Anche nel 2018 Plus onlus prosegue con il calendario di appuntamenti mensili dedicati ai maschi gay che vivono con l’Hiv. I Venerdì Positivi sono incontri informali, non sono gruppi di auto-aiuto: ciascun incontro è incentrato su un tema – sintetizzato nel titolo con una parola – sul quale i partecipanti sono invitati, se lo desiderano, a condividere i loro pensieri o le loro esperienze.
I Venerdì positivi si svolgono una volta al mese, al BLQ Checkpoint di Bologna (via San Carlo 42/C). Pur essendo pensati per uomini omosessuali sieropositivi, gli incontri sono aperti a chiunque, nel più totale rispetto della privacy e in un ambiente accogliente.
Di seguito il programma per i mesi da gennaio a giugno 2018. Cliccando sul titolo si sarà indirizzati al relativo evento Facebook.
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I Venerdì Positivi sono realizzati grazie a un contributo non condizionato di ViiV healthcare.
HIVoices – Laboratorio residenziale su sieropositività e identità sessuale
rivolto a MSM che vivono con HIV. Giunta alla sua quinta edizione, HIVoices ha già visto la partecipazione di 84 uomini omo-bisessuali HIV+.
Essere omo/bisessuali con HIV è difficile, anche all’interno della realtà lgbtq: nei locali, nei luoghi di incontro sessuale, nelle associazioni, sui social network. “Perché se lo dico, poi non scopo più!”. “Perché se lo dico, poi mi trattano in modo diverso”. Dire (o non dire) di essere sieropositivo non è come dire di essere omo-bisessuale. Anzi, spesso, tutta la ‘fatica’ fatta nel coming out del proprio orientamento sessuale non torna utile nel processo di accettazione e comunicazione della propria sieropositività. La paura di essere accettati e visibili in quanto persona dotata di un orientamento sessuale altro che si somma alla paura di essere discriminato in quanto persona sieropositiva.
Ma attenzione: se, come, quando e a chi comunicare la propria sieropositività è una scelta individuale. C’è chi (al momento opportuno) lo dice a tutt* e ne fa una bandiera di visibilità; c’è chi invece non lo dice neppure alle persone più care; c’è chi è attivista lgbtq senza dichiarare la propria sieropositività; e c’è chi, essendo sieropositivo e facendo sesso con uomini, non accetta la propria omo-bisessualità, neppure arriva a chiamarla con questo nome.
Un ventaglio di possibilità molto ampie; una pluralità di voci differenti. È così che è nato HIVoices, un laboratorio originale ed atipico nel panorama lgbtq, nel quale i partecipanti possano sentirsi accolti, sia in quanto uomini-che-fanno-sesso-con-altri-uomini, sia in quanto sieropositivi.
HIVoices è un laboratorio intensivo, rivolto ESCLUSIVAMENTE a persone che vivono con HIV omosessuali, bisessualie MsM (maschi che fanno sesso con maschi), pensato NON per ‘convincere’ a fare coming out rispetto al proprio stato sierologico positivo, ma piuttosto come un’esperienza per poter vivere meglio e in maniera più consapevole la propria identità di persona omo/bisessuale che vive con HIV.
Non si tratta di terapia di gruppo. Non è un gruppo di auto-aiuto. Non è un gruppo gay di amanti della natura.
HIVoices è un percorso di sperimentazione nella relazione con sé e con l’Altro; un’occasione di crescita individuale nel gruppo-di-pari, per migliorare la propria autostima, accettazione e consapevolezza emotiva. Un luogo in cui ritrovarsi con persone differenti, ma simili; un tempo in cui non nascondere la propria identità di uomo sieropositivo dotato di un orientamento sessuale altro.
Il gruppo come potente cassa di risonanza, per meglio comprendere ciò che si sa, si fa e si sente – ovvero di ciò che si è.
Hivoicesè un percorso formativo costruito attorno al concetto di auto-apprendimento, attraverso metodologie di educazione non-formale. Un’occasione per acquisire strumenti per ‘inventare il propriobenessere‘ e valorizzare le proprie capacità individuali, in particolare nella piena affermazione di sé.
Abbiamo pensato ad una struttura residenziale, un luogo accogliente e ‘protetto’. Ai partecipanti offriamo quindi la certezza che la loro privacy sarà tutelata.
