti da uno specialista in malattie infettive, da un gastroenterologo e/o epatologo. Durante il trattamento, che può variare dalle 12 alle 24 settimane, il paziente deve essere costantemente monitorato per verificare l’efficacia della terapia e l’eventuale comparsa di effetti collaterali.
Negli ultimi anni grazie alla ricerca scientifica sono stati messi a punto dei farmaci di nuovissima generazione. Questi super farmaci consentono di eliminare completamente e definitivamente il virus nell’arco di 3 mesi con tassi di guarigione superiori al 90%, un ciclo di trattamento più breve di quanto accadeva nel passato. Inoltre, i nuovi farmaci sono estremamente ben tollerati e possono essere somministrati anche a pazienti con malattia avanzata, cosa impossibile sino a poco tempo fa.
LA PREVENZIONE
La mutevolezza dell’HCV rende molto difficile la produzione di un vaccino che tuttora sembra un traguardo lontano.
La prevenzione si basa quindi sui seguenti presupposti:
- AMBITO FAMILIARE
Evitare l’uso condiviso di oggetti personali appuntiti e/o taglienti, es. forbici, rasoi, taglia-unghie, spazzolini da denti… - AMBITO SANITARIO
La sterilizzazione adeguata degli strumenti chirurgici riutilizzati e l’applicazione delle più comuni norme di igiene e sicurezza (lavaggio delle mani, corretta manipolazione e smaltimento dei materiali potenzialmente infetti, disinfezione ambientale). - AMBITO ESTETICO E MICRO-CHIRURGICO
Impiego di materiali monouso per i trattamenti estetici (tatuaggi, piercing, manicure, pedicure, ecc.). In alternativa usare oggetti personali. Gli oggetti non monouso vanno sempre sterilizzati adeguatamente. - AMBITO SOCIALE
Usare adeguate misure di prevenzione (condom o altro) nei rapporti sessuali a rischio.
DIAGNOSI PRECOCE CON UN SEMPLICE GESTO – UN ATTO RESPONSABILE
Diagnosticare in fase precoce l’infezione da epatite C consente di guadagnare tempo prezioso e adottare con la massima tempestività le strategie terapeutiche necessarie, ottimizzandone l’efficacia.
Recentemente si è reso disponibile un test per la valutazione di anticorpi specifici del virus HCV, eseguito con un tampone su saliva, previo colloquio con personale medico specializzato.
L’esito del test, che verrà comunicato in soli 20 minuti, potrà essere:
- negativo, escludendo l’avvenuto contatto con l’HCV
- positivo, e DEVE essere confermato comunque da esami su campioni di sangue.
Va sottolineato che, come per tutti i test di screening, anche questo test non dà una risposta definitiva circa l’avvenuto contagio.
È importante, a tale proposito, dare un chiarimento: la saliva NON è in grado di trasmettere il virus.
Attualmente il test salivare è utilizzato in Italia solo nel contesto di campagne di prevenzione.
Per contatti:
LINEA POSITIVA
Rispondono persone gay con HIV formate su HIV, HCV e infezioni sessuali
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Con un contributo incondizionato di Abbvie