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Il BLQ Checkpoint ha iniziato ormai sei anni fa ad offrire test di screening su HIV. Poco dopo la sua apertura ha esteso l’offerta ai test per epatite C e sifilide.

La Regione Emilia Romagna ha deciso di supportare il progetto BLQ Checkpoint erogando all’Azienda Sanitaria di Bologna 50.000 € che vengono in parte usati per acquistare i test di screening.

Credo si possa dire senza ombra di dubbio che il progetto checkpoint abbia portato la popolazione a controllarsi con maggiore frequenza e attenzione in modo da trattare immediatamente le eventuali infezioni così da ridurre la circolazione dei relativi patogeni.

In effetti, una delle situazioni decisamente migliorabili in Emilia Romagna, per esempio, sono le diagnosi tardive in HIV che l’epidemiologia della Regione stima in quasi il 60% delle nuove diagnosi, dato che si ripete in pressoché tutte le province della Regione tranne che a Bologna dove è visibile una consistente differenza con le altre province sia per le diagnosi tardive che per le diagnosi di AIDS.

Evidentemente il lavoro del BLQ Checkpoint, unitamente al resto dei servizi offerti da PLUS, è riuscito a dare quel quid in più nell’attività di testing che ha fatto la differenza e che sarebbe bene riuscire a promuovere anche nelle altre province.

Purtroppo non sempre le cose vanno per il verso giusto e non sempre le istituzioni sanitarie comprendono appieno il pensiero innovativo che insiste dietro a un progetto come quello del BLQ Checkpoint: un modello di intervento che, pur in sussidiarietà orizzontale, con un approccio community based e peer oriented consente di attaccare le infezioni favorendo una migliore informazione sulla propria percezione del rischio e, di conseguenza, una migliore difesa contro le principali infezioni a trasmissione sessuale.

Dall’inizio del 2021 al BLQ Checkpoint abbiamo inviato in clinica per i test di conferma ben 10 persone risultate reattive al test di sifilide.

Una infezione molto comune il cui contagio è reso più “semplice” dal fatto che si trasmette per contatto. Ma anche un’infezione la cui diagnosi non è semplice soprattutto in caso di recidiva. Infatti alle persone che hanno già avuto una diagnosi di sifilide non è possibile eseguire un test anticorpale perché risulterebbe un falso positivo. Gli anticorpi restano presenti nel sangue per molti anni rendendo di fatto inutili i comuni test anticorpali.

Al BLQ Checkpoint usiamo appunto i test anticorpali e possiamo farli solo a chi non ha mai avuto una diagnosi di sifilide. L’Azienda Sanitaria acquista infatti i test di screening treponemici di Abbot che, ultimamente, hanno dato qualche problema che abbiamo prontamente segnalato sia alla USL che al Ministero della Salute e ovviamente all’azienda produttrice.

L’acquisto dei test è stato sospeso ma, ad oggi, l’Azienda Sanitaria – nello specifico il Dipartimento di Cure Primarie diretto dalla dott.ssa Maccaferri – non ha deciso che fare. La logica conseguenza è che i test di Abbott sono terminati e il servizio è stato sospeso.

Esistono altri test di screening per sifilide che sono ovviamente in grado di rilevare gli anticorpi, ma anche di segnalare se l’infezione è attiva. Si tratta di test che già utilizziamo nell’altro nostro servizio effettuato in collaborazione con il S. Orsola denominato Sex Check. Questa informazione è stata data ai nostri referenti che pur tuttavia non hanno preso alcuna decisione con buona pace dei tanti esiti reattivi che abbiamo individuato, così come del fatto che si tratta di soldi della Regione non dell’Azienda Sanitaria.

Non è il primo episodio che dimostra un certo menefreghismo da parte della dirigenza del Dipartimento Cure Primarie che ha scelto di non comunicare con Plus da molti mesi a questa parte, di non assegnare un medico di riferimento (o forse è stato fatto ma nessuno ha pensato di comunicarlo), di non organizzare la formazione, tutte cose previste dalla convenzione in essere. Una convenzione, per altro, in parte peggiorativa rispetto alla precedente dove abbiamo assunto degli obblighi mai concordati con la direzione sanitaria, semplicemente l’allora Direttrice Generale, dott.ssa Gibertoni, ha deciso cosa doveva fare PLUS senza consultarci o degnarsi di riceverci. Un perfetto esempio di stile padronale.

In effetti PLUS potrebbe togliere fondi da altri progetti e acquistare i test di cui sopra per non sospendere il servizio, ma non lo farà in primis perché gli altri fondi sono finanziati da privato e non dalla Regione Emilia Romagna che, al contrario dell’Azienda Sanitaria, ha fin qui dimostrato un interesse reale, non formale, per il BLQ Checkpoint.

Ça va sans dire che speriamo di poter riprendere quanto prima il servizio di testing, sperando di essere presi in considerazione.

Lo scorso dicembre l’ECDC, European Center for Disease Control, segnalò un incremento di casi di Epatite A fra i maschi che fanno sesso con maschi (MsM). A seguire, la segnalazione è stata ripresa dall’Istituto Superiore di Sanità e poi dalla Regione Emilia Romagna che, a sua volta, ha allertato anche Plus.
Niente di nuovo, questi picchi sono periodici nella nostra regione e, con ogni probabilità, sono dovuti da una parte a pratiche sessuali quali in rimming, fingering ecc., dall’altra alla non conoscenza dell’esistenza di un vaccino di vecchia data che è perfettamente in grado di evitare il propagarsi del contagio alla radice.

Plus ha risposto alla call della Regione rimettendo in circolazione il  volantino epatite A (clicca per scaricarlo), che è stato realizzato in collaborazione la dott.ssa Gianninoni del settore salute pubblica dell’Azienda Sanitaria di Bologna, il dott. Francia e con l’avvallo del direttore sanitario dott. Fioritti.
Dal 13 aprile è possibile effettuare il vaccino in comunità al BLQ Checkpoint, così come è già possibile effettuare i test per HIV e HCV.
Martedì o Giovedì dalle 18 alle 21 (ultimo accesso 20,30) su prenotazione chiamando il nr.
 0514211857 nei giorni e orari di apertura, oppure via e-mail: prenota@blqcheckpoint.it.

Il BLQ Checkpoint si trova in via San Carlo 42C a Bologna.

Cito molto volentieri l’intervento di questi operatori sanitari perché, per la prima volta, possiamo vedere un messaggio istituzionale rivolto ad una popolazione specifica (maschi gay e bisessuali), con l’utilizzo di un linguaggio grafico vicino a quello della popolazione target.

Plus non può che ringraziare gli attori istituzionali che hanno consentito la realizzazione di questo opuscolo mirato, perché hanno dimostrato una seria volontà politica di incidere nella lotta contro il diffonderti delle infezioni trasmissibili attraverso le pratiche sessuali sopra citate, laddove molti altri  si sono limitati a generici warning.

Sandro Mattioli
Plus Onlus
Presidente