QUANDO: venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 giugno 2016. DOVE: in una struttura attrezzata per gruppi residenziali sull’Appennino romagnolo. COSTO: 30 € a testa. SCADENZA ISCRIZIONI: è possibile iscriversi fino a domenica 4 giugno 2016. INFO ED ISCRIZIONI: info@plus-onlus.it
iniziativa realizzata con il supporto con condizionato di ViiV healthcare
HIVoices – Laboratorio residenziale su sieropositività e identità sessuale
rivolto a MSM che vivono con HIV
Essere omo/bisessuali con HIV è difficile, anche all’interno della realtà lgbtq: nei locali, nei luoghi di incontro sessuale, nelle associazioni, sui social network. “Perché se lo dico, poi non scopo più!”. “Perché se lo dico, poi mi trattano in modo diverso”. “Perché se lo dico, poi mi guardano come se fossi un untore”.
Dire o non dire di essere sieropositivo non è come dire di avere l’influenza. Dire o non dire di essere sieropositivo non è neppure come dire di essere omosessuale o bisessuale. Anzi, spesso, tutta la ‘fatica’ fatta nel coming out, il lungo percorso di negoziazione con sé e con gli altri rispetto al proprio orientamento sessuale, non torna utile nel processo di accettazione e comunicazione della propria sieropositività.
La paura di essere accettati e visibili in quanto persone dotate di un orientamento sessuale altro da una società a maggioranza eterosessuale, machista, sessista, che si somma alla paura di essere discriminati – dentro e fuori la comunità lgbtq – in quanto persone sieropositive.
Se, come, quando e a chi comunicare la propria sieropositività è una scelta individuale. C’è chi (al momento opportuno) lo dice a tutt* e ne fa una bandiera di visibilità; c’è chi invece non lo dice neppure alle persone più care; c’è chi è attivista lgbtq senza dichiarare la propria sieropositività; e c’è chi, essendo sieropositivo e facendo sesso con uomini, non accetta la propria omosessualità, neppure arriva a chiamarla con questo nome.
Un ventaglio di possibilità molto ampie; una pluralità di voci differenti. Per questo è nato HIVoices, un laboratorio originale ed atipico nel panorama lgbtq, nel quale i partecipanti possano sentirsi accolti, sia in quanto uomini-che-fanno-sesso-con-altri-uomini, sia in quanto sieropositivi.
HIVoices è un laboratorio intensivo, rivolto ESCLUSIVAMENTE a persone che vivono con HIV omosessuali, bisessuali e MsM (maschi che fanno sesso con maschi), pensato NON per ‘convincere’ a fare ‘coming out’ rispetto al proprio stato sierologico positivo, ma piuttosto come un’esperienza per poter vivere meglio e in maniera più consapevole la propria identità di persona omo/bisessuale che vive con HIV.
Non si tratta di terapia di gruppo. Non è un gruppo di auto-aiuto. Né tanto meno un gruppo gay di amanti della natura.
HIVoices è un percorso di sperimentazione nella relazione con sé e con l’Altro, sul rapporto fra identità sessuale e sieropositività; un’occasione di crescita individuale nel gruppo-di-pari, per migliorare la propria autostima, accettazione e consapevolezza emotiva. Un luogo in cui ritrovarsi con una pluralità di persone differenti, ma simili; un tempo in cui non nascondere la propria identità di uomo sieropositivo dotato di un orientamento sessuale altro.
Il gruppo come potente cassa di risonanza, per meglio comprendere ciò che si sa, si fa e si sente – ovvero di ciò che si è.
Abbiamo pensato ad una struttura residenziale, un luogo accogliente e ‘protetto’, tanto rispetto al ‘mondo eterosessuale’, quanto alla comunità lgbtq. Ai partecipanti offriamo quindi la certezza che la loro privacy sarà tutelata.
HIVoices è un percorso formativo costruito attorno al concetto di auto-apprendimento, attraverso attività strutturate e semi-strutturate secondo metodologie di educazione non-formale. Un’occasione per acquisire strumenti per ‘inventare il proprio benessere‘ e valorizzare le proprie capacità individuali, in particolare nella piena affermazione di sé.
Giunta alla sua quarta edizione, HIVoices ha già visto negli anni passati la partecipazione di 66 MSM HIV+.
QUANDO: venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 aprile 2016. DOVE: in una struttura attrezzata per gruppi residenziali sull’Appennino bolognese. COSTO: 20 € a testa. SCADENZA ISCRIZIONI: è possibile iscriversi fino a domenica 10 aprile 2016. INFO ED ISCRIZIONI: info@plus-onlus.it
iniziativa realizzata con il supporto con condizionato di ViiV healthcare
“Single di xxx, voglioso di una storia vera con persona in salute come me e senza patologie trasmissibili, ……. ma una storia vera, quella delle persone normali, non quella della persone fuori di testa…..voglio essere felice, non complicarmi la vita.”
E’ un messaggio scritto da un utente del gruppo “GayItalia” su Facebook. Un gruppo chiuso ma che vanta oltre 2000 iscritti.
Lo leggo, e il mio primo pensiero è stato “ma guarda te sto ragazzino”… che faccio soprassiedo? Ma si dai… poi mi cade l’occhio sulla immagine di profilo dell’utente: altro che ragazzino! E’ un uomo adulto. Ma si, gli rispondo: “ma che bel messaggio: ti auguro di innamorarti di una persona splendida e che vive con HIV.”
Do uno sguardo al profilo: pure operatore sanitario. Quindi gay, medico, non vuole complicarsi la vita e cerca una persona che non gli trasmetta nulla di infettivo. Come non capirlo povera stella.
Torno sul gruppo.
Puf… messaggio sparito. Contatto l’amministratore, ma dice che non ha cancellato nulla. Avrà tolto tutto l’utente.
Ma nella mia magica cartella facebook su gmail ecco che arrivano gli avvisi di risposta. Ci sono sia il mio messaggio, che un “auguralo a tua sorella……..sei incazzato dal mio msg perche’ tu hai hiv…..e che cazzo vuoi da me”. Una risposta scritta, evidentemente, un attimo prima di cancellare il trend.
No, caro professionista sanitario non sono incazzato perché io ho l’hiv, per la verità non sono incazzato affatto: sono basito dal messaggio di discriminazione che hai messo a disposizione degli altri 2000 utenti. E lo fai essendo medico e omosessuale. E’ sempre molto istruttivo vedere come la comunità omosessuale, o parte di essa, reagisce davanti al tema hiv o patologie sessualmente trasmissibili. Di solito sceglie fra rimozione o discriminazione. La paura, e l’ignoranza che ne consegue, è tale, che siamo al punto che l’augurio di un amore sieropositivo diventa quasi una offesa. Ma stai pur tranquillo dott.: stante il numero di nuove diagnosi tardive fra i gay, sicuramente hai già fatto sesso con un sieropositivo che, con ogni probabilità, non sapeva di esserlo.
In compenso una cosa la sanno bene le persone sieropositive: la discriminazione esiste.
La ricerca Pratiche Positive, che ha visto anche la collaborazione di Plus, descrive chiaramente quello che accade in Italia. Una indagine condotta su un campione di oltre 500 persone sieropositive, la maggioranza gay, da cui emerge che 7 persone su 10 hanno subito una discriminazione. 4 su 10 proprio in ambito sanitario.
Forse non tutti i gay sanno che l’epidemia in Italia ha preso una direzione molto chiara. E’ sufficiente leggere l’ultimo notiziario del ISS per capirlo: le nuove diagnosi mostrano i gay in decisa crescita, gli altri gruppi esposti in calo.
La nostra comunità è impegnatissima nel riconoscimento dei diritti, del matrimonio, ecc. perché dovrebbe spendere energie per una cosa che nessuno vuole ascoltare o sentire, per qualcosa che, con ogni probabilità, fa paura anche agli attivisti. Dopo tutto una volta all’anno arriva il 1 dicembre, giornata mondiale per la lotta contro l’hiv/aids. Sufficiente no?
E la comunità? I gay?
Negano, rimuovono, non fanno neppure il test con la frequenza necessaria. Meglio non sapere, non vogliono sapere. D’altra parte, tornando al messaggio del nostro amico, perché mai dovrebbero fare il test? Per essere discriminati due volte: come gay dagli etero e come sieropositivi dagli stessi gay?
No, caro amico medico che non vuoi complicarti la vita, non sono affatto incazzato anzi, ti ringrazio. Ora so perché la curva delle nuove diagnosi fra i gay sale in quel modo. Ora ho capito cosa volevano dire tutti quegli studi sul rapporto fra discriminazione crescita dei contagi presentati alla International AIDS Conference di Vienna.
Ora capisco perché le persone che chiamano la nostra Linea Positiva, si sentono sempre così sole e non sanno con chi parlare delle loro paure: perché temono che la comunità sia fatta di gente che non vuole complicarsi la vita.
Per fortuna le cose stanno cambiando. Anzi la fortuna non c’entra, cambiano grazie al lavoro di associazioni come Plus. Lo dico senza false modestie perché mettere insieme una associazione di gay sieropositivi nella quale anche chi non lo è sa che verrà creduto hiv+, vedere che i soci si iscrivono, si fidano, hanno voglia di provarci e mettersi in gioco, è per me una gioia enorme. Forse l’unica cosa, ad oggi, che mi sprona ad andare avanti, a darmi da fare in questa associazione, a dire sono sieropositivo.
Combattere la discriminazione è importante, ed è importante che siano le persone sieropositive a farlo. Noi.
Uscire allo scoperto, una specie di secondo coming out, è importante perché rafforza la nostra auto stima, la consapevolezza che non siamo né colpevoli né innocenti, siamo persone che vogliono vivere al meglio la propria vita, esattamente come gli altri